Vanessa
Ho passato la piastra hai capelli per poterli raccogliere in una coda e coprirli con un berretto. Ho appena finito il turno di notte e sono passata da casa per una doccia e per prendere le foto mie e di Eva. Ovviamente il soggetto sono quasi sempre io ma è stata lei a scattarmele e ho il desiderio di guardarle con lei.
Ricaccio indietro le lacrime mentre mi fermo al nostro bar preferito a prendere due cappuccini e due cornetti vuoti ai cereali. È un assurdità lo so bene, sono un medico, ma proprio per questo credo fermamente nel potere della mente umana. Se io mi convinco che lei si sveglierà sono certa che Eva non potrebbe mai farmi un torto simile. Diverse volte ho sperato nel mio lavoro e ho vissuto di tutto ma ora ne sono coinvolta troppo profondamente per non crederci con tutto il cuore.
Arrivo in ospedale e lo trovo particolarmente in fermento per il cambio del turno, mi scrollo il soprabito per le piccole goccioline di pioggia che si sono fermate sul mio tranch nero. Salgo in ascensore insieme ad altri colleghi, con il profumo del mio pacchetto che si spande per l'ambiente. Qualcuno si gira invogliato da quell'aroma ma non permetterei a nessuno di toccare il mio cibo.
Cammino decisa verso la stanza numero sei e trovo un'infermiera sulla cinquantina molto materna che sta istruendo un collega sui valori da controllare. Non mi lascio sfuggire ciò che dice e non appena mi è possibile faccio qualche domanda.
«Salve.» Saluto togliendomi il soprabito che appendo alla sedia.
«Oh, salve.» Mi risponde la donna.
«Buongiorno.» Le fa eco un uomo di quarantanni. Non è niente male devo dire. Oh Eva Eva, se solo mi permettessi di farti qualche battutina.
«Scusate, non ho potuto fare a meno di ascoltare. Sono la dottoressa Adamo Vanessa, potreste dirmi come sta la mia amica.» Mi avvicino a loro nella speranza che mi rispondano.
«Sa dottoressa che non potremmo, la privacy.» Sì, purtroppo lo so.
«Lo so, perfettamente, ma giuro che non vi sarò di intralcio né entrerò nel merito della terapia, ho bisogno di sapere veramente come sta la mia amica.» Gli occhi mi diventano lucidi a contrasto con il tono professionale che ho cercato di mantenere. Questo smuove i due che dopo essersi guardati mi informano di tutti i dettagli. Purtroppo la situazione è grave. Ha sicuramente già smaltito i farmaci che la tenevano addormentata e quindi avrebbe dovuto iniziare a mostrare i primi segnali di risveglio ma come, purtroppo, posso ben constatare da sola non ve ne sono.
«Vi ringrazio.» Stringo il braccio all'infermiera per dimostrarle tutta la mia gratitudine, perché nonostante non siano buone notizie, sono felice di avere un'idea più chiara della situazione. L'operazione sembra andata bene, non c'è febbre e le ferite stanno asciugando come previsto, è la situazione generale che è drammatica.
Eva starà sicuramente lottando molto per restare con noi, le ferite sono state inflitte, davvero, con l'intenzione di ucciderla.
Mi lasciano poco dopo sola con un sorriso di conforto e parole di coraggio. Non lo faccio forse sempre anche io, allora perché ora mi sembrano così poco convincenti.Accarezzo il braccio scoperto di Eva e mi siedo sulla sedia accanto a lei. Devo ringraziare Massimo per questa possibilità di starle accanto. È stato molto dolce da parte sua pensare che lei abbia bisogno di tutti noi.
«Sai amica mia, avevi ragione, è davvero un grande uomo, oltre che strafigo. Perché sappi Eva che ti sei scelta proprio un bel manzo. Quindi apri gli occhi e alza il culo bella, prima che qualcun'altra approfitti dell'uomo triste e bisognoso di conforto.» Mi levo il berretto. «Sai che io sono brava a picchiare ma con quel bell'uomo sarebbe un lavoro a tempo pieno.»
Apro il pacchetto che avevo posato sul comodino. Esco entrambi i cappuccini e i cornetti. Prendo la mia metà e bevo un sorso della bevanda, ne avevo proprio bisogno. «Se non ti sbrighi a bere e mangiare finisco tutto io, lo sai.»
Una giovane donna entra in stanza senza bussare, mentre stavo raccontando a Eva della mia nottata a lavoro.
«Lei è?» Ora io dico, anche se sei una poliziotta non significa che non devi usare le buone maniere.
«Buongiorno agente, sono Vanessa Adamo la migliore amica della qui presente Eva.» Il mio tono è poco cortese a discapito delle parole usate.
«Mi scusi, ma il mio collega è dovuto andare via di corsa e la stanza è stata per poco tempo senza protezione, ho sentito una voce e...» wow che agenti. «E mi sono allarmata. Torni pure a parlare io sono qui fuori.»
Le faccio cenno di assenso e mi rigiro a farmi i fatti miei verso Eva. «Dimmi tu se questi dovrebbero difenderti. Per fortuna che tu hai me.» Gli occhi mi si annebbiano ancora. «Perché non hai chiamato aiuto? Come hanno fatto a prenderti?» Io non capisco. «Sei sempre stata così attenta a non fidarti delle persone e poi ti fai fregare così. Devo sempre insegnarti tutto.» Mi asciugo una lacrima e tiro fuori l'album di foto dalla borsa. «Sei pronta? Sto per tartassati con le nostre foto.»
Inizio il racconto di ogni singola foto, ogni pagina parla di noi e spero con tutto il cuore che lei possa rallegrarsi per le stupidate che le dico senza far caso al fatto che sto parlando da sola. Perché lei è qui, con me e presto si sveglierà per dimostrarlo.
Non pensavo di poter trovare qualcosa da dire per così tanto tempo e solo quando vedo il cielo imbrunire capisco che Massimo starà per arrivare.
«Sai Eva, anche io voglio un amore così.» Le prendo la mano. «Sai, si vede lontano un miglio quello che lui prova per te, è sempre stato così. Non posso dimenticare la prima volta che ho visto posare i suoi occhi su di te, a casa nostra. Tu parlavi con quel Flavio e gli davi le spalle ma lui ti aveva riconosciuta nonostante la penombra.» Chiudo gli occhi un attimo. «Non so come si possa rappresentare l'amore ma nei suoi occhi vi era una luce, un calore che non può avere altro che quel nome.»
Riapro gli occhi osservando il viso pallido di Eva e quel livido nero sulla guancia sinistra con sfumature viola e gialle. «Cosa si prova ad essere amate così?» Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo ma ho sempre provato curiosità verso quell'amore così forte, da aver superato la lontananza e le bugie.
«Come ci si sente quando due occhi come i suoi ti si posano addosso?» Cerco di immaginare. «Penso che ci si senta leggere e vibranti. Non se ne può più fare a meno, vero? E allora torna Eva!» cazzo, come mi fa arrabbiare quando non mi ascolta.
«Ciao, Vanessa.» Massimo in jeans e maglione nero entra in stanza, credo stia ancora piovendo perché è bagnato il giubbotto di pelle che posa sulla sponda del letto come anche il berretto. Ha avuto la mia stessa idea.
«Ciao.» Gli rispondo ma le sue attenzioni sono tutte per la mia amica. Le si avvicina per poi posarle un bacio a fior di labbra. Un lieve contatto che mi fa battere il cuore e riempire gli occhi di lacrime. Cerco di riprendermi, non è certo il caso di mostrare il mio dolore, il suo è già grande abbastanza. E poi mi incanto a fissare l'azzurro dei suoi occhi diventare mare in tempesta quando si posano su di lei.
Ecco Eva, è questo l'amore.
Come una pazza saluto velocemente Massimo con una scusa e corro a rinchiudermi in bagno dove scoppio in un pianto disperato.
Ti prego Eva, svegliati!
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Bugia o Magia
RomanceEva e Massimo. Amore e risentimento. Odio e nostalgia. Bisogno e orgoglio. Emozioni contrastanti per chi si è amato in passato e ora vive nell'illusione di poterne fare a meno. "Come un mago provetto ho imbastito uno spettacolo che ha cancellato la...