Capitolo Trentadue: Un Brusco Risveglio

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Nonostante l'alba sia già sorta da tempo, Andrea non se n'è accorto per niente, chiuso com'è nel garage di casa sua. Mentre sonnecchia su una sedia di plastica storta, A fargli luce c'è solo il freddo riflesso dello schermo del computer davanti a lui. Una luce che vibra leggermente e non trasmette nulla, eccezion fatta per i programmi in corso. Pian piano, Andrea apre gli occhi e la luce del computer trafigge le sue pupille in maniera quasi crudele, lui perde l'equilibrio e cade dalla sua sedia, sbattendo la nuca contro il pavimento. Per fortuna non si è fatto troppo male. Andrea si rialza subito dopo, il suo primo istinto è quello di fare mente locale e cercare di ricordarsi di quello che è successo il giorno prima, ma il dolore alla testa non rende l'impresa molto facile. Lo schermo del computer mostra esattamente quello che voleva sapere:

Spostamento di 466 file sul disco rigido (C:) completato.

Adesso è tutto più chiaro, molto più fresco nella memoria. Andrea aveva ricevuto una telefonata da parte di Simone, che gli aveva ripetuto in maniera sbrigativa ciò di cui Irene e gli altri avevano parlato alla riunione. Moira e Alberto erano andati dal sindaco e dai carabinieri per denunciare gli eventi allarmanti degli ultimi giorni, ma sono tornati a casa a mani vuote. Il figlio, non affatto sorpreso, ha approfittato della propria vacanza e dell'assenza dei genitori per rinchiudersi in garage e continuare a sbloccare i dati contenuti nel misterioso disco dell'Associazione Tiresia. La buona notizia è che la sua caccia si è rivelata molto esaustiva: l'archivio digitale contiene non solo gli occasionali schemi di triboli con i loro significati nascosti tra scritte semitrasparenti, ma esplorando le cartelle più in profondità ci si imbatte in contenuti molto più criptici, quasi inquietanti di quanto sembrano reali e assurdi allo stesso tempo.

Andrea fissa un particolare elemento sullo schermo. "Non ci credo." mormora involontariamente appena si rende conto di cosa sta guardando.

Grande gabbia sferica. Mano Artigliata. Occhio artificiale. Fili elettrici, corpi insanguinati su letti d'ospedale, diagrammi che sembrano essere usciti da un manuale di anatomia di Simone, scarabocchi insensati, fotografie satellitari, impronte digitali, documenti censurati, antichi monumenti, gabbie di ferro piene di cadaveri, muro di cristallo che ricopre la parete, diverse fototessere di persone che Andrea non ha mai visto prima ma possiedono macchie come la sua... Troppo, troppo in fretta, un file così intricato che anche se aveva un significato prima adesso non è più possibile conoscerlo.

"Che cosa vuol dire? Chi sono queste persone?" commenta Andrea mentre fa tutto il possibile per non impazzire. Grazie ai suoi notevoli sforzi riesce a respirare normalmente senza dover cadere a terra soffocato.

"Basta così, devo andare a lavarmi la faccia." sospira Andrea mentre cerca di togliersi dalla testa tutta quella roba. C'erano persone vere in quelle foto, alcune di loro avevano persino delle macchie come quella di Andrea. La superficie lucida del monitor restituisce al ragazzo l'immagine del proprio volto, marchiato a vita da quella forma irregolare bruna. Ciò non fa altro che farlo rivoltare ancora di più, così lui spegne il computer ed esce in fretta dal garage.

Fuori dal garage c'è Moira. "Buongiorno, ce ne hai messo di tempo per uscire!"

Andrea si schiarisce le idee per una seconda volta: "Aspetta un momento, mi sono addormentato in garage e nessuno se n'è accorto?"

"Ti eri addormentato come un sasso e non ti volevamo svegliare." Si giustifica sua madre. "Stai ancora investigando sugli incidenti, giusto?"

"Sempre meglio di chiedere aiuto a gente che non ci ha ascoltato comunque." protesta il figlio. "'Vi faremo sapere' dicono sempre loro, eppure dopo un'aggressione in piena vista non abbiamo più ricevuto nessun tipo di aiuto."

Sua madre poggia le mani sui fianchi. "Mi sa che abbiamo fatto un buco nell'acqua. Pazienza. Tu volevi tornare a scuola, giusto?"

Andrea fa cenno di sì con la testa. Moira continua: "Va bene, puoi andare, non ha senso tenerti rinchiuso in casa. Ma devi stare molto attento, d'accordo?"

Una Macchia Sul VoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora