Capitolo 6

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Massimo

Bevo un sorso della birra bionda che la graziosa cameriera mi ha posato davanti, con tanto di sguardo languido che non ricambio troppo impegnato a sbuffare e lamentarmi. Passo il dorso della mano sulle labbra umide, è già la terza ma sono ancora ben lontano dalla sbornia che spero di raggiungere. «Non posso ancora crederci che quello spilorcio mi abbia pagato una settimana di ferie per levarmi dai piedi.» sbatto la bottiglia sul tavolo facendone fuoriuscire la schiuma e facendo sussultare Stefania che mi sta seduta davanti con sguardo dispiaciuto. Dopo la ramanzina iniziale il mio capo mi ha stupito allungandomi sul tavolo una busta con dentro due biglietti per una vacanza per due alle Maldive. «Non vuole che continui con i miei articoli ma io so che è la verità, che quello stronzo è marcio.»

«Vuole proteggerti...»

«È il mio cazzo di lavoro, non deve proteggermi deve farmi scrivere.»

«Hai detto tu stesso che il senatore è partito in vacanza, sfrutta l'occasione e rilassati un po'. Se non è in Italia non hai che scrivere.»

Rifletto sulle sue parole, sulla mia storia e sulla mia pazienza ogni giorno più sottile.
«Fanculo okay. Andiamo.» Gli farò spendere una fortuna per ringraziarlo sorrido perfido.

Stefania mi guarda a bocca aperta. «Vuoi davvero che venga io con te?» si indica per poi rivolgere le sue mani verso di me, ne prendo una con la mia.

«Sì, Ste' sei l'unica con cui potrei andare.»

Lei si porta una mano al viso accaldato. «Io... io» balbetta emozionata.

«Tu hai bisogno quanto me di staccare da tutto questo.» Indico con gli occhi quello stupido di Matteo. «Andiamocene, godiamoci il sole e le belle cose. Al diavolo il resto.»

I suoi occhi si posano sul ragazzo che dondola sulla pista da ballo avvinghiato a una ragazza che ha appena conosciuto che senza ritegno gli infila la lingua nell'orecchio. Provo vergogna per la vita che condivido con lui, il cambiare donne come vestiti ti lascia quell'amaro che oggi non riesco a contenere.

«Va bene, ci sto. Domani comprerò il costume più sexy in commercio, voglio divertirmi.» mi volto dalla sua parte e come posso non notare che il sorriso che accompagna le sue parole non arriva a illuminare i suoi dolci occhi. Torno ad accarezzarle le mani. È così facile amarla peccato non sia io quello giusto per lei.

«Che pensi? Perché mi guardi così?» Si avvicina come pronta a condividere un segreto.

«Mi piacerebbe innamorarmi di te.» Le accarezzo una guancia.

«Grazie, amore. Sarebbe piaciuto anche a me.» Sì, sarebbe stato bello ma soprattutto semplice, nessuna complicazione niente da dover decifrare. Stefania è una adorabile donna single sincera e trasparente come un bicchiere d'acqua, è la mia metà ideale ma si sa che il cuore e la ragione non sempre fanno le stesse scelte. Le osservo il profilo, il suo sguardo è tornato sul suo tormento, è davvero bella ma purtroppo per lei il suo essere così alla mano non le giova con l'unico uomo che desidera.

«Un giorno aprirà gli occhi e ti chiederà perdono per la sua stupidaggine.» Cerco di confortarla come tante volte lei ha fatto con me.

«Già, lo farà.» Mormora poco convinta bevendo il suo drink.

«Già lo farà.» Le dico convinto io tornando a poggiarmi alla spalliera della sedia, non mi ero neanche accorto di essermi tirato su.

«E tu? Tu che fine farai?» Non ci guardiamo entrambi rivolti verso le donne e gli uomini che ballano spensierati.

«Io resterò solo.» Ne sono convinto. «Non ho più niente da dare.» Mi porto indietro un ciuffo ribelle caduto sulla mia fronte.

«Sono ancora convinta che lei tornerà sai. Io ero sua amica Massimo, sono certa che quella che ti ha mollato tre anni fa non era lei.»

«Non era lei, ah.» Scuoto il capo sconsolato dal suo insistere. «Era lei e come Stefania. Era lei fino in fondo.» Il tono rauco affoga nel liquido dorato.

«No, lei tornerà e tu avrai la tua possibilità per essere felice.» Sbatte la mano sul tavolo ancora tifosa di un duetto che non esisterà mai più.

«Ma che cazzo dici Stefania. Lei per me non esiste più.» La guardo severo sperando che chiuda questo discorso senza senso.

«Sì, come no, e infatti eccoci qua mezzi ubriachi a parlare dei se e dei ma.» ribatte poco convinta dalla mia difesa.

«Non esiste più ti dico ne sono sicuro qui.» Mi indico la testa posando l'indice sulla tempia fino a farmi male.

«Si ma esiste qui.» Le sue dita sottili si poggiano sul mio cuore.

Sospiro rassegnato. «Sta andando via, ogni giorno di più.» Lascio lei e la bottiglia al tavolo e mi dirigo sulla pista dove una giovane donna attraente mi mangiava con gli occhi. Le vado davanti sfrontato certo del mio fascino. Un sorriso le spunta sulle labbra rosse mentre con le mani solleva la sua chioma castana ondeggiando i fianchi solo per me. Le dita scivolano lentamente fra i riccioli catturando la mia attenzione, istintivamente mi avvicino fino a portarle le labbra al suo orecchio.

«Sei dannatamente sexy e non vedo l'ora di scoparti.» Conosco il genere il suo risolino fintamente timido mi giunge nonostante la musica ad alto volume.

«Non ne sarei così sicura fossi in te.» Cazzate, parole banali per un rapporto banale. Le stringo i fianchi avvicinando i nostri bacini e inizio a muovermi al suo ritmo fino a farla ansimare. Si struscia sul mio corpo affannosa e ormai pronta a soddisfare i miei desideri.

Sorrido compiaciuto di aver ottenuto quello che volevo quando un movimento attrae il mio sguardo, Stefania mi osserva scuotendo il capo e stringendo le labbra. So cosa mi dice silenziosamente, è sempre delusa da me quando mi comporto così, ma io ho bisogno di dimenticare, ho bisogno che quel fastidio in fondo al cuore sparisca.

Alzo le spalle come a chiederle scusa, ma lei continua a scuotere il suo caschetto nero. Non so che fare amica mia è l'unico modo che conosco per non pensare. Afferro la mano di Simona e così che si chiama la donna e la porto con me fuori dalla pista fino al divanetto più buio dove mi lascio cadere trascinando anche lei accanto a me.

Alzo la mano per ordinare un'altro giro al cameriere più vicino, non sono ancora abbastanza sbronzo. Le mani di lei si insinuano dentro la mia camicia celeste dallo spazio lasciato a perto dai due bottoni che non ho chiuso, le sue labbra mordono il mio collo mentre il suo corpo si appiccica al mio. Nessuna emozione mi scuote se non l'istinto di accoppiamento. Il suo profumo è troppo forte nessuna nota agrumata. Il suo corpo è troppo sodo nessuna curva soffice e delicata. Le sue labbra sono sottili non piene e succose. I suoi baci vuoti niente li riempie oltre al desiderio.

«Cazzo, ora si che sono ubriaco.» Lei sorride lasciandosi afferrare per i capelli mentre unisco le nostre labbra in un bacio frettoloso e urgente. Giocano le nostre lingue mentre senza vergogna insinuo la mia mano sotto la sua gonna, scosto le mutandine entrando in lei li davanti a tutti, solo un misero tavolo nasconde alla vista degli altri le nostre azioni ma non importa a entrambi, non c'è nessun sentimento in quegli atti da proteggere dagli occhi indiscreti.

«Su andiamo, voglio scoparti.»

Esco nella notte fresca di marzo pronto a perdere un'altro pezzo di me pur di trovare una pace che sogno da tre anni.

Bugia o MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora