Eva
Si alza avvicinandosi a me, allunga le mani che subito prendo, troppo stanca per alzarmi da sola. Me le accarezza leggermente e poi mi invita ad andare avanti, fuori da questo ufficio. Lui resta indietro e spegne la luce. Sento i suoi passi seguirmi nel silenzio e mi fermo davanti la sua scrivania dove il pacchettino di carta è ancora intonso, dove lo aveva lasciato.
«Ti va cappuccino freddo e cornetto ormai morbido.» Alzo un sopraciglio indecisa per poi fare cenno di sì.
«Si sono dimenticati di farci mangiare.» Mi lamento sedendomi al posto di Matteo e addentando il non più cornetto friabile.
«Già.» Mangia anche lui, accarezzandosi i capelli con aria distratta.
«Pensi durerà ancora a lungo.» Spero mi dica di no, non so bene come funziona.
«Ogni giorno meglio, tra una settimana torneremo alla normalità.» Tenta di rassicurarmi. Continuo a mangiare e tiro anche io fuori il telefono come ha fatto Massimo. Le notifiche riempiono lo schermo.
«È da stamattina che non lo guardavo.» Mi dice scorrendo velocemente messaggi e chiamate. Rispondo con un messaggio a Vanessa per tranquillizzarla, mi ha chiamata diverse volte.
«Che ne dici di andare, sono distrutto.» Butta i resti della nostra colazione o cena visto l'orario e fa strada fino all'ascensore.
Della follia di questo giorno apprezzo di essere ancora con lui. Non avrei sopportato tutta questa pressione da sola o con chiunque altro, ma scorgere l'approvazione nei suoi occhi o le sue carezze di incoraggiamento mi hanno fatta arrivare alla fine ancora viva e sana di mente.
Saliamo nella sua auto come ieri sera e io penso che vorrei tanto restare con lui anche questa notte. Sono certa che non riuscirei a dormire a casa da sola, Vanessa è di turno.
«Ti va di salire?» Con coraggio gli chiedo giunti sotto casa della mia amica. Lo vedo titubante e questo mi ferisce, forse corro troppo. «Scusa. Io...» mi volto verso la strada e allungo la mano verso la portiera alla mia destra.
«Sì, voglio anche io stare con te, ma sopra ci sarebbe Vanessa e io... non mi sembra il caso.» si gratta il capo imbarazzato.
«In realtà sono sola.» Lo vedo ancora indeciso e io trattengo il fiato. Quando sento il suo sportello aprirsi mi sento felice.
Lo conduco fino all'appartamento. Scambiamo qualche battutina sulla giornata e quando apro la porta ho solo il tempo di posare zaino e chiavi che Massimo mi afferra il viso e mi sospinge verso il centro della stanza.
Il suo è un assalto, la sua lingua accarezza le mie labbra fino a quando non gli concedo libero accesso. Il suono che emette soddisfatto mi fa cedere le gambe. Il suo corpo spinge contro il mio mostrandomi tutto il suo desiderio e io gli afferro disperata le spalle, unico appiglio a quel fiume che mi ha investita e mi sta stordendo.
«Non resistevo più.» La sua dolce ammissione mi riempie di coraggio. Accetto la sfida della sua lingua adeguandomi al suo ritmo incessante. Sento i bottoni della mia camicia cedere uno a uno, sotto la pressione delle sue dita. Si allontana quel tanto che gli permette di guardare la mia pelle nuda e il semplice reggiseno bianco. I suoi occhi mi dimostrano tutto il suo desiderio, un mare di lava incandescente. Alza un palmo e io trattengo il fiato, lo sento coprire il mio seno e io chiudo gli occhi sospirando rumorosamente. La mia pelle si riempie di brividi. Struscia la stoffa per poi vittorioso ammirare il mio capezzolo che preme per essere liberato. Lo stringe fra le dita provocandomi quella dolce sofferenza che si riflette in un forte languore fra le gambe. Sento il desiderio di essere riempita quando anche l'altra mano si aggiunge alla sua erotica tortura. Porto la testa indietro lasciandomi andare al suo gioco. Le mie braccia lungo i fianchi, sto immobile in attesa di quello che sarà, godendomi le sue attenzioni. L'agonia si interrompe solo per quell'attimo in cui le sue mani liberano definitivamente il mio seno dalla stoffa. Camicia, reggiseno volano nella stanza e le sue labbra prendono il posto delle sue dita. Sento i denti stringere e lascio uscire un lungo gemito che avevo trattenute.
«Sei così deliziosa.» Accarezzo i suoi capelli, riportandolo su di me. Abilmente alterna dolcezza a rudezza mandando la mia testa in tilt. Il mio bacino si muove contro il suo in cerca della pace a quel formicolare in mezzo alle mie gambe, ormai molle come gelatina.
«Massimo...» Che altro potrei dire.
Torna a baciarmi le labbra con ardore e una leggera pressione sulle natiche mi fa aggrappare a lui. Senza staccarci mi solleva per stendere entrambi sul divano il bacio diviene meno urgente, come se avessimo appena compreso che nessuno ci dividerà.
Allungo una mano fra di noi fino ad accarezzare la sua erezione sopra la stoffa dei pantaloni. In risposta lui mi morde il labbro inferiore sorridendo. Sono in estasi e adoro l'espressione del suo viso quando sono io a dargli piacere. Mi osserva mentre impavida sbottono i suoi pantaloni e inizio a muovere su e giù la mia mano. Poi torna ad assaporare i miei seni. I suoi gemiti riempiono la stanza e io ne provo godimento. Voglio cancellare tutte le altre, voglio riportarlo a me.
Ormai bramosi di arrivare alla conclusione sento le chiavi girare nella toppa. Abbraccio Massimo per stringerlo su di me tentando di coprirci, con poco risultato.
«Oh, cazzo. Scusate... io... io...» Vanessa rossa come un peperone si gira verso la porta e io afferro la coperta per coprirmi, mentre Massimo si sposta ai miei piedi.
«Chiudo gli occhi e vado in camera, tranquilli.» La vedo sbattere alla sedia prima e al tavolo dopo e non resisto dallo scoppiare a ridere. Mi giro verso Massimo che se ne sta seduto con le mani sopra il cavallo dei pantaloni a celare quella parte, un leggero sorriso storto e gli occhi divertiti dell'assurdità della mia coinquilina.È così bello con i capelli scompigliati che gli cadono in fronte e quell'aria scanzonata. Irresistibile.
«Credo che sia ora di andare.» Tira su la zip dei pantaloni lasciando aperto il bottone e si avvicina ad accarezzare la mia guancia. Non riesco a celare la mia delusione, ma c'è ben poco da fare. «Forse meglio così.» Mormora più a se stesso che a me, ma purtroppo io ho capito il senso del suo pensiero e quindi poggio il capo sul braccio piegato e poggiato sulla spalliera.
«Sono contento di aver vissuto questa giornata con te.» Finisce di sistemarsi e torna ad abbassarsi su di me, ma l'amaro non mi permette di apprezzare la sua ammissione. Mi sfiora le labbra senza approfondire e si volta a prendere il telefono caduto a terra. Stringo la coperta sul mio petto nudo.
«Notte.» Si gira a salutarmi aprendo la porta.
«Notte.» Lascio uscire con fatica. Pesa la sua indecisione su cosa fare di me. Abbasso gli occhi, non voglio vederlo uscire e cerco di controllare il desiderio di piangere. Sento le sue labbra unirsi alle mie e sbatto gli occhi incredula. Le sue mani accarezzano il mio collo e la mia mandibola mentre un tenero sfiorare di labbra e lingua mi augurano la buonanotte che tutti sognano. E così cura il dolore appena provato.
Stacca le labbra dalle mie ma resta vicino a guardarmi negli occhi mi sembra di sentirlo parlare mentre se ne sta lì con il ginocchio sul divano a guardarmi con sofferenza. Qualcos'altro è nascosto fre le sue sfumature, celato a un occhio inesperto e a me che sono troppo insicura per capire cosa sia. Gli accarezzo la mano che mi stringe e sono pronta a lasciarlo andare ora. «Notte.»
«Notte.» Stavolta va veramente via, il rumore della porta che si chiude però non mi fa più male, sento che qualcosa sta cambiando.
«Oh scusa, sono terribile. Mi dispiace, stavo male e mi hanno mandata a casa. Mi dispiace.» Vanessa in pigiama si dispera passeggiando davanti a me, ma non mi importa. Non avrei visto quel dettaglio se non fosse stato per lei.
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Bugia o Magia
RomanceEva e Massimo. Amore e risentimento. Odio e nostalgia. Bisogno e orgoglio. Emozioni contrastanti per chi si è amato in passato e ora vive nell'illusione di poterne fare a meno. "Come un mago provetto ho imbastito uno spettacolo che ha cancellato la...