Non sono pronto per una cosa così grande.
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*Tre ore dopo*
Berlino pov
"Sei contento?" mi chiede Nairobi.
"No" dico appoggiato al muro con le braccia conserte davanti a quella porta, dove precedentemente stavano medicando le ferite di Roma."Oh andiamo, non ci credo, è una cosa stupenda Berlino, stai per diventare padre! Devi stare più attento, ci sarà un piccolo o una piccola che gironzolerà intorno a te solo per avere attenzioni e-" continua ma la interrompo "Sai bene tu quanto lo so io, che non sono adatto ad essere padre e poi perché non me l'ha detto lei? Non so nemmeno se ciò che succede tra me e lei è giusto." dico guardandola per poi distogliere subito lo sguardo.
Non sono uno che chiede consigli, non mi piace perdere il controllo.
"Stai sbagliando come sempre, lei ora ci starà stando male perché merita almeno di parlarti, non fare come sempre Berlino, non lasciare ciò che hai di buono" dice mentre si gira.
"Dove vai?"
"Sul tetto facciamo uscire fuori Mosca a prendere un po' d'aria, hai del tempo per stare con lei, sfruttalo e non fare cagate" mi risponde per poi scomparire dalla mia vista.Roma pov
Mi aspettavo una sua risposta, invece della sua semplice indifferenza.
Non so per quale ragione, ma ci speravo.
Ho avuto tanta paura, pensavo di perderlo e pensavo di perdere me stessa.
Fortunatamente le ferite sono riuscite a sistemarle anche se le costole mi fanno un male cane, per quanto riguarda il bambino sono stata fortunata, molto fortunata, sta bene e non potrei esserne più felice.
Sono dentro questa stanza da tre ore, tutti sono passati a vedere come stessi e a controllare a turni, tutti tranne lui.
Non so, forse ho sempre preteso troppo, ma credevo che un minimo gli importasse di me.
A interrompere i miei pensieri è la porta che si apre, mi giro verso di essa e lo vedo lì.
"Come stai?" Una domanda, mille pensieri e possibili risposte, ma qualunque essa sia in fondo sappiamo che non è mai completamente sincera.
Quando ti chiedono "come stai?" non sai mai se rispondere sinceramente o no; se dire che ti porti un peso che non sai spiegare, che hai un dolore alla bocca dello stomaco, una sensazione di ansia che ti opprime, un peso sul petto che ti fa mancare l'aria, che cerchi invano di reprimere il pianto che ti fa sentire debole e indifeso, ma non ci riesci, con tutto il coraggio e le buone intenzioni che puoi avere, alla fine non riesci ad essere sincero, perché non vuoi caricare gli altri con i tuoi problemi, ma soprattutto, più di ogni altra cosa, non vuoi mostrarti debole; ed è in quel momento che innalzi il solito muro, la solita maschera e con un sorriso finto stampato sulle labbra rispondi:
"Bene, grazie"
"Zoe non fare così" lo vedo avvicinarsi sempre di più verso di me.
"Così come Andrés?" gli chiedo per poi continuare a parlare.
"Se ami davvero qualcuno, non importa cosa succeda, tu sarai sempre lì, non chiuderai mai quella porta, la terrai sempre socchiusa, come per dire: in realtà la vorrei chiudere, ma se vuoi, basta spingere un po', ed entri di nuovo." lo guardo con faccia delusa.
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Rᴏᴍᴀ || Lᴀ Cᴀsᴀ ᴅɪ Cᴀʀᴛᴀ
FanfictionE se ci fosse un nono componente? E se proprio lei fosse la causa di squilibri all'interno della banda? Zoe Ramos o meglio Roma, figlia adottiva di Mosca e sorella di Denver lei ama definirsi una bambina, sa essere testarda e allo stesso tempo una p...