Capitolo 66

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Eva

Lo stuzzico come non avevo mai avuto il coraggio di fare. Non avrei mai osato fare battutine di questo genere quando mi sentivo insicura del mio corpo e in fondo anche di piacergli veramente, ma ora... ora mi sento una donna più forte e mi piace esserlo.

Il fiato accelerato di Massimo è un dolce premio per la mia intraprendenza. Stringo il labbro inferiore fra i denti, vorrei tanto essere con lui.

«Mia cara, tu riesci a soddisfarmi solo esistendo.» Ancora il rumore del suo respiro riempie il mio orecchio e mi fa andare su di giri.

«Vorrei fossi qui.» Il suono di un gemito trattenuto è una melodia che fa vibrare il mio corpo, come l'uomo che lo ha emesso.

«Eva, così mi uccidi. Cazzo, se vorrei anche io essere con te.» Le fantasie si scatenano e ora anche il mio fiato è spezzato. Gioco con il fiocchetto dei mie slip desiderosa di andare oltre.

«Eva... se ti stai toccando così come desidero fare io, prendo il primo volo e sono da te piccola.» La sua voce sofferta mi fa sorridere.

«Ci stavo pensando...» un altro gemito. «Ma preferisco siano le tue di mani a darmi piacere. Attenderò il nostro incontro con molta voglia.» Sono fatta brava a giocare con le parole.

«Donna, sto per venire nei pantaloni come un'adolescente. Dannato Ranieri.» Un lamento gutturale stimola il mio basso ventre.

«Non mi dispiacerebbe affatto sapere di avere questo potere su di te, ma...» mi vergogno solo a pensarlo. «Ma vorrei beneficiare della tua calda libido.» Chiudo gli occhi immaginando e mi ritrovo sempre più eccitata.

«Eva, sei la mia tentazione. Mi sto toccando come un quattordicenne davanti a una rivista porno e sono in auto, il che non è affatto un bene.» Ansimo ora io, in quel freddo telefono che ci unisce, ma non abbastanza.

«Penso sia meglio chiudere prima che ti arrestino. Mi manchi.» Sussurro contando già i giorni.

«Mi manchi anche tu.» Un suono frustrato che condivido pienamente segue le sue parole.

«Buonanotte.» Lo saluto anche se non vorrei.

«A domani.» Bisbiglia lui prima che il vuoto silenzio cali fra noi.

Mi giro sul fianco indispettita, perché devo sempre attendere per godere appieno della mia felicità.

La mattina mi trascino giù nel ristorante dell'albergo per una grande dose di latte e caffè. Sono esausta non ho dormito molto visto che ogni volta che mi appisolavo il mio Massimo veniva a farmi compagnia. Un dolce supplizio.

Annalisa mi accoglie sorridendo seduta già al mio tavolo e in fondo ne sono felice, almeno finiremo prima il lavoro e magari potrò anche tornare prima.

La mattinata vola tra luoghi da fotografare e spostamenti in auto, ma il "buongiorno" di massimo è stato un prezioso momento.

Mentre cerco l'angolazione giusta per l'ennesima foto non riesco a credere che sia tutto reale. È di nuovo mio. Meravigliosamente mio. Incredibilmente mio.

Ripenso alle sue parole sul nuovo rapporto che l'ha fatto capitolare ed è vero, siamo noi ma in maniera diversa. Io sono cambiata, sono cresciuta e ora non dubiterei mai più dell'amore come ho fatto tre anni fa.
Anche lui è cambiato. Sembra ancora più sicuro di quanto non fosse prima, un treno che non accetta fermate se non per sua volontà e ha scelto me. Forse, ora, non avrebbe creduto alla mia bugia.

Finisco il primo giorno di lavoro soddisfatta per quello che ho fatto. Torno in camera a inviare le prime foto alla redazione e ovviamente non resisto a chiamarlo. Apro l'acqua della vasca da bagno e lascio scivolare una buona dose di bagnoschiuma.

«Pronto.» Dal tono credo sia ancora a lavoro.

«Ciao, io per oggi ho finito. Tu no, vero?» Credo si stia spostando dai rumori che sento.

«Eva... no, sono ancora dal pm. Da tutto il giorno. Massaro si dichiara innocente e il tipo giapponese è scomparso. La polizia nipponica lo sta cercando ovunque.» Sospira stanco. «Tu?»

«È divertente che non abbia vergogna a dire il falso neanche davanti a foto e video.» Faccio una smorfia.

«Hanno trovato due ragazze in un'appartamento pagato da lui in centro. Sostiene che sono nipoti di amici, visto che sono minorenni.»

«Che vergogna.» Camhio discorso perché non mi va di perdere tempo a parlare di quel mostro. «Io sono appena rientrata e mi sto preparando un bel bagno.» Chiudo il rubinetto, metto il vivavoce e mi immergo nell'acqua calda che mi pizzica la pelle che subito si arrossa.

«Stai entrando ora vero? Sento il rumore dell'acqua. Cielo Eva, non avevo ancora risolto il mio problema di ieri sera.» Mugugna sexy al telefono. Lo immagino toccarsi i capelli con gli occhi chiusi intento a immaginarsi me.

«Beh, neanche io.» Sussurro sensuale per fargli percepire quanto io lo desideri.

«Eva...» È un dolce lamento.

«Massimo! Venga dentro. Stiamo aspettando lei.» La voce di un uomo interrompe la nostra conversazione.

«Cazzo. Arrivo!» Urla rompendo il momento.

«Vai. Buona serata.» È triste dover già chiudere.

«Buon bagno, mia dolce Eva. L'immagine di te nuda fra la schiuma è qualcosa che voglio rivivere di persona.» Sorrido e anche questa volta mi ritrovo sola nel silenzio.

Finisco di lavarmi e mentre aspetto la cena in camera chiamo Vanessa, non ho avuto modo di parlare con lei se non con brevi messaggi. Non sa ancora la novità.

«Era ora. Ti pare giusto non farti sentire per due giorni? Che intenzioni hai? Vuoi rimandare tutti a mercoledì?» Le sue proteste sono sempre divertenti.

«Ciao Vanessa. Si sto bene e ora sono in camera. Tu che ne sai di mercoledì?» la prendo in giro.

«Quel povero Massimo... come hai potuto dirgli di aspettare fino a mercoledì. Non ti ho insegnato niente? L'attesa è una rovina, toglie il patos, l'emozione al momento. Vedi me e Roberto. Continuava a trattarmi come una donna dell'ottocento, ieri mi sono stancata e l'ho fatto urlare come un cantante lirico. Però non è questo il succo. Come diavolo hai potuto lasciarlo là?» Le troppe informazioni mi stordiscono, cerco di cancellare l'immagine della lirica e mi concentro sulla parte che riguarda me e Massimo.

«In realtà...» Non mi fa neanche parlare.

«Cosa, cosa?» sorrido alla mia pazza amica.

«Poi io sono andata da lui quella sera...» sospiro al ricordo.

«Oh, sì! Brava ragazza, lo sapevo che mi ascoltavi.» Apro al camerieri che spinge in stanza la mia cena.

«Vanessa, sembra assurdo ma abbiamo risolto.» Le confesso emozionata. Dopo il groviglio di emozioni ora mi sembra tutto così semplice.

«Dimmi che te lo sei fatta. Che hai rinunciato alla castità?» È incredibile.

«Vanessa.» Mi scandalizza sempre la sua schiettezza.

«Lo sapevo sorella. Ora siamo felici entrambe.» Già.

«Sì, peccato questo viaggio.» Non ci voleva proprio.

«Poco importa, finirà presto. La mia bella e il suo principe azzurro hanno avuto il lieto fine...» Come possa essere anche romantica è un mistero.

«Spero davvero di sì.» Apro il coperchio del piatto davanti a me, ho un po' di fame.

«Ne sono certa tesoro. Ora vivrete felici e contenti.» La sua voce ora è emozionata.

«Grazie, del sostegno, dell'amicizia di tutto Nessa.» se non fosse stato per lei.

«Ti voglio bene, amica mia.»

Vissero felici e contenti, posso davvero sperarci?

Bugia o MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora