Eva
Alla fine non è semplicemente venuto. Ne si è fatto sentire. Sparito nel nulla. E io mi sento uno schifo.
Lo vorrei accanto ora più che mai, non so perché ma è quasi morboso il bisogno che sento di averlo attorno, di averlo mio.
Dopo una domenica in giro con Vanessa ad acquistare pezzi di arredamento e altro per la mia casa, ho trascorso il resto del tempo a sistemare ciò che avevo comprato, con il telefono nella tasca della tuta. Chissà mai fosse arrivato un suo segno che facesse brillare il mio primo week end in una casa mia. Ma niente.
Ora mi trascino in taxi in redazione, con le occhiaie e un senso di disagio che mi fa sentire fuori posto.
Non ho neanche il tempo di arrivare che mi vengono commissionati vari lavori con dei colleghi che neanche conosco e per finire ho anche diversi appuntamenti per il caso Mitoshi. Vogliono portato anche il video e il resto delle foto.
Tra una chiacchierata con Matteo e una visita di Stefania mi ritrovo a metà settima con tante cose da fare e di lui neanche l'ombra. So che è venuto a lavoro ma non si è degnato di farsi vedere. Rispondo a un messaggio di Vanessa che mi invita per il pranzo e mollo tutto per raggiungerla. Ho bisogno di un po' di aria nuova.
Esco dalla stanza cercando di chiudere la zip della borsa quando involontariamente sbatto contro qualcuno. «Oh, mi scusi!» credo che al termine del mi scusi il mio cervello avesse già ben chiaro con chi avessi urtato. Le sue mani tengono un mio braccio e il suo dopobarba completa la mia intuizione.
Ho paura ad alzare gli occhi, non so cosa aspettarmi e vorrei correre via. Cinque giorni fa stavamo per fare l'amore e lui non mi ha neanche mandato un messaggio. Okay, neanche io ho fatto niente, ma non me la sentivo di elemosinare le sue attenzioni. Lo faccio già abbastanza con la mia presenza qua.
«Scusa ancora, devo andare.» Cerco di liberare il braccio e raggiungere l'ascensore, ma la sua presa si fa più intensa.
«Eva...» sembra richiamarmi come a dire sono io. Beh, lo so che sei tu, idiota.
Mi obbligo ad alzare il viso e oltre al taglietto sul labbro vedo un viso stanco almeno quanto il mio. I suoi occhi azzurri sono tormentati e attraggono i miei in un aiuto silenzioso.
«Ciao.» Ora che è certo che io non vada mi lascia il braccio, ma io sento il suo contatto bruciare. L'ho così desiderato in questi giorni. La sua voce è incerta. «Come stai?»
«Davvero vuoi sapere come sto?» lo fisso intensamente ben consapevole di stargli dimostrando la mia delusione.
«Ti prego Eva, non è il momento.» Cerca di sfiorarmi il capo, ma io mi scanso.
«Okay, allora ciao.» Non sono stata molto conciliante lo so. L'ascensore propiziamente si apre davanti a me e io entro dentro velocemente.
Premo il pianterreno e mi volto sospirando verso l'apertura. Il suo fastidioso dopobarba mi perseguita.
«Possiamo parlare un attimo.» Sobbalzo alla sua voce sussurrata alle mie spalle. Le persone che erano già dentro non mi hanno permesso di vedere che era entrato anche lui.
«Come hai detto tu, oggi non è il momento.» gli rispondo acida. Bisbiglio per non attirare le attenzioni e così fa anche lui avvicinandosi ancora e mandando il mio autocontrollo in tilt. Il suo corpo che sfiora il mio da dietro, la sua mano che mi cinge il fianco dal lato non esposto a sguardi indiscreti, i suoi capelli che mi solleticano come anche il suo respiro mi hanno gia incantata.
«Ti prego, ho avuto molto da fare.» Cerca di difendersi ma nella nebbia dei miei sensi in balia sua, so che è una stronzata.
