Capitolo 38

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Massimo

Sono al parco a fare una corsa e il sole è appena sorto. Non ho chiuso occhio questa notte, il suo sorriso mi ha torturato i sogni impedendomi di dormire. Sono abituato a rivivere durante la notte i nostri momenti insieme e a volte alcuni finiscono anche con lei che resta con me, ma stavolta non era il passato che rivivevo ne le fantasie di un uomo che non ha dimenticato. Le immagini erano intrise di presente, di possibilità, di speranza e di dolore. Il desiderio folle di perdonarla, per poterla avere ancora fra le mie braccia, questa voglia è talmente forte da stordirmi. Cancella tutto quello che ho sofferto, cancella il suo tradimento e mi rende schiavo di quel qualcosa che è sempre vivo dentro di me.

Scendo per una stradina affannato, sto correndo oltre il mio limite, pur di impedirmi di sentire quel qualcosa. Non mi sono illuso alle Maldive che realmente l'avrei lasciata là strappandola dal mio cuore, ma avevo finalmente trovato la forza di andare avanti. Mi ero ripromesso quella sera di andare avanti, di darmi una seconda possibilità e non sto parlando di amore, perché di quel sentimento sono stufo, ma comunque di frequentare qualcuna che non se ne sarebbe andata l'indomani. Cazzo, ne ero davvero convinto.

Avevo immaginato di gettare, quel maledetto segno del mio amore, in mare, romanticamente un giorno qualcuno l'avrebbe trovato per donarlo al suo amore, oppure, più realisticamente, sarebbe diventato cibo per pesci e sarebbe stato anche meglio perché forse, in se, non porta gioia ma sciagura.

Sento i polmoni scoppiarmi, come il cuore che pompa disperato per stare al mio passo. Vorrei davvero correre via da questa città, da questa terra, dal momento, di cinque anni fa, in cui ho incontrato quella donna che mi ha scombussolato la vita, facendomi conoscere il vero bisogno di un'altra persona e la sofferenza più profonda e intensa.

Non avevo mai sperimentato cosa significasse unirsi al proprio amore, ne conservo il ricordo di quell'atto fra di noi. Non è mai stato un mero raggiungimento dell'orgasmo, no. Il nostro appagamento era fisico quanto dell'anima, lei riusciva a farmi perdere nell'oblio di amare e essere amato. Quel momento perfetto e unico in cui i cuori battono all'unisono, i corpi si fondono bramosi, gli occhi si legano brillanti di segreti e rivelazioni e le labbra si congiungono per poi dividersi nella necessità di urlare la propria estasi e il proprio amore.

Perché io, a lei, le avevo detto che l'amavo. Avevo pronunciato quel ti amo sentito fino alle viscere, quel ti amo che non puoi più trattenere, da cui dipende la tua stessa vita e lei... lei lo aveva detto a me, con pari intensità.

Mi passo la manica sulla fronte sudata.

O almeno era questo che mi aveva fatto credere, prima di annientare la mia esistenza, come Thanos che schiocca le dita per far sparire tutti, così lei, in un giorno che doveva essere speciale, con una terribile parola, ha cancellato la mia esistenza.

Il tradimento: la peggiore delle punizioni, per un povero uomo che si affida ad un'altra persona. Mai più puoi tornare te stesso, quando la purezza dei sentimenti viene intrisa dalla terribile puzza della bugia. Nessuna magia potrà mai riparare le crepe profonde dell'insicurezza e del pentimento, per aver donato incondizionatamente.

Questo io sento o, almeno, sentivo.

Mi fermo appoggiando le mani sulle ginocchia e respiro affannosamente. Non è sufficiente l'aria che mi entra in corpo e questo non è altro che un'esasperazione di quello che provo da tre anni a questa parte. Non è sufficiente l'aria che riesco a respirare, ho sempre il fiato corto, sospeso, rubato da quella che doveva essere la mia donna.

Ritorno a passo lento a casa, il dolore al costato dopo lo scontro di ieri con Tommaso mi sta torturando, devo mettergli sopra del ghiaccio per lenire il dolore. Magari fosse altrettanto facile con il cuore.

