Massimo
Alla fine ci siamo, addormentati sul pavimento sporco, io stretto alla mia bionda come se il tempo si fosse fermato. Al mattino sento un po' di disagio a risvegliarmi con i suoi capelli fra le labbra e il suo corpo sul mio. Resto fermo a fissare il soffitto mentre il mio respiro inizia nel mio petto e finisce nel suo, in una sintonia perfetta. Accarezzo i suoi capelli come amavo fare un tempo, stessa morbidezza, stesso profumo, stesse emozioni. No, anzi no, più forte e intense in appena sette miseri giorni.
La sua mano sul mio sterno si muove leggermente ed è bello sapere che non è solo un sogno, uno dei tanti che ho fatto in questi tristi anni. Avevo ragione, alla pallida luce del sole la forza che mi ha spinto qui è un po' sbiadita, ma non per la donna che stringo, ma per le ferite che porto ancora sul cuore.
Il suo capo si inclina indietro e i suoi occhi verdi mi si mostrano limpidi e sinceri. Come puoi far così Eva? Vorrei chiederle. Come puoi farmi sempre sentire così?
Il desiderio che provo deve essere ben visibile perché lei si stringe il labbro fra i denti, suscitando in me maggiore urgenza. Alzo il capo verso di lei e lei fa lo stesso verso di me e finalmente in quell'alba di un nuovo giorno, le nostre labbra sono nuovamente unite. Un bacio a stampo che mi permette di sentire la sua morbidezza, un bacio a stampo che non è sufficiente. Apro la bocca e con la lingua accarezzo le sue labbra, modello lentamente la sua forma piena e quando anche lei con un gemito approfondisce il bacio, le stringo i capelli e il capo spingendola a me con bisogno.
Ma non è sufficiente, non riesco a placare così la crescente necessità di farla mia. Veramente mia. Mia per sempre.«Oh cielo, ragazzi. Ci siamo anche noi.» Matteo borbotta addormentato, obbligandomi a staccarmi da lei e a rimettere la testa a terra. Il suo viso resta a pochi millimetri dal mio, con le guance arrossate e con un dolce sorriso che mi fa venire la voglia di mettermela in spalla e cambiare stanza.
«Sei sempre in mezzo alle palle, idiota.» Lo punzecchio allargando il sorriso di Eva che voglio assaggiare. Che sapore hanno i sorrisi? Mi alzo quel tanto che mi permette di riunire un'ultima volta le nostre labbra prima di rialzarmi del tutto e passarmi le mani nei pantaloni impolverati. «Andiamo a fare colazione?» allungo le mani verso la mia bellezza e la tiro su al mio fianco. Matteo e ancora sdraiato con il capo di Stefania sullo stomaco. «Forza bella addormentata.» Mi avvicino a solleticare la mia amica che con varie proteste alla fine accetta di andar via. Eva richiude a chiave la porta e ci segue al bar sottocasa.
Da quella sera mi sono convinto che preferivo averla al mio fianco anziché lontana, una strana relazione, un po' confusa all'inizio, ma che da tre giorni procedeva sul binario sconusciuto per noi dell'amicizia. Anche se al solo sentire il suo profumo di fiori mi sarei lanciato su di lei come l'ape. Sogno di farlo ogni cazzo di notte.
«Ho portato lo champagne.» Matteo con un po' di fiatone posa sulla mia scrivania una bottiglia e quattro bicchieri.
«Non riesco ancora a credere che Ranieri mi abbia permesso di pubblicare quell'articolo con le tue foto proprio oggi, alla vigilia della manifestazione. Domani si scatenerà il caos.» Mi accarezzo i capelli mentre mi spingo in avanti e indietro con i piedi giocando con le rotelle della sedia.
«Sono contenta per te. Te lo meriti.» Timidamente Eva esprime la sua approvazione nei miei confronti. I suoi occhi si incatenano ai miei.
«E merito delle tue foto.» La vedo arrossire e distogliere lo sguardo.
«No, hai fatto tutto tu.» Si nasconde dietro le ciglia lunghe e io sorrido al suo imbarazzo.
«Quando ti hanno detto che ci avrebbero dato una copia?» Stefania guarda l'ora sul telefono mentre scorre i suoi messaggi distrattamente.
«Verso mezzanotte. Manca meno di un'ora.» Vedo l'ora sul pc.
«Sarà il caso di mangiare la pizza allora.» Sono d'accordo con Matteo e apro il cartone al centro della scrivania.
Prendo un pezzo con il salame piccante e lo porgo a Eva so che gli piace o almeno le piaceva.
«Grazie.» Mormora sfiorando le mie dita e resta un attimo a fissare quello che le ho dato come se fosse il dono più prezioso. È ancora il suo preferito.
«Dai Massimo, passami una margherita.» Afferro l'altro spicchio per Matteo e infine una fetta per me e torno a sedermi sulla sedia alle mie spalle.
Inizio a commentare con il mio amico l'ultima partita di champions di mercoledì sera quando l'interfono suona facendo lampeggiare i vari tasti rossi sul telefono. Resto fermo dalla tensione a fissarlo e Eva interviene in mio aiuto.
«Sì.» Vedo che anche la sua mano trema è anche lei nervosa. Il pensiero che qualcuno possa bloccare all'ultimo minuto l'uscita del giornale è purtroppo una brutta realtà della nostra nazione. «Okay, vengo a prenderla.» Rimette giù, girandosi verso di noi emozionata.
«È stampato. Sta per uscire. Vado subito a prenderlo.» Agitata pronuncia quelle parole mentre già corre via per il corridoio verso il sotterraneo dove stampano il giornale.«Complimenti amico.» Stefania mi abbraccia mentre Matteo ci guarda con un grosso sorriso. «Quando vincerai il premio come miglior giornalista dell'anno ricorda di fare il mio nome.»
«Idiota.» Gli tiro un fazzolettino sporco che tenevo ancora in mano, ma sono felice di condividere con loro questo momento.
Il tempo passa lentamente nell'attesa del ritorno di Eva, cerco di regolare il respiro cercando di mantenere l'ansia sotto controllo, potrebbero aver comunque modificato qualcosa e non voglio rimanerci male.
Una spossata Eva arriva in stanza con il fiato corto e i capelli sfuggiti alla coda ora tutta in disordine. «Ecco.» Alza la mano con i fogli arrotolati. «Non ho avuto il coraggio di guardarlo da sola.» Ci confessa mentre si avvicina alla scrivania. Ci tiriamo tutti su e io mi avvicino al suo fianco, ho bisogno di lei in questo momento.
Le sue dita tremanti srotolano la carta ancora calda appena stampata, si sente l'odore forte dell'inchiostro che le macchia anche le nocche. Millimetro dopo millimetro si palesa ai nostri occhi la foto che Eva aveva fatto in quell'aeroporto in Giappone al centro del foglio e in apertura, cioè in alto a sinistra il mio articolo. Leggo velocemente le prime parole ed è lui senza censura, senza modifiche.
Apro la bocca senza parole e mi volto verso Eva che contemporaneamente fa la stessa cosa girandosi verso di me. «Ce l'hai fatta.» Mormora felice. «Ce l'hai fatta.» Ripete prima che io l'afferri per stringerla fra le mie braccia. Non esiste altra persona al mondo che avrei voluto al mio fianco in questo momento e non esiste altra persona con cui avrei voluto condividere questa vittoria, perché far arrestare quell'uomo è una grande soddisfazione.
Nascondo il mio viso fra i suoi capelli, premendo gli occhi sul suo collo mentre la voce entusiasta di Stefania legge le mie parole riempiendone la stanza. Resto fra quelle braccia e la tengo nelle mie, stringendola quasi a toglierle il fiato. Vorrei fare l'amore con lei fino a perdere il fiato. Vorrei farlo fino a perdere noi stessi. Il suo bisbiglio mi fa tremare il cuore. «Sono fiera di te.» Sento una lacrima sfuggire dalle mie ciglia e bagnarle la pelle profumata. «Sei la mia perfezione.» Come vorrei crederle e smettere con questa lenta distruzione.
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Bugia o Magia
RomanceEva e Massimo. Amore e risentimento. Odio e nostalgia. Bisogno e orgoglio. Emozioni contrastanti per chi si è amato in passato e ora vive nell'illusione di poterne fare a meno. "Come un mago provetto ho imbastito uno spettacolo che ha cancellato la...