«Provaci di nuovo.» La sua mano stringe la presa e io sospiro involontariamente. Ma a lui non sfugge la mia inopportuna reazione.
«Cazzo, Eva.» Mi spinge fuori al primo piano disponibile per poi tirarmi dietro la porta delle scale di emergenza. Il suono del tonfo dell'anta che si chiude rimbomba nella tromba delle scale e le sue labbra sono già sulle mie. Con urgenza mi chiede l'accesso che subito gli concedo afferrandogli i capelli. Si preme contro di me ed è facile sentire quanto lui mi desideri. Tiro quei fili castani chiari senza arrendermi alla lotta delle nostre lingue. È un bacio rabbioso. È un bacio disperato. È un bacio inevitabile. La sua mano sinistra afferra la mia coscia per portarsela attorno al fianco mentre con l'altra sale sotto la maglia ad afferrarmi un seno.
Al suo palmo stretto sulla mia carne perdo il controllo, mi stacco dalle sue labbra per gemere battendo la testa indietro. Libero dal nostro bacio scende mordendo la pelle del collo fini a giungere al mio lobo, punto tremendamente sensibile per me che mi fa perdere le forze. Il suo profumo mi avvolge e io mi sento incendiare. Gli accarezzo le spalle, le stringo mentre la sua esplorazione continua.
«Quanto ti desidero, Eva.» Il suo bisbiglio sensuale sul mio orecchio e accompagnato da un ulteriore spinta fra le mie gambe. Stringo il suo corpo, vorrei averlo in me. Il bisogno mi pulsa dentro. Gli afferro la testa e occhi negli occhi i nostri respiri si confondono, le nostre bocche aperte, mentre gli ansimi affannosi ci fanno unire e dividere, sono calamite che si attraggono. Riporto le sue labbra sulle mie e le mordo indispettita dalla facilità con cui riesce a eccitarmi.
«Ahi!» la sua esclamazione poco sexy mi fa fermare. Lo vedo portarsi la mano che mi stringeva il seno al viso.
«Scusa.» Mi stacco da lui osservandolo preoccupata con i nostri petti che continuano a scontrarsi.
«Scusa tu.» Fa un passo indietro e il freddo che sento dentro so che non è dovuto dalla temperatura ma dall'imbarazzo che leggo sul suo viso. Ha fatto una cosa che non voleva. Lo desiderava ma la sua mente non era d'accordo con la sua azione. La sua espressione e il modo con cui si tocca ora i capelli mi rendono tutto chiaro.
«Eva, io...» vorrebbe spiegarmi ma io ho già capito.
«Non sai ancora cosa fare vero?» i suoi occhi si alzano nei miei, la fronte aggrottata e il preludio al suo muovere la testa a destra e sinistra.
«Bene.» Mi stacco dal muro. «Ciao, allora.» Mi aggiusto la maglia e corro via.
«Eva...» il suono del mio nome si storpia quando chiudo la porta dietro di me e stavolta me ne vado sul serio.
Una lacrima di rabbia mi scende in ascensore e passo subito ad asciugarla con il palmo, non voglio che qualcuno mi veda. Al bip del piano sono già fuori, in corsa verso il ristorante che mi ha indicato la mia amica. Da un lato vorrei darle buca, odio stare con gli altri e addirittura parlare quando mi sento così. Non vorrei condividere questo tipo di stato d'animo, ma non posso certo tornare a lavoro ora e poi forse il parlare con lei mi aiuterà o almeno consolerà.
«Quello stronzo. Giuro che ora torno in ufficio con te e gli spacco anche il naso oltre che il labbro. Idiota!» beh non è quello che mi aspettavo ma sicuramente mi fa ridere.
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Bugia o Magia
RomanceEva e Massimo. Amore e risentimento. Odio e nostalgia. Bisogno e orgoglio. Emozioni contrastanti per chi si è amato in passato e ora vive nell'illusione di poterne fare a meno. "Come un mago provetto ho imbastito uno spettacolo che ha cancellato la...