Capitolo Trentasette: L'Incubo

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"Siete sicuri che funzionerà?"

"Vi assicuro che non correrete rischi."

L'uomo dal cappotto nero era seduto davanti un tavolo di acciaio arrugginito. Davanti a lui, un signore sulla quarantina lo guardava preoccupato, mentre sfregava le proprie mani tra di loro nel vano tentativo di placare la propria inquietudine.

Quello col cappotto si alzò e ricominciò il suo discorso: "Vi daremo tutto ciò di cui avremo bisogno. Cibo, alloggio e cure mediche. Così in futuro potrete riportare la vostra famiglia al suo originario splendore. Tutto ciò che vi chiediamo in cambio è..."

"Lei, giusto." lo interruppe lui. 

All'angolo della stanza giaceva una ragazza giovane e pallida. I suoi lunghi capelli coprivano la faccia completamente, il suo respiro era talmente debole da essere quasi impercettibile. Appena l'uomo dal cappotto nero schioccò le dita, un'altra persona entrò da una porta secondaria e sollevò da terra la gracile fanciulla. Lei non reagì.

"Da oggi in poi vostra sarà il nostro asso nella manica. O meglio, la nostra pedina più importante."

Il padre abbassò lo sguardo. "Che cosa volete dire con questo? Cosa volete volete da mia figlia?"

"Non si preoccupi, scopriremo tutto molto presto."

Detto questo, egli fece un altro cenno al suo assistente, che si affrettò verso l'altra parte della stanza. Appena esso premette un pulsante nascosto dietro un vecchio schedario, tutta la parete divenne un turbinio multicolore lampeggiante, come lo schermo di un computer rotto. Sulla sua superficie apparivano le immagini di tutti loro, ma il paesaggio sullo sfondo era talmente oscuro e turbinante da essere incomprensibile.

"Accettate la nostra proposta?" lo interrogò per un'ultima volta. 

Il padre gli diede le spalle per un attimo, perso nella consapevolezza che qualunque scelta avrebbe preso gli avrebbe probabilmente rovinato la vita. Infine, dopo un respiro profondo, lui prese la sua decisione: "Ci uniremo a voi, a una condizione."

"Che cosa desiderate di più da noi?"

"Vi prego, non fate del male a mia figlia." confessò il padre, poco prima di crollare su una sedia di plastica mezza rotta. "Voglio... che lei sia felice."

"Abbiamo un accordo allora. Benvenuti nella nostra bellissima e libera comunità. Non vi pentirete mai di questa scelta." affermò compiaciuto il signore prima di fare un altro cenno al suo assistente. 

Esso prese in braccio la ragazza e iniziò a camminare dritto verso lo specchio, senza neanche preoccuparsi della parete davanti a loro. Appena toccò lo schermo, questo iniziò a piegarsi, suscitando onde di vetro sul pavimento e sui volti dei presenti..."


Lei si sveglia di soprassalto nel cuore della notte. La candela di cera tenuta sotto il comodino è ormai giunta alla fine della sua breve vita, di essa non resta altro che una calda poltiglia di cera. È stato il vento a ucciderla, è entrato nella stanza da letto di Cassandra ed ha ucciso la sua unica luce con un semplice battito d'ali. L'ultimo filo di fumo fluttua fuori dalla finestra, lasciando la ragazza a contemplare gli eventi passati, forse perduti e forse dimenticati. Almeno fino ad ora. Il suo petto inizia a farsi stretto e soffocante, una gabbia di tensioni mai alleviate e domande che non hanno mai ricevuto risposte. E dentro la gabbia, nulla riesce a scappare.

Cassandra ha a malapena il fiato per restare in piedi. "Chi... chi è quella persona?" 

Il suo sguardo rimane fisso a osservare la propria ombra. La luce lunare disegna e cancella di continuo la sua sagoma, dando vita a uno spettacolo grottesco di qualcosa che non è vivo, ma sembra muoversi di volontà propria. E poi... l'ombra si allunga ben oltre i contorni del suo corpo, pietrificato dinnanzi al prodigio manifestato dal nuovo visitatore.

Una Macchia Sul VoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora