44. Dean

14.1K 366 7
                                    

L'incidente mi teneva sveglio la notte anche dopo una settimana. Continuavo a sentire quella voce nell'altoparlante della macchina prima dello schianto ogni volta che provavo a dormire. 

Dopo le uniche ore che ero riuscito a chiudere occhio la scorsa notte, mi ero svegliato in un bagno di sudore e con l'affanno. Non potevo continuare così.

Fortunatamente, Destiny non era rimasta con me. Mio padre e il coach avevano preso in mano la situazione dopo che avevamo raccontato loro cosa era successo realmente. Ovviamente avevamo denunciato l'accaduto e ci era stato consigliato di restare distanti per un pò.

Avevano assegnato ad entrambi delle guardie che ci tenevano d'occhio a distanza.

Non vedevo Destiny da otto giorni e mi ero stufato di starle lontano. Avevo bisogno di lei, di sentirla, di respirare di nuovo. Senza di lei mi sentivo perso.

Se le ferite stavano guarendo, dentro mi sentivo a pezzi e sapevo che lei era l'unica a potermi rimettere in sesto.

L'incidente non era l'unica cosa a tenermi sveglio. Il senso di colpa per quello che le era capitato non faceva che aumentare il mio stress. Avevo proprio bisogno di sentirle dire che non mi riteneva responsabile per essersi fatta male. Che voleva ancora stare con me.

Suonai il campanello di casa sua con il cuore che galoppava furioso nel petto. Non sapeva che sarei andato da lei. Erano le diedi di sera e non sapevo nemmeno se fosse uscita con le sue amiche.

La porta si spalancò ed ecco lì, bella da mozzare il fiato. Indossava una delle mie t-shirt che le arrivava alle cosce, i capelli erano raccolti in uno chignon disordinato sulla testa e aveva un sorriso enorme stampato in faccia appena mi vide.

Mi saltò letteralmente addosso e finalmente mi sentii respirare dopo una settimana infernale di agonia.

La strinsi forte a me tirandola su da terra. Le sue gambe circondarono i miei fianchi e le sue braccia si chiusero attorno al mio collo. Tremava o forse ero io a tremare? Non ne ero sicuro. 

Destiny per me era diventata casa.

<<Perchè ci hai messo così tanto a venire da me?>>, chiese con la voce spezzata.

Cercai i suoi occhi pieni di lacrime e gliene asciugai una con il pollice. <<Mi dispiace>>, dissi. Ora che la guardavo meglio, era sempre bellissima ma sembrava anche stanca. Delle grosse occhiaie le circondavano quei bellissimi occhi e sembrava dimagrita.

La rimisi a terra e la seguii nella sua stanza. Le sue amiche erano tutte sul divano a guardare un film. Le salutai rapidamente e quando fummo soli, la abbracciai un'altra volta.

La presi in braccio  e la condussi sul letto. La appoggiai piano al centro del materasso e mi appoggiai su di lei. Avevo un disperato bisogno di sentire il suo corpo sotto il mio.

<<Mi sei mancata da morire>>, dissi mentre la baciavo piano sulle labbra, sulle guance, sulla fronte e sulle palpebre.

Ridacchiò e le ombre nei suoi occhi parvero sparire. <<Anche tu e sono arrabbiata con te>>, sussurrò mettendo il broncio.

Annuii. Lo sapevo. L'avevo allontanata e mi ero chiuso a riccio. La paura di metterla di nuovo in pericolo era diventato il mio incubo peggiore. <<Lo so e hai ragione. Mi dispiace tanto Destiny. Ho paura che tu possa farti male e tenerti lontana da me sarebbe la cosa migliore>>.

Cercò di allontanarmi, spingermi via, ma non glielo permisi. Le bloccai i polsi sopra la testa con una mano, mentre con l'altra la accarezzavo sotto la mia maglietta. Dio, il modo in cui reagì, inarcandosi sotto di me mi fece uscire di testa.

A BAD BOY LIKE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora