CAPITOLO27

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Non mi sarei mai aspettato che dietro all'infermeria si nascondesse un enorme pronto soccorso super fornito.
Mentre quattro infermiere comparvero ed afferrarono la barella, spingendomi lungo un esteso corridoio, osservai frettolosamente le varie stanze che scivolarono al mio sguardo.
Vidi di sfuggita qualche sala operatoria, accuratamente pulita e sterilizzata, alcune stanze denominate da una targhetta sulla porta, che indicava lo scopo, per esempio "fisioterapista" e cose del genere.
Mentre continuavo ad osservare il posto, come un cane quando è fuori dal suo Habitat abituale, notai un'infermiera farfugliarmi qualche cosa, stando praticamente attaccata alla mia faccia.
- Respira - continuava a ripetermi.
Perché ovviamente io ero talmente stupido da non sapere come si fa a vivere. - Non dormire, guardami. -
Avevo l'istinto di saltarle addosso e prenderla a sberle, ma non ne avevo le forze, così mi limitai a darle occhiatacce e sbuffare ogni volta che apriva bocca.
Sentii una grande porta aprirsi violentemente dietro di me ed udii qualcuno correre ed urlare il mio nome.
Ovviamente le simpaticissime infermiere deciso di accelerare il passo, quasi correndo, proprio quando sentii quella persona quasi vicino a me, rendendomi impossibile riconoscerla.
Mi sembrava di essere in Grey's Anathomy con i medici cinici quanto lo chef di Hell's Kitchen.
Una vera e propria goduria.
L'infermiera irritante continuava a farfugliarmi qualche cosa agitata ed io, palesemente scocciato non feci altro che urlarle contro; ma non parole, un vero e proprio grido straziato.
La donna, penso per ripicca, consigliò agli altri aiutanti di addormentarmi con l'anestesia, fortunatamente con la mascherina e non con l'iniezione, o sarei andato di matto, con la scusa della mia "eccessiva sofferenza".
Una volta ripreso promisi a me stesso che glie la avrei fatta pagare.
Mi risvegliai e, quasi come l'altra volta, trovai Clara appisolata su una sedia, con la testa spiaccicata su un tavolino.
Questa volta però mancava Josh e, accortomi della differenza, cominciai a piangere, silenziosamente per non svegliare Clara.
Le lacrime mi rigarono il viso, e qualcuna mi finì in bocca, lasciando un sapore salato sulle labbra.
Provai ad alzarmi, impossibilitato dai lacci che mi legavano le gambe e le braccia, uno collegato ad una flebo.
Improvvisamente capii, Clara non era addormentata, era priva di sensi.
Mi divincolai, inutilmente, e cominciai a chiamare Clara più forte che potessi, senza ricevere risposta.
Iniziai ad andare nel panico.

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