CAPITOLO13

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Russell si sedette accanto a me sul lettino, le mani appoggiate alle ginocchia. Era sempre vestito alla stessa maniera; un completo da uomo accompagnato da una camicia color pastello, una cintura abbinata ed i capelli costantemente pettinati e mantenuti indietro dal gel.
- Allora William, vedo che ti sei ripreso benissimo. Ora, come ti ho detto meno di un secondo fa, ho delle cose da confessarti che avrei dovuto dirti prima. Inizio col giustificarmi dicendo che non sapevo quale fosse il momento giusto, ma sono assolutamente sicuro che tu sia pronto. - La cosa mi inquietò e spaventò parecchio, quindi strinsi le coperte del letto. - come avrai sicuramente capito, tu custodisci un demone importantissimo e pericoloso. Sei in costante pericolo perché molti se ne vogliono appropriare per riuscire a dominare tutti i demoni presenti negli altri custodi e dominatori. Quindi stai molto attento. Essi sono detti ricercatori"-
"Che noia" disse una voce in me. La riconobbi all'istante, era quella del mio demone. Non sapevo però come rispondere. "Tranquillo ragazzino, basta che tu pensi ad una risposta ed io sentirò comunque." Rispose prontamente lui. "Fantastico! Ora mi leggi anche i pensieri". Mi lamentai "veramente ho sempre saputo farlo. Solo che non sentivo la necessità di parlarti." Rispose lui mentre "ah." Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
- William? Mi stai ascoltando? - chiese Russell ridestando mi dai miei pensieri
- Eh? Oh, sisi ti ascolto, devo stare attento. - mi salvai in corner.
- Bene, ora ti spiego perché è toccato a te di custodire un potere simile. -
"EVVAI. Ora saprai un pezzo della tua storia, che emozione" disse cinicamente il demone.
- Tuo nonno, che chiaramente non hai mai conosciuto, era Dylan Alcott, custode del multi-demone e dominatore di molti altri. Lui venne rapito da dei mascalzoni che tentarono di estrapolarli il demone per dominarli a loro piacimento. Fortunatamente non avevano calcolato la forza di quell'uomo, che riuscì a suicidarsi per fare in modo che il demone, non più vincolato a lui, riuscì a scappare. Come la mia famiglia ha fondato questa accademia, quella dei nemici, ha fondato un'associazione che da la caccia a tutti i custodi, per ipnotizzarli ed aiutarli a trovare il multi-demone. I tuoi genitori sono morti nell'intento di salvarti da chi ti voleva portare via, ed il loro sacrificio ha avuto successo.- mi guardò, con lo sguardo ricconi di pietà e compassione; quanto odiavo quei momenti. -Ed ora mi sento in dovere di scusarmi direttamente con te. Mio fratello, Nathan...beh, è lui il colpevole dell'omicidio. All'epoca era solo una recluta e non capiva bene la gravità della cosa, ma adesso...è diventato il capo, come io lo sono qui; e sappi che se vorrai una vendetta contro di lui, io non te lo impedirò. Ora però devi stare super attento William, sono già sulle tue tracce e ti stanno cercando. Fortunatamente non sanno ancora dove si trova il rifugio, ma appena lo scopriranno saremmo tutti in grande pericolo, ma in primis tu.- Russell mi guardò ancora, ma con uno sguardo di una persona che si aspettava che sarei scoppiato a piangere da un momento all'altro, cosa che non accadde.
- Non fa niente Russell, tranquillo. Ora...possiamo staccarmi da questo strano affare che ho un'enorme voglia di uscire e respirare aria pura, non la mia puzza.-
Russell rise e, dopo aver chiamato il medico personale del rifugio, mi fece staccare dalla flebo e mi lasciò andare dopo vari controlli. Corsi in camera ed, in meno di dieci minuti, riuscii a farmi una bella doccia tonificante e vestirmi. Lasciai i capelli bagnati, perché volevo lasciarli asciugare al sole, però dando prima qualche passata di spazzola. Mi diressi allegramente verso la sala delle riunioni dove ero completamente sicuro di trovarci Clara, come appunto fu, seduta su una poltrona a sorseggiare una limonata.
La strinsi nuovamente in un appassionato abbraccio, dopo che lei si alzò ed appoggiò il bicchiere sopra il tavolino, e la baciai intensamente, stringendola ancora. Ogni suo bacio, o abbraccio, per me era come se mi iniettassero anni di vita in corpo, una meraviglia.
- Allora...dove andiamo? - chiesi incuriosito.
- Andiamo a farci una bella passeggiata in città. Ti va? -
- Certamente. Cosa stiamo aspettando ancora? Andiamo. - incitai io completamente voglioso di camminare.
Uscimmo dalla porta principale quando scorsi Josh e Peter rientrare tutti allegri da chissà dove. Girai subito lo sguardo appena Josh tentò di instaurare un contatto visivo e continuai a camminare senza mai voltarmi verso di lui.
Io e Clara passammo davvero una bella giornata assieme; pranzammo, girammo per negozi, e facemmo altre cose che le coppie facevano spesso nei film. Ad un certo punto, però, incrociammo, a distanza di almeno venti metri, delle vecchie conoscenze di Clara e gli altri ragazzi. Due adolescenti, della mia età, più o meno. Uno era un ragazzino alto e snello, i capelli biondi, tenuti sotto ad un berretto, gli ricadevano sotto le orecchie in folte ciocche lisce e lucenti. I suoi occhi erano color ambra, e li sentii analizzarmi costantemente.
Una era una ragazza, poco più alta di Clara, con folti capelli lunghi color nocciola raccolti in una treccia a lato. Gli spettacolari occhi verdi non perdevano mai la vista di Clara, come se fosse un canne affamato che vede la sua prima bistecca dopo anni.
- Charlie! Sarah! Che gioia. Siete ancora vivi - esclamò commossa Clara.
La loro risposta però non fu una delle più gioiose. Entrambi parlavano all'unisono, e in modo piuttosto minaccioso
- Consegnateci Alcott, e nulla sarà fatto a voi altri. -
- Ragazzi, cos'avete? - domandò Clara spaventata.
Qualsiasi cosa noi dicessimo loro ripetevano quella frase, come se non ne avessero mai abbastanza, ma, quando noi indietreggiammo, i due cominciarono a correre, con sguardo molto incattivito, verso la nostra direzione per attaccarci.

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