Una Macchia Sul Volto

Capitolo Quattordici: Luce In Lontananza

Andrea si aggrappa alla corda mentre Cassandra lo tira su. Sembrava che stesse per rimanere bloccato lì a metà corda per un attimo, ma poco prima che se ne accorgesse Andrea riesce ad arrivare sul tetto. Cassandra a quel punto molla la presa e lascia cadere la corda sul pavimento, per poi buttarsi di faccia sui cuscini del letto. Sopra l'armadio della stanza c'è Miss Brown, intenta a masticare quello che resta di una lucertola. La gatta sembra essersi accorta dell'arrivo di Cassandra, anche se lei non sembra ricambiare.

Miss Brown dà una leccata al suo pelo grigio e scende dal suo piedistallo, lascia cadere la sua preziosa preda e inizia a miagolare il più forte possibile. Cassandra presta attenzione alla sua richiesta e fa uno schiocco di dita, incitando la gatta a saltare accanto a lei quasi come per istinto.

"Devo ammettere, di solito, non mi piacciono molto i gatti. Voglio dire, non vado pazza per gli animali in generale..." mugola Cassandra, sforzandosi di restare sveglia.

"Ma questa piccola disturbatrice, giuro, ha un qualcosa di... diverso. È piuttosto rivoltante quando si mette a lasciare i resti dei suoi pasti ovunque vada, ma mi è sembrato naturale lasciarla vivere qui con me. Mi ricorda molto... qualcuno che conoscevo." aggiunge distrattamente dopo.

Andrea la guarda leggermente impietosito, ma vuole tenerla sveglia lo stesso: "E quindi? non dovevi mostrarmi qualcosa?"

Lei apre gli occhi di scatto, il suo sguardo lascia intravedere un leggero senso di stanchezza: "Sì giusto, era rimasto proprio qui da qualche parte..."

Cassandra si alza in piedi leggermente assonnata, e inizia a tastare con le mani lo spazio sotto il letto. Miss Brown scende dal materasso e torna alla sua lucertola, che sembra però aver attratto l'attenzione di un ratto. La gatta osserva il roditore nel tentativo di scovare un punto debole nella nuova preda.

La ragazza avverte a un certo punto il leggero tocco di una stoffa sotto il letto. Dopo aver allungato la un mano un po' più in là, Cassandra rinsalda la sua presa e tira fuori il suo vecchio abito grigio-blu. Pare che le maniche siano state bucate da qualcosa e che la stoffa abbia accumulato polvere.

Dopo essersi rialzata, la ragazza mostra l'oggetto che Andrea era così impaziente di vedere: un fermaglio a forma di penna d'aquila. Cassandra allunga la mano verso di lui, Andrea istintivamente afferra la spilla e la ruota tra le dita per scrutarne i dettagli. Il fermaglio è fatto di plastica flessibile semitrasparente, il colore è arancio con delle striature argentate.

Cassandra riflette ad alta voce: "È un oggetto insignificante, non trovi? Eppure, sono convinta che per qualcuno questo fosse importante. Immagina, probabilmente qualcuno si starà domandando 'Che fine ha fatto il mio fermaglio?! Dov'è?' per poi correre per casa urlando 'Oh no! dov'è finito?!', mentre io me lo porto dietro senza farci neanche caso."

Andrea alza gli occhi al cielo: "D'accordo, hai detto la verità, ma questo cosa c'entra con il nostro obiettivo?"

La ragazza alza la testa, in modo tale da poterlo guardare negli occhi: "Starei cercando di farti capire è che ognuno di noi ha la propria idea del mondo. La realtà potrebbe nascondere molti più segreti di quelli che possiamo vedere, anche se non tutti hanno la volontà di scoprirli."

Il ragazzo ha improvvisamente dei dubbi: "Ma tu sei capace di leggere il pensiero, dovresti sapere già come appare il mondo agli altri. Giusto?"

Lei annuisce soddisfatta dal suo intuito: "Di solito non si tratta di nulla di nuovo. Il cielo è blu, gli oggetti sospesi in aria cadono verso il basso e le persone che non la smettono di interrompermi mi danno un fastidio tremendo. Giuro, a volte peggiore dell'emicrania."

"Sì va bene, scusa!" Andrea si allontana da lei di qualche passo, stringendo nervosamente il fermaglio tra le mani.

Una volta aver zittito il suo ospite, Cassandra riprende le fila del discorso: "Tuttavia, ci sono sempre delle eccezioni alla regola, per così dire. Come te!"