Perché quell'idiota ha ripreso a battere senza sosta, da quando a percepito la presenza di lei. Non l'ho fatta entrare volutamente, ma lui l'ha sentita ugualmente, come se fosse stata inserita una nuova batteria su di una sveglia e ora mi ritrovo a lottare la mia battaglia solo con tutti schierati contro. Perché il mio corpo ha già scordato tutto. Il figlio prodigo torna e lui l'accoglie a braccia aperte, pronto a farsi trafiggere di nuovo.

Solo la mia mente, che ancora rivive quel momento in cui lei mi ha parlato, non si lascia abbindolare dal suo profumo, dai suoi occhi, dai suoi sorrisi, dalla sua intelligenza, dal suo fisico invitante. Una lotta impari che traballante porto vittorioso a casa dopo la prima settimana, ma da domani cosa accadrà? Cosa ne sarà di me?

Arrivo al mio appartamento e cerco subito il telefonino, è ancora presto, ma non mi importa. Cerco di fretta un numero che chiamo senza esitazione.

«Pronto.» Il suono è assonnato e rauco.

«Stasera usciamo. Passami a prendere per le nove. Ciao.» Allontano il cellulare che poi riavvicino, consapevole, che ho risvegliato il mio interlocutore.

«Ma ti sei rincoglionito? Non sono neanche le otto.» Matteo è decisamente infastidito. «Cazzo. Non potevi aspettare a dirmelo, almeno, quando il sole fosse sorto. Che cazzo ti è preso.» Fisso il panorama fuori dalla finestra e resto in silenzio.

Sento il rumore di lenzuola scostate e lo immagino sedersi a bordo del letto, con i piedi nudi posati sul pavimento.

«Che è successo ieri?» Faccio una smorfia che dovrebbe essere un sorriso. Vuole sapere cosa è successo. Ah! È successo che mi sono fottuto. Vivere con lei quel momento così importante per me è stata una catastrofe, per i muri che avevo innalzato. Troppo importante e troppo intenso quell'attimo per impedirle di fare breccia e di scombussolarmi la vita. Dovrei confessargli questo, è invece resto in silenzio.

«Cosa vuoi ottenere scopandoti un'altra?» Sospira esasperato e siamo solo al quinto giorno.

«Strano che tu me lo chieda.» Stavolta non resisto a rispondergli.

«Pensi ti possa aiutare?» No. Che cazzo mi può fare scoparmi una banalità.

«Ho bisogno di spegnermi.» L'uomo quando gode acquisisce, in quel tempo necessario alla ripresa, il totale annebbiamento della mente e io ho bisogno di quel fottuto momento di pace.

«Stasera usciranno con Stefania. Lei è convinta di voler sapere e mi ha confessato che la perdonerà.» Stavolta rido veramente.

«Matteo, Stefania l'ha già perdonata. Per lei non è mai stato vero niente e il fatto che ora sia tornata, la rende sicura di aver avuto sempre ragione.» Piccola ingenua amica mia.

«E tu?» mi butto sul divano sono stato tutto il tempo fermo davanti alla finestra.

«Cosa?» Sono stanco.

«Tu le parlerai? La perdonerai? Tu cosa credi, Massimo?» L'incalzare delle sue domande mi infastidisce.

«Che sono cazzi miei.» Recupero la sigaretta elettronica dal tavolino in legno davanti a me.

«Ti farebbe bene parlare più che tirare pugni e scopare.» Tiro la prima boccata e sto meglio.

«Sei sicuro che parlare sarebbe meglio di scopare?» alzo un sopracciglio scettico.

«Se lo fai per il fatto che sia tornata, sì. Poteva andare bene quando dovevi dimenticarla, ma ora ti aiuterà a sentirti una merda.» Scoppio a ridere.

«Ma com'è che sei così filosofo di prima mattina?»

«L'ironia non ti aiuterà. Se non risolvi i tuoi demoni starai sempre peggio.» Annuisco sconvolto dalle sue parole.

«Dovresti seguire i tuoi consigli.» Potrebbero aiutarlo con Stefania.

«Non sono bravo ad aiutarmi.» Sospira e questo mi fa riflettere.

«Ci vediamo dopo.» Chiudo perché non potrei sentire altro da lui ma, soprattutto, non potrei sopportare di sentire la verità da Eva.

Bugia o MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora