37. Dean

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 Destiny aveva sorriso per tutta la serata e quando eravamo tornati a casa, mi aveva raccontato tutti i dettagli del suo stage. Fra le belle notizie c'era la distanza: era a 10 minuti da casa mia e questo significava che avremmo passato molto più tempo assieme o che si poteva trasferire da me. Non poteva fare tutti quei chilometri da casa sua tutti i giorni, specie se tornava tardi la sera.

Era distesa sul mio petto e i suoi occhi erano fissi sui miei. Sorrideva e le sue mani mi accarezzavano dolcemente i pettorali.

<<A cosa pensi?>>, mi chiese.

<<A quanto sono fortunato ad averti nella mia vita>>.

Il suo sorriso si allargò. <<Anche io sono fortunata ad avere te>>.

<<E al tuo stage>>.

Aggrottò le sopracciglia. <<Perchè? Non sei contento?>>, chiese.

Annuii. <<Sono più che contento. Potrò vederti più spesso adesso e non aspettare il week end ogni settimana. Anzi, sai cosa ti dico?>>, e rotolai così da finirgli sopra.

<<Cosa?>>, chiese titubante.

<<Perchè non resti da me? Almeno durante la settimana, quando devi lavorare>>.

Spalancò gli occhi. <<Dici sul serio?>>

<<Sono super serio, Destiny>>.

La sua mano mi accarezzò il braccio in tensione e mi sorrise. <<Saresti pronto per una cosa del genere?>>

<<Sì, lo sono. Poi parliamo dell'estate. Non mi dovrò allenare per qualche tempo e possiamo stare assieme quanto vogliamo. I ragazzi torneranno a casa per le vacanze e io invece dovrò svuotare la casa per trasferirmi. Poi abbiamo il mare qui vicino e possiamo passare le giornate in spiaggia, con un drink in mano a goderci la compagnia l'uno dell'altro>>.

<<Sai essere davvero convincente quando vuoi>>, scherzò.

<<Ci penserai?>>, chiesi pieno di aspettativa. Sapevo di non doverla sforzare troppo. Doveva essere lei a decidere.

Scosse la testa. <<Non ho bisogno di pensarci Dean. Il mio è già un sì>>.

Sorrisi e la baciai piano sulle labbra. <<Grazie>>, dissi con il cuore che mi scoppiava.

<<Allora, domani è la vigilia e mi porterai a conoscere i tuoi>>, disse. Non mi sfuggì l'insicurezza nella sua voce.

Era tremendamente bella quando si mostrava così vulnerabile.

<<Sì, esatto ma non devi preoccuparti. Gli hai fatto una bella impressione già alla partita>>.

<<Davvero?>>

Annuii. <<Sì è così. Dovresti preoccuparti di più di mia sorella>>, scherzai.

Si coprii gli occhi con un braccio. <<Accidenti!>>

Scoppiai a ridere. <<Ha già dei piani per te>>.

<<Aiuto!>>

<<Sono bei piani. Vuole portarti alla spa dove lavora ma ti prego non dirglielo che te l'ho detto perché sennò mi prende a pugni>>.

Fu il suo turno di ridere. <<D'accordo, non farò la spia>>, disse stampandomi un bacio sulla guancia.

Ci addormentammo parlando fino a notte fonda e quando la mia sveglia suonò il mattino dopo, ci preparammo con calma e ci mettemmo in macchina per raggiungere la casa della mia infanzia. Non avevo mai rivelato a Destiny che casa mia era... gigante. I miei erano ricchi ma non avevo mai voluto dipendere da loro. Tutto ciò che possedevo me l'ero guadagnato.

Appoggiai una mano sul ginocchio di Destiny che non smetteva di traballare. <<Nervosa?>>, le chiesi ghignando. Mi rispose con un'occhiataccia. Okay, me l'ero decisamente meritata. <<Non devi essere preoccupata. I miei sono tipi alla mano e non ti metteranno in imbarazzo>>. Speravo. Erano un po' matti.

<<Lo so. Voglio solo fare una bella impressione. Stiamo parlando della tua famiglia>>.

Mi allungai sopra il cambio e le stampai un bacio sulla guancia. <<Andrai alla grande. Sii te stessa e il gioco è fatto>>.

Annuì e tornò a guardare fuori del finestrino. La sua mano raggiunse la mia e la strinse.

Arrivammo a casa dei miei dopo mezz'ora e quando mi fermai di fronte all'imponente cancello di ingresso, Destiny spalancò gli occhi. Forse avrei dovuto prepararla, ma non mi sarei potuto godere la sua espressione scioccata.

<<Cazzo>>, si lasciò scappare mentre procedevamo lungo il vialetto di ghiaia e la casa iniziava ad intravedersi in mezzo alle viti intrecciate fra loro.

<<Sorpresa?>>, chiesi ridacchiando.

Mi colpì la coscia. Forte. <<Perchè non me lo hai detto?>>

Mi strinsi nelle spalle. <<Non è niente di che, Destiny. Solo una casa>>.

<<Una reggia>>, borbottò sottovoce.

Mi scappò un sorriso al suo commento <<Tranquilla, non abbiamo cameriere o cuochi. Viviamo normalmente come tutti>>.

Stordita, annuì. <<Se lo dici tu...>>, commentò.

Parcheggiai l'auto davanti all'ingresso e scesi rapidamente. Ero un po' nervoso a tornare a casa. L'ultima volta era stato appena dopo l'incidente, quando mi avevano dimesso dall'ospedale e avevo bisogno di riprendermi. Non ci tornavo da allora.

<<Stai bene?>>, mi chiese Destiny, notando la mia esitazione davanti alla porta di ingresso.

<<Sì, solo che non torno a casa dall'incidente. Mi fa strano>>.

Mi afferrò la mano e la strinse. <<Ci sono per te. Per qualsiasi cosa>>.

La tirai contro di me e l'abbracciai. <<Lo so, regina delle nevi>>.

La porta si spalancò e due occhi neri identici a me, ci guardavano sogghignando. <<Fratello, sei sempre il solito ruffiano>>, scherzò Alec.

Mi staccai da Destiny e mi gettai su mio fratello. Lo placcai e cademmo a terra, rotolando per qualche metro.

<<Oh, Dio>>, esclamò Destiny, spaventata. Non sapeva che questa fosse la normalità per me e mio fratello. Giocando in questo modo avevamo distrutto parecchie cose. Mamma ci sgridava sempre.

<<Voi due non cambierete mai! Alec! Dean! Alzatevi! Subito>>, ci rimproverò mia madre comparendo dal corridoio che portava al salone.

<<Sissignora>>, dissi. Mi alzai elegantemente e allungai una mano ad Alec che schiaffeggiò via.

<<Coglione>>, e scoppiò a ridere. Non era arrabbiato sul serio. Non l'avrebbe mai ammesso ma si divertita ogni singola volta che lo facevo.

Mi avvicinai a Destiny e le circondai le spalle con il braccio. <<Scusa per l'accoglienza poco elegante>>, le sussurrai all'orecchio.

Alec, puntò i suoi occhi su Destiny, le fece la radiografia completa e sfoderò il suo miglior sorriso da rimorchio. Le afferrò la mano e fece finta di baciarle il dorso. Stava sfoderando tutto il suo fascino al solo scopo di infastidirmi. Piccolo bastardo. Usare Destiny per vendicarsi era una mossa molto furba.

<<Piacere di rivederti, Destiny. Mi dispiace tu abbia conosciuto il fratello sbagliato per primo>>, disse mio fratello, facendole l'occhiolino.

Destiny scoppiò a ridere. Era rapita dal suo atteggiamento e stavo seriamente cominciando ad ingelosirmi. <<Quindi, se Dean è quello sbagliato, saresti tu quello giusto?>>, scherzò.

Alec annuì. <<Ovviamente. I geni buoni sono tutti dentro di me>>.

Mia madre si avvicinò e gli tirò uno scappellotto. <<Ma taci! Siete entrambi venuti bene>>.

Sentii i muscoli di Destiny rilassarsi e sapevo che si stava sentendo a suo agio. Vederla qui, nella mia casa di infanzia era dannatamente bello.

A BAD BOY LIKE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora