18. Dean

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 Non mi sentivo in quel modo da quando presi la palla in mano per la prima partita della mia vita, alle medie. Ero agitato, nervoso ed emozionato. Mi giocavo una cosa importante quella sera: Destiny. Potevo averla per me per due giorni ancora, quelli che ci eravamo persi per colpa mia.

Arrivai allo stadio presto, quasi per primo e ne approfittai per distendermi sulla panca dei pesi e ascoltare un po' di musica. Indossavo il mio completo elegante, con lo stemma del mio College cucito sopra il cuore e me ne stavo lì, da solo, anziché in campo con i miei compagni per le interviste con i giornalisti prima dell'inizio dei play off.

Mi sentivo scombussolato e pieno di energia. Non riuscivo ad aspettare di vederla dopo la partita, così organizzai il suo "rapimento".

Milles, il mio addetto alla sicurezza di fiducia, andò a cercarla nel traffico. Gli avevo mostrato una foto e confidai in lui. La portò in palestra dopo dieci minuti e appena la vidi, intimidita di fronte alla porta, mi lasciai scappare un sorriso.

Quando si trattava di lei mi sentivo una femminuccia alla sua prima cotta. Non me ne vergognavo affatto, ma volevo continuare ad avere la mia dignità di maschio alfa, perciò non feci quello che avrei voluto, cioè correre ad abbracciarla, ma mi presi un po' di tempo. 

Misi da parte il telefono, mi alzai con calma e la guardai con sguardo famelico. Mi sentivo un predatore pronto ad assalire la sua preda e a giudicare dal modo in cui lei si tormentava le mani, l'aveva capito.

<<Ehi>>, dissi ad un passo da lei.

<<Ciao>>, mormorò piano, intimidita.

Le sorrisi. <<Milles ti ha trovata>>. Mi tirai una pacca mentale in testa per la mia uscita patetica. Era ovvio che l'avesse trovata o non sarebbe lì in quel momento.

Ridacchiò. Aveva capito che mi ero improvvisamente rincoglionito. <<Eh già. È stato imbarazzante vederlo bussare in ogni macchina. Mi sono sentita una ricercata>>, scherzò.

Risi, alleggerendo la tensione nel mio stomaco. <<Scusa, non ci avevo pensato. Io non potevo uscire da qui altrimenti mi avrebbero assalito e non sarei mai arrivato da te>>.

Si appoggiò al muro alle sue spalle. <<Posso farti una domanda?>>

Annuii. <<Sì>>, confermai, schiarendomi la voce.

<<Perché volevi vedermi?>>

Mi passai una mano fra i capelli, scompigliandoli. Avevo fatto quel gesto almeno trenta volte mentre l'aspettavo. <<Vuoi la verità?>>, chiesi avvicinandomi di un passo. Ora le punte delle nostre scarpe si toccavano.

<<Sempre>>, rispose. Non lasciò mai i miei occhi e vidi tutto quello che gli passava per la testa. Per una volta non vedevo alcun timore, solo sincera curiosità.

<<Volevo assicurarmi che fossi davvero qui>>, risposi. Alzai una mano e le infilai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Tremò sotto il mio tocco e mi sentii potente, emozionato e fottuto. Quella ragazza mi teneva per le palle e nemmeno lo sapeva. <<E poi avevo bisogno di fare una cosa>>.

Le incorniciai le guance con le mani e lei spalancò gli occhi. <<Dean>>, protestò lievemente, senza esserne convinta.

<<Lo so che hai detto che vorresti fossimo solo amici, ma guardiamo in faccia la realtà, regina delle nevi, io ti piaccio e tu piaci a me, quindi non serve che ci diamo un'etichetta. Siamo quello che siamo e mi va bene così>>.

Chiuse gli occhi, nascondendomi le sue emozioni. <<Io e te non possiamo essere amici, vero?>>, domandò rassegnata.

<<No, non possiamo. Non nel modo in cui vorresti tu>>.

A BAD BOY LIKE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora