Massimo
Sardonico continuo a tormentare il mio amico con foto di Stefania, mi piace questa sua reazione. Lei non ne sa nulla e penso che si arrabbierà con me non appena lo scoprirà, speriamo ne sia valsa la pena.
Riposo il telefono in tasca quando una graziosa morettina si siede al mio fianco sul divanetto bianco del locale notturno dove ci troviamo. È la migliore discoteca dello stato, si paga un botto per entrare e quindi ho scelto questo posto per il gran finale.
«Ciao.» Mi saluta lei incrociando le gambe abbronzate lasciate nude dal vestito inguinale.
Sorrido guardando il mio calice e già fatta. «Ciao a te.» Sposto i miei occhi nei suoi marroni ben truccati. Ha tutta l'aria di essere una brava ragazza e quasi timida nel suo approccio. «Le tue amiche stanno sorridendo, non credono che ce la farai.» Le svelo che ho già capito tutto, ma sono disposto ad aiutarla, quale miglior motivo per farla venire se non che è per una buona causa.
«Già.» Si porta una ciocca dei capelli ondulati che le arrivano alle spalle dietro l'orecchio. «Non sono brava in queste cose.» Mi indica mortificata.
Come il lupo l'attiro nella mia trappola. «Io si bambolina. Lascia fare a me.» Mi alzo e le tendo la mano, deve essere una sua scelta perché non tornerò indietro, non sono più un bravo ragazzo. Come mi aspettavo la sua mano calda si stringe alla mia, sorrido a quella giovane donna che ha la mia stessa voglia ma se ne vergogna. Insieme ci incamminiamo nella pista e non appena trovo una spazio la cingo con le braccia. Le luci soffuse ci fanno piombare in una finta privacy conturbante ed eccitante. «Come ti chiami?»
«Rosa.» Quasi balbetta, sento il suo cuore battere sul mio petto.
«Rosa.» Ripeto giocando con il suo nome fra le labbra. «Sai Rosa che non ci sarà amore fra di noi, vero?» Abbasso il capo quel tanto che mi permette di guardarla negli occhi senza sciogliere i nostri corpi uniti.
Vedo il suo capo accennare un sì. «Bene. Perché sarò la tua migliore scopata bambolina ma niente più. Chiaro?» è troppo ingenua e giovane e non voglio che fraintenda quando il mio corpo sarà dentro il suo.
Ancora una volta il suo cenno mi fa capire che è tutto chiaro. Le prendo una mano fra le mie e le porto all'altezza delle spalle intrecciate, unendo così i nostri bacini.
«È quello che voglio questa sera.» Bisbiglia per poi alzare i suoi occhi nei miei.
E per un attimo ritrovo altri colori in quelle iridi, altra timidezza in quelle guance, altro calore in quelle braccia e me ne sento stanco. Senza gentilezza mi impossesso delle labbra di Rosa, le mordo suscitandole un gemito rauco.
«Andiamo.» La fisso negli occhi per poi trascinarla con me in un luogo appartato e silenzioso. Nel percorso afferro un cuscino e mi fermo solo quando i nostri corpi sono celati alla vista degli altri da un imbarcazione lasciata dormire sulla sabbia. Stendo il cuscino e con urgenza denudo quel corpo femminile che si agita e contorce sotto le mie carezze esperte.
Non ho voglia di perdere tempo e quando la trovo gia pronta me ne compiaccio sbottonando alla svelta i miei pantaloni, indosso la protezione e mi spingo in lei con cautela. Sono uno stronzo mentre approfitto della sua inesperienza senza pentimento. La sento accogliermi vogliosa e allora lascio spazio all'animale che è in cerca di pace fino a farla esplodere, dimenticando i miei principi ancora e ancora.
Aspetto il tempo necessario per non farla sentire una puttana, non è giusto che lei paghi i miei demoni. Gentilmente l'aiuto a rivestirsi e mano nella mano torniamo fra la gente. Vedo Stefania recarsi al nostro tavolo per poi guardarsi intorno in cerca di me, mi vede in compagnia e la solita luce di rimprovero appare nelle sue iridi scure, le faccio cenno con la mano che sto arrivando e lei incrocia le braccia sotto il seno in attesa.
Mi fermo a bordo pista. «Rosa, io devo andare.» Le bacio il palmo fintamente dispiaciuto, in realtà non vedo l'ora di passare avanti.
«Capisco.» I suoi occhi si inumidiscono e io cedo.
«È stato bellissimo ne conserverò il ricordo per sempre.» Le mormoro sulle labbra come perso nel nostro mondo.
«Anche per me. Scusa se...» impacciata si stringe le mani.
«È stato un vero piacere.» La fisso per darle quel coraggio che le manca nell'ammettere che si può anche solo provare piacere in un rapporto senza bisogno dell'amore. Vedo nei suoi occhi brillare questa nuova consapevolezza, il suo corpo si rilassa, il seno si tende pronto ad affrontare un nuovo mondo e io mi ritengo meno colpevole avendola fatta stare bene.
«Buonanotte.» La saluto per poi sparire con una carezza sulla guancia.
Mi faccio spazio fra la folla per tornare al mio posto dove Stefania mi aspetta sbattendo un piede a terra, il suo sopracciglio è alzato cattivo segno. «Davvero? Così come un ragazzino con una ragazzina per giunta.» Alzo le spalle in mia difesa non è molto ma la fa sbuffare e capitolare. «E va bene, ma io ti avverto piantala con queste scenette o perderai davvero te stesso.»
Si gira invitandomi a seguirla, afferro la bottiglia di vino bianco ancora piena sul nostro tavolo e la seguo fuori da quel caos. Camminiamo a passo svelto e io la seguo lisciando la mia camicia spiegazzata.
«Come non capisci quanto sia triste quello che fai?» la sua voce è esasperata dal mio modo di fare. Le braccia si allargano per poi schiantarsi sui suoi fianchi appena il tempo di ripetere il gesto. Osservo i suoi passi affondare nella sabbia sospirando pronto al peggio.
Cazzo, non è ancora finita. Apro l'auto a noleggio e l'aiuto a salire per poi richiudere lo sportello e pregare che non ci vada giù pesante.
Non appena salgo anche io il silenzio avvolge l'abitacolo, dovrei esserne sollevato ma so che è la sua tattica di farmi sentire al sicuro prima di distruggermi. Mi immetto in strada e stringo il volante fra le mani mentre nervosamente attraverso le vie alberate illuminate dai lampioni gialli. Stefania si agita sulla poltrona accanto alla mia, mi volto leggermente dal suo lato e osservo il suo profilo pensieroso.
Arriviamo troppo presto, mi fermo nel nostro posteggio riservato e spengo il motore. Appoggio il capo al poggiatesta la sensazione di benessere è ormai scomparsa.
«Seguimi!» La mia amica scende dall'auto, prende la bottiglia e si fa largo nelle piante fino raggiungere le sdraio in riva al mare. A malincuore la seguo e mi lascio andare nel posto libero vicino a lei. Siamo spalla a spalla seduti sullo stesso lettino bianco, l'unica luce è quella dell'albergo alle nostre spalle. Il buio ci avvolge come se la luna e le stelle fossero improvvisamente scomparse.
«Aiutami.» Mi porge la bottiglia il cui tappo è stato reinserito per evitare che il liquido cadesse. Lo stringo fra i denti e lo tiro via facilmente. Le porgo il vetro ancora freddo e mi piego in avanti unendo le mani fra le mie gambe aperte. I pantaloni di lino sono stropicciati e pieni di sabbia, simbolo della mia colpa.
Stefania porta la bottiglia alle labbra e butta giù un sorso di vino per poi tossire subito dopo. Sorrido provocando una sua occhiataccia. Ritenta questa volta con maggiore successo per poi sospirare al mio fianco.
«Cazzo, Ste'. Ti prego non iniziare lo so da me che è sbagliato e non credere che non mi senta una merda.» Mi stringo le mani sul volto, le striscio su questo e sul mio capo scompigliando i miei capelli gellati. «Ma ne ho bisogno.»
«Questo non ti aiuta, Massimo. Questo ti distrugge.» Gemo sentendo le sue braccia stringermi. Annuisco stringendo il mio labbro inferiore fra i denti fino a sentire il sapore ferroso del sangue.
Osservo le lucine delle barche dei pescatori all'orizzonte di quella macchia nera che è il mare in questo momento. Nero come me mi rendo conto e allora lascio uscire lentamente il fiato godendomi in quell'atto naturale la sofferenza nel farlo in questo attimo ormai decisivo.
«Basta Eva... io ti lascio andare.» Mormoro nell'ultima notte in quest'isola dove lascio i nostri ricordi.
Dove lascio lei.
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Bugia o Magia
RomanceEva e Massimo. Amore e risentimento. Odio e nostalgia. Bisogno e orgoglio. Emozioni contrastanti per chi si è amato in passato e ora vive nell'illusione di poterne fare a meno. "Come un mago provetto ho imbastito uno spettacolo che ha cancellato la...