2. Dean

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Non mi era mai successo prima nella mia vita di sentirmi in quel modo: sulle spine, arrabbiato e allo stesso tempo attratto da quella ragazza con un caratteraccio fin troppo simile al mio. Appena l'avevo guardata, avevo visto in lei, oltre la sua bellezza, un'anima affine alla mia.

Non sapevo spiegarlo nemmeno a me stesso, ma quell'incontro mi aveva sorpreso e confuso. E quando mi aveva affrontato senza timore o senza tentare di sedurmi? Avevo capito che lei era diversa da chiunque altra avessi mai incontrato nella mia vita.

Di donne ne avevo conosciute moltissime visto la mia fama al college di giocatore di football e tutte non facevano altro che assecondarmi, sedurmi per cercare di avere una notte con la stella Dean James, futura promessa del football professionistico. Peccato non capissero che tutto quello mi aveva stufato. Volevo altro nella mia vita.

Fuoco.

Passione.

Battibecchi.

Cercavo qualcuna che sapesse tenermi testa, che non volesse semplicemente accontentarmi in ogni cosa, ma che fosse anche capace di rimettermi in riga quando me lo meritavo.

Ecco perché quella ragazza, di cui non sapevo il nome, mi aveva lasciato confuso e incazzato. Era esattamente quello che volevo o pensavo di volere. Purtroppo però ero piuttosto orgoglioso e detestavo perdere in quel modo, specialmente difronte ai miei compagni di squadra, quindi mi ero comportato di merda con lei.

Che leader dimostravo di essere se lasciavo vincere una ragazza?

I miei amici però erano felici della sistemazione momentanea che ci aveva offerto l'amica di lei, quindi non mi rimase che seguirli in silenzio in direzione dello chalet. Odiavo davvero perdere.

Quando arrivammo a destinazione, le ragazze vennero ad accoglierci e si presentarono. Scoprii quindi che la ragazza che aveva voluto ospitarci si chiamava Michelle, mentre le altre due Candice e June, due tipe molto timide ed introverse.

L'oggetto dei miei pensieri però ancora non si era fatta vedere ma non chiesi alle sue amiche dove fosse, volevo fingermi totalmente indifferente, come se quel strano incontro non fosse mai avvenuto.

Una volta sistemate le mie cose nella stanza che avrei condiviso con Logan, il mio migliore amico, presi l'attrezzatura per sciare e senza aspettare i ragazzi, raggiunsi le piste già occupate da moltissime persone.

Per scaricare un po' di nervosismo, decisi di fare la discesa più complessa, perfetta per andare veloce e spegnere il cervello per un po', che era esattamente quello il motivo per cui avevo proposto ai ragazzi quella breve vacanza. Allontanarmi da tutto avrebbe dovuto solo farmi bene e chiarirmi le idee su un paio di cose.

Ero ad un passo dalla laurea in legge e dovevo decidere che cosa fare del mio futuro: prendere la specializzazione o accettare di entrare nella NFL. Se dovevo ascoltare la mia famiglia, in particolare mio padre, dopo il college non avrei dovuto più toccare un pallone ovale, ma se dovevo seguire la mia testa e decidere ciò che era più giusto per me, allora diventare un professionista sarebbe dovuta essere la decisione migliore. Peccato non avessi affatto le idee chiare.

Il mio coach aveva fatto chiamare molti selezionatori che erano presenti sia in allenamento che nelle partite. Non aveva voluto dirci per chi di noi della squadra fossero lì, ma in cuor mio sapevo bene che puntavano su di me in molti. Io e Logan eravamo le stelle e riempivano gli spalti di moltissimi tifosi e tifose in particolare. Che colpa ne avevamo se eravamo fighi da paura? Parole dei giornali, non mie. Io mi ritenevo ok, credo.

Ero sempre nelle notizie principali dei giornali e telegiornali, ogni giorno mi chiamavano per posare in qualche pubblicità e tutti erano sicuri che sarei entrato o nei 49neiners, la squadra della mia città natale o in qualsiasi altra squadra. Tremavo di emozione al solo pensiero. E sì, me la facevo anche sotto.

A BAD BOY LIKE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora