La notte è passata come se nulla fosse successo. Andrea si sveglia poco prima delle sette del mattino. La nuova giornata inizia con la solita routine, ma la voce di sua madre lo coglie alla sprovvista.
"Andrea, fermati un attimo. Facciamo quattro chiacchiere." lo chiama lei.
Lui ubbidisce controvoglia. "Che c'è? Vorrei arrivare a scuola in anticipo, dovrei parlare con..."
Moira fa un cenno con la testa: "Non c'è fretta. Come è andata con Pietro e gli altri? Va meglio ora che voi due avete fatto pace?"
Andrea esita un attimo. "Non so. Che c'è stavolta?"
La madre si avvicina a suo figlio, il suo sguardo rimane fisso su di lui. "Avete parlato di cosa sta succedendo negli ultimi giorni, vero?"
Il ragazzo si blocca un attimo. "No, abbiamo soltanto parlato di scuola e di... nient'altro."
Moira finge di sorridere. "Non sei mai stato un bravo bugiardo. È rischioso quello che hai fatto."
"E cosa dovrei fare?!" sbotta Andrea, "Restare ad aspettare che una forza superiore sistemi tutti i guai per me? Mamma, l'altro giorno pensavo che eri morta, non ti basta come motivazione?"
Sua madre abbassa lo sguardo. Lei stessa è curiosa su cosa lo ha reso così ostinato, anche se ha un paio di ipotesi al riguardo.
Alberto arriva dalla cucina. "Per ora non possiamo fare molto da soli. Io e la mamma avevamo un'idea però. Oggi andremo al municipio a parlare con il sindaco riguardo gli incidenti, almeno così ci possono aiutare."
Andrea gli dà le spalle. "Ok va bene ho capito. Ora devo andare a scuola, ciao."
Moira lo interrompe di nuovo: "Per oggi sarebbe meglio se resti a casa, è troppo pericoloso. La signora in grigio farà la guardia davanti a casa nostra, se c'è qualcosa che non va chiedi a lei."
Alberto si avvicina a suo figlio, poi prende un oggettino di plastica dal suo gilet. "Tieni, questa ricetrasmittente l'ho costruita proprio ieri sera. Basta premere questa levetta qui e tutto quello che dici arriverà a tutto il vicinato."
Andrea guarda i suoi genitori per capire se ha alternative, ma la risposta dovrebbe essere ovvia. Il ragazzo torna nella sua stanza e chiude la porta alle sue spalle. Si sentono dei passi e altri rumori di stoffa e chiavi per un paio di minuti, poi Andrea sente sua madre che gli augura una buona giornata come se nulla fosse successo. Andrea si sdraia sul letto, i suoi occhi sono sul punto di chiudersi ma viene interrotto dallo squillo del suo cellulare.
È Simone: "Hey, ci sei oggi? Dovremmo riunirci dopo scuola e parlare delle indagini."
Andrea sospira: "Oggi non posso uscire. Vorrei spiegarti perché, ma ti farebbe ridere."
"Perché? che ti è successo?"
"Mia mamma non vuole." commenta amareggiato il recluso.
"ach still, capita." lo consola il suo amico.
Andrea si aspettava di essere umiliato. "Tranquillo, prima o poi uscirò di qui."
Mentre parla al telefono, il ragazzo osserva il mondo esterno dalla finestra nella sua stanza. Eccola lì, la famosa signora in grigio, ovviamente chiamata così per il colore degli abiti sportivi che indossa sempre. Il dettaglio più vistoso è la sua andatura lenta e lunga. Nel mezzo della sua perlustrazione lei guarda la finestra da cui si è affacciato Andrea. Lei non dice niente, ma il suo rastrello macchiato di qualcosa non passa inosservato.
Il rinchiuso ricomincia a parlare: "Sai che ti dico? Oggi non vado da nessuna parte. Se vuoi puoi telefonarmi stasera e mi dici com'è andata. Io resterò qui a... pensare."
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Una Macchia Sul Volto
Fantasy[COMPLETATA E IN ATTESA DI UNA FUTURA REVISIONE] Vincitore del concorso "Arcobaleni" di @unicornwishes e @chiccaflower (LISTA SEPPIA) Questa è la storia di Andrea Ignoto, un ragazzino del liceo con un'enorme macchia scura sul suo volto ed un tem...