Capitolo Trentotto: Davvero Troppo Intelligente

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È iniziato finalmente il giorno che Andrea e gli altri sembravano star aspettando da sempre. Il sole illumina i contorni di C. come un pittore che esalta i dettagli più belli di un ritratto. C. è un'ottima modella pure oggi, anche se nessuno sembra accorgersene. Per gli studenti del liceo Nikola Tesla è semplicemente un'altra mattinata di maggio. Tutti tranne loro. Andrea, Pietro e Cassandra. Lei sta osservando l'intervallo dall'altra parte della recinzione, tentata fortemente dall'idea di scavalcare ed intromettersi nelle discussioni degli altri ragazzi. Stranamente, la sua mente sembra essere ancora incapace di cogliere i pensieri altrui, eppure la lieve ma crudele stretta sulle sue tempie non si affievolisce in nessun modo. Come può essere possibile? Cassandra prova un'altra volta a entrare in contatto con un'altra mente, giusto per vedere se cambierà qualcosa, ma sa già la risposta. Nulla. Decide di andare a salutare i propri amici, così da non pensarci più. Che ironia.

Pietro e Andrea la vedono attraversare il cortile a passo svelto, non causa quasi nessun rumore. Appena è arrivata davanti a loro due, la ragazza afferra Andrea per il polso e lo trascina in un angolo remoto e desolato.

Pietro sul momento è totalmente sbigottito. "Scusate, che state facendo?"

"Non farci caso!" lo ammonisce lei, "Vai a parlare con Simone, ti sta aspettando!"

Pietro si guarda attorno ancora più confuso di prima, non sapendo dove andare a cercare. Dopo essersi voltato alle spalle, poi di fronte e di nuovo alle spalle un paio di volte, lui lo vede. Simone, seduto per terra sul bordo del campo da pallacanestro. Tiene la testa abbassata, la schiena curva su sé stesso come per creare una sorta di guscio. Pietro si avvicina a lui, si china a terra e avvicina una mano al suo viso. Appena lo tocca, Simone si accorge di lui.

"Simo, come stai? Tutto a posto?" sussurra dolcemente Pietro, nel tentativo di tirarlo su.

Simone si alza da terra, il suo volto ha quella solita espressione  monotona che usa per non mettere in mostra la propria paura. "Seguimi. Dobbiamo parlarne in privato."

"È per parlare di... beh, noi due? Senti, forse è meglio se ne riparliamo un'altra volta-"

"Non stiamo parlando di questioni sentimentali." lo interrompe Steins. Lui si allontana per gli affari suoi, in attesa che l'altro lo segua. 

Ovviamente Pietro lo raggiunge. Adesso sono tutti e due accanto alla recinzione che separa il cortile dal parcheggio della scuola. Più in là c'è una strada che passa proprio a fianco alla città, separandola dal resto del mondo come una muraglia. Ancora più in là si vedono colli, piccoli borghi nel mezzo della boscaglia che sembra farsi sempre più arida di girono in giorno. Servirebbe un miracolo per riportarla al suo originale splendore. 

"È buffo." inizia Simone.

"Come?"

"Ieri notte, Cassandra è entrata in casa mia per mano di un certo Igor. Inizialmente trovavo la sua visita irritante, ma poi mi ha chiesto di dirle cosa pensavo e da lì abbiamo iniziato a parlare."

"Sul serio? E nessuno vi ha sentito?"

Simone ridacchia per un istante. Dovrebbe suonare divertito, ma ricorda molto il verso di un animale dolorante. "Mia madre deve averci sentiti. Crede che ho segretamente una fidanzata ora. Avrei voluto dirle che non sono interessato, ma ho cambiato idea perché non mi fido di lei."

Pietro è sul punto di scoppiare a ridere, ma riesce a trattenersi. Non vuole mancare di rispetto a lui, soprattutto mentre sono entrambi da soli. "Vabbè dai, non farci caso a tua mamma. Con noi sei libero di essere te stesso, tranquillo. Gli amici servono a questo."

"Giusto, a proposito... Ho detto a Cassandra qualcosa che dovresti sapere pure tu."

Pietro immagina rapidamente tutte le opzioni possibili, ma la vera rivelazione lo coglie interamente alla sprovvista: "Non verrò con voi al quartiere di sud-est, stasera."

"Simo, ma-avevi detto che ti eri unito a queste indagini perché mi volevi bene! È cambiato qualcosa? Va tutto bene? C'è un problema?"

"Non è una questione personale!" lo rimprovera Steins, "e abbassa la voce, qualcuno potrebbe sentirci. Anzi, copriti pure la bocca, giusto per essere sicuri che nessuno possa leggere il nostro labiale."

Un po' paranoico da molti punti di vista, ma Pietro non riesce a dargli torto. Coperta la bocca con le mani, si china accanto al proprio compagno di avventure. "Ok ok scusa, non ci avevo fatto caso. Va meglio ora?"

"Sì. Comunque, ho deciso di non venire con voi perché, onestamente, ho paura. Da quando sono stato attaccato da Cronos, ho considerato davvero la possibilità che questa avventura potrebbe costarci la vita. Sai di che cosa è capace quell'uomo, giusto? Sembra in grado di manipolare il fuoco, si aggira per la città di notte insieme a una specie di bestia vagamente simile a un cane."

"Accidenti! Quasi quasi mi viene voglia anche a me di piantare in asso tutti quanti e restare barricato a casa, peccato che non posso. Ho promesso a Irene che l'avrei fatta pagare a quei balordi, non posso tradirla così!"

"E non dovrai farlo." annuisce Simone. "Purtroppo, io non ho mai avuto legami così forti con nessuno, eccezion fatta forse... per te."

Pietro sorride. "E menomale che non era personale!"

"Onestamente, cerco sempre di mostrarmi in controllo, astuto e insensibile, ma... le uniche cose a cui tengo davvero sono i miei sogni, che per ora sono solo tre: diventare un dottore, tornare da mio padre a Ettal, e... starti accanto anche solo per un secondo."

Il più grande tra i due si passa una mano tra i capelli. "Sul serio? Umm... che bei sogni che hai."

Simone tira un respiro di sollievo. "Per questo non voglio morire. Ho bisogno di restare in vita così un giorno potrò ottenere ciò che davvero desidero."

"Ok, onestamente? Penso che hai ragione, cioè, anch'io in un certo senso non ho nulla da guadagnarci se vado lì e mi ammazzano! Quindi, sì ti capisco, non sei obbligato a seguirci."

"Ovviamente sì, ma in realtà... non voglio abbandonarvi, non dopo tutto questo tempo."

Pietro adesso lo guarda incuriosito. "E allora che vuoi fare?"

L'altro gli risponde con uno sguardo di complicità. "Molto semplice. Non vi seguirò direttamente, ma sarò, guarda caso, proprio dietro di voi, come se stessimo facendo casualmente la stessa strada."

Appena sentito il suo piano, i suoi occhi sembrano quasi illuminarsi: "Ma sei un genio! Di questo passo sul serio che ce la fai a diventare dottore!"

"Si vede che giocare a scacchi mi ha fatto bene. In ogni caso, non potrò farmi vedere insieme a voi o altrimenti l'intera idea sarà inutile. Se qualcosa dovesse andare storto, mettiti in salvo e torna subito all'uscita del quartiere di sud-est. mi troverai lì."

"Oh, bene! Mi metterò nei guai allora!"

"Molto divertente, sai?"

Per un momento, i due si dimenticano totalmente di coprirsi la bocca o di parlare a bassa voce e iniziano a ridere entrambi. Com'è bello, per una volta, poter essere spensierati insieme senza doversi preoccupare di una setta segreta dalle mire indecifrabili che elimina chiunque tenti di svelare le loro operazioni. Soltanto due ragazzi legati l'un l'altro da lunghe passeggiate solitarie, giornate passate in compagnia e adesso anche questa nuova avventura.

Simone si alza da terra per primo, adesso è alla stessa altezza di Pietro. "Un'ultima cosa: so che stiamo entrambi cercando di evitare l'argomento in maniera molto imbarazzante, ma... Ich mag dich. È meglio che vada, l'intervallo sta per concludersi."

Molte volte, Simone aveva provato a insegnare il tedesco a Pietro, senza molti risultati. Ma in quel preciso istante, Pietro si ricorda di quella semplice frase che lui aveva provato spesso a insegnargli. Adesso tutti i conti tornano. Era quello il suo piano sin dall'inizio? Pietro ci ride su, mentre guarda Simone tornare in classe tutto solo. Lui è proprio qualcosa di straordinario.

Una Macchia Sul VoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora