Capitolo 2

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"Dopo la morte c'è solo la polvere, dopo la polvere c'è l'immortalità." Muses, Francesco Falconi

Sam accosta davanti ad un motel, lui e Dean si sono dati il cambio alla guida un paio d'ore fa. L'unico aggettivo che mi viene in mente per descrivere questo posto è "squallido". Anzi, sono convinta che in un qualsiasi dizionario illustrato, sotto quell'esatta voce ci sia come minimo uno schizzo di questo edificio. Ma, dopotutto, chi sono io per lamentarmi? Entriamo e veniamo subito accolti da un cameriere che invece potrei definire...viscido?
-Salve. Vorremmo tre camere. Anzi due, con letti separati.- Dean sorride e la donna dietro al bancone arrosisce e gli allunga due paia di chiavi. Dopo qualche minuto abbiamo deciso come sistemarci. Io starò con Sam e Castiel e Dean staranno nella stessa stanza. Non so perché ma ho l'impressione che starebbero bene insieme, forse però é meglio che tenga per me questo pensiero.

-Sam. io ehm...avrei bisogno di vestiti. Questi sono leggermente...a pezzi.- incrocio le gambe sul materasso morbido a livelli inquietanti, mentre lui cerca qualcosa nel suo borsone. -Giusto, certo! Che ne dici se andiamo a farci un giro in città?- mi rivolge un sorriso distratto mentre continua a frugare nella borsa.
-Va bene! Oh, e ho dei soldi con me, non serve che paghiate nulla.- dico con sicurezza.
-Sei gentile Arya, ma sappi che non sei un peso. Anzi! Ci mancava una presenza dell'altro sesso.- ride. Sorrido incerta. Potrebbe essere una  frase affettuosa quanto inquietante. Credo di ver esagerato con Criminal Minds.

Venti minuti dopo siamo arrivati in città, siamo solo io e lui e devo dire che mi sento stranamente a mio agio. Entriamo in un negozio in cui gli abiti sembrano avere un prezzo abbordabile.
Mentre mi provo dei jeans, decisamente simili ai miei, con alcune magliette lui aspetta fuori dal camerino. Quando esco, per osservarmi nello specchio, mi rivolge tutta la sua attenzione e la cosa mi mette un po' in imbarazzo: non ho mai ricevuto queste attenzioni da un ragazzo. Alla fine compro tre paia di jeans, due felpe, due maglie dalle maniche corte, della  biancheria e una giacca di finta pelle. Cambiamo negozio ed entriamo in uno di scarpe dove mi fermo soltanto per poco, giusto il tempo di comprare delle calze. Prima di tornare a casa ci si para davanti una libreria e iniziamo a guardarci, come se ci leggessimo nel pensiero entriamo. -Wow! É enorme...- faccio scorrere le dita sulle copertine. Inspiro quell'odore di libri che da sempre mi dà energia e vado nella sezione riservata ai classici, la mia preferita da sempre. Solo ora mi ricordo della mia amata libreria nella mia stanza....mi manca.

Mi lascio cadere sul letto sfinita. -Sam?- lo guardo mentre sistema della roba che ha comprato nel suo borsone. -Sì?- sembra molto concentrato. -Grazie per questo pomeriggio, è  stato...normale- Non posso trattenere un sorriso e nemmeno lui. Ora che ho visto il suo "lato umano" e apparentemente normale mi sembra di riuscire a guardarlo con occhi differenti. -SAM!- Dean fa irruzione nella camera come suo solito, allora io mi alzo e inizio a sistemare la roba come se non esistesse, preparandomi per una lunga doccia e pregando che in questo posto l'acqua calda esista. E che possibilmente non mi faccia contrarre il tetano. -Non posso farcela con Castiel in camera! Aiutami! Ha appena aperto una gatteria o come diavolo si chiama!- esclama con aria esausto. -GATTERIA?- diciamo contemporaneamente io e Sam ridendo.
-Dean...Dean calmati. Se vuoi posso venire io al posto tuo oppure- le sue parole sono interrotte da me, che per la prima volta da tanto tempo sto ridendo sul serio.
Mi asciugo le lacrime e tento di smettere di ridere. Allora Sam mi guarda e inizia a ridere anche lui. Mentre Dean ci guarda come se fossimo matti. E forse lo siamo...o meglio, forse lo sono diventata anche io. Io e Sam smettiamo di ridere solo quando vediamo entrare Castiel.
-Dean, puoi rientrare, ho liberato i gatti. Li ho guariti.- in risposta Dean esce sbattendo la porta. Castiel guarda noi, povere persone, che ancora siamo rosse in faccia per le troppe risate. -Vedo che vi state divertendo. Bene. Arya, devo parlarti, vieni in camera mia.- detto questo esce, io faccio un cenno di saluto a Sam che mi saluta e scuote la testa ridacchiando. Seguo quell'uomo, anzi, dovrei dire quell'angelo