Capitolo Tre: Una Passeggiata

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Andrea va avanti lungo la vecchia strada, ma a un certo punto si ferma per osservare la zona in cui si trova: È un soleggiato pomeriggio di Maggio, il sole si sta pigramente avvicinando all'orizzonte, ma la sua luce basta ad evidenziare quello strano tratto di strada in cui la città sembra quasi inglobare tutto quello che la circonda, non importa se è nuovo o vecchio. Più in avanti, alla fine della via abbandonata, la città riacquista completamente il suo aspetto moderno. Una cittadina del XXI secolo, solitamente tranquilla ma comunque un po' affollata.

La città di C. non è un posto molto grande, ricopre poco più di una manciata di chilometri quadrati. Andrea, come ogni altra persona che vive in quella città, conosce le strade più importanti ormai a memoria: a nord dal suo liceo c'è la fermata dell'autobus; a partire da lì, le strade più importanti sono due: una verso est, che porta a quello che potrebbe essere definito il quartiere commerciale di C., mentre quella ad ovest porta alla piazza principale, affiancata dai bar, i ristoranti e il circolo di scacchi. In realtà non c'è molta differenza tra le due zone, ma la piazza è un luogo di ritrovo molto più gettonato per ovvi motivi.

Lungo la via di ritorno, il cellulare di Andrea inizia a squillare. Sul display appare il nome del contatto: è Simone, una delle poche persone che Andrea reputa come un amico, anche se solo quando si tratta di studio. Lui risponde alla chiamata con un frettoloso "Chi è?"

'Avrei dovuto rispondere pronto, che idiota che sono!' dice tra sé e sé.

"Hallo, Andre. Volevamo sapere se hai ancora intenzione di iscriverti al corso di scacchi. Hai preso una decisione?"

"Buonasera, Simo. Sinceramente ne devo ancora parlare con i miei genitori ma per farla breve... sì, ho il tempo, ho i soldi, e credo che mi piacerebbe molto. Ignorando il fatto che finiresti per battermi di continuo!"

Simone coglie la sua ironia: "Bene! mi raccomando fammi sapere, abbiamo un numero limitato di posti liberi per ogni turno e non sarebbe giusto tenerne uno occupato per nulla."

"Ho capito, ti informerò il prima possibile. Ci sentiamo."

"Andrea, un'ultima cosa... Non ti pare che Pietro si stia comportando in modo... strano?"

"Se ignori il fatto che mi ha letteralmente truffato, no. Perché me lo chiedi?"

"Nulla, oggi lui e Marco sembravano arrabbiati. Erano a un passo dal prendersi a pugni."

"Marco? Chi è Marco?"

"Un suo amico, credo. Per intenderci, è quello che ti ha gridato in faccia stamattina in corridoio."

Andrea rimane in silenzio, paralizzato per qualche secondo. Almeno finché Simone non lo riporta sulla Terra: "Andre? Andrea? Andre ci sei?"

Il ragazzo scuote la testa e riprende: "Sì scusami, ci sono. Come fai a saperlo?"

"Per farla breve, siete stati visti da mezza scuola."

Andrea si passa una mano tra i capelli: "Menomale, sempre meglio di quello che temevo."

"Di che stai parlando?"

"Niente, lascia stare."

"Quindi secondo te c'è qualcosa di ancora più preoccupante di essere vessato in pubblico?"

"In realtà, la cosa preoccupante era il modo in cui tu sei venuto a sapere di questa cosa. Senti Simone, ne parliamo dopo, magari... di persona?"

"Se proprio ci tieni, verso le cinque posso passare da te." propone l'amico.

"Non puoi fare più tardi? Verso le nove?

"Non posso, a quell'ora devo essere con i compagni del circolo, facciamo cena in pizzeria tutti insieme. Se eri già iscritto ci potevi venire pure tu."

"Facciamo alle cinque, allora?"

"D'accordo, ci sentiamo." Conclude Simone, chiudendo la telefonata.

Andrea non ha avuto il tempo di salutare. Rassegnato, riprende la via verso casa. Dopo un quarto d'ora di cammino, il ragazzo si ritrova ancora una volta davanti alla porta di casa e suona il citofono. Ad aprirgli vi è non altri che suo padre, un uomo dall'aspetto totalmente diverso da sua moglie. Capelli corti e neri, maglia grigia di seconda mano, pelle chiara e un fisico lievemente trasandato.

Il genitore inizia a prenderlo in giro: "Sei stato di nuovo nella giungla, eh piccolo selvaggio? Sei stato inseguito dai cani anche stavolta?"

Andrea finge di non essere per niente divertito dall'atteggiamento del padre: "Certo, già che c'ero ho indossato pure le loro pellicce come trofei!"

Dopo un breve istante di silenzio, entrambi scoppiano dalle risate. I due rientrano in casa, tornando ognuno alle proprie occupazioni.

Il padre, in particolare, viene fermato dalla moglie in cucina. "Alberto, dov'è andato Andrea stavolta?" Chiede incuriosita lei.

Alberto replica distrattamente: "Dove va sempre, in quella strada di campagna oltre la rotonda che porta fuori città."

Lei sorpresa gli chiede: "Ti ha detto dove va lui? Te ne parla?"

Lui risponde: "Certo Moira, qualche volta mi porta anche dei libri, provando anche a farmeli leggere. Senza offesa per lui, io mi prometto sempre di darci un'occhiata ma ogni volta... me lo dimentico!"

La moglie non è d'accordo con lui: "Certo, te lo dimentichi. Dovresti provare ad assecondarlo qualche volta, è così solo e condividere i suoi interessi con qualcuno gli farebbe così bene..."

"Proprio per questo va lasciato stare, così riuscirà a farsi degli amici da sé!" conclude Alberto.

Andrea, in quel mentre, è ritornato in camera sua. La solitudine inizia a disturbarlo molto meno rispetto al solito. Normalmente, quando torna a casa il sabato, egli avverte una sorta di tagliente peso che difficilmente riesce a descrivere, specialmente perché non ne parla mai con nessuno, ma stasera è... diverso. Sarà stato il fortuito incontro con Cassandra? La telefonata con il proprio compagno di studi? Andrea non sa dare una risposta precisa. Ciò non toglie che si tratti di una sensazione piacevole. Decide quindi di prendersi una pausa, fare qualcosa di rilassante per passare il tempo.

Sono quattro e mezza passate, Andrea ha aperto il suo zaino, estraendone il prezioso contenuto: i libri della casa abbandonata. Li legge quotidianamente dopo aver fatto i compiti, il Sabato lascia persino stare la scuola per un po' e passa direttamente ai libri. Ogni sera, dopo lo studio, lui si prende un'oretta di tempo per leggere, ma non per farsi una cultura o atteggiarsi da intellettuale. Ogni volta che posa gli occhi su un libro, non riesce a smettere, sente il bisogno di continuare a leggere di qualunque argomento, finché non si annoia o è costretto a interrompere la sua lettura per fare qualcosa di più importante, di solito aiutare i genitori.

Andrea non sa esattamente quando si sia appassionato alla lettura. È successo e basta. Forse il libro che lo ha incoraggiato di più a leggere fu Skellig, di David Almond. C'è qualcosa che lo ha sempre affascinato in storie come quella, la possibilità che in questo mondo esistano cose cose che vanno oltre le spiegazioni razionali. Purtroppo si tratta di semplice fantasia. O no?

Nel bel mezzo della lettura di un profondo racconto fantascientifico di Asimov, il ragazzo sente il familiare squillo del citofono.

"Rispondo io!" esclama Andrea, correndo verso l'ingresso. Esatto, sono le cinque. A quanto pare è proprio vero che il tempo vola quando ci si diverte.

"Me ne ero totalmente dimenticato!" dice a sé stesso, mentre gira nervosamente il pomolo della porta di casa. Simone è lì davanti a lui, con aria amichevole.

"Buonasera, disturbo?" chiede l'amico. I suoi riccioli neri gli coprono la fronte del tutto.

"P-per niente! ti stavo proprio aspettando." Improvvisa Andrea.

Simone dà un'occhiata al suo cellulare: "Bene. Abbiamo venti minuti di tempo, facciamo quattro passi?"

"Sì, andiamo."

Menomale, se l'è bevuta.

I suoi genitori stanno osservando la scena da una finestra del salone. Il padre si volta verso la compagna e annuncia orgoglioso: "Hai visto che avevo ragione?"

Una Macchia Sul VoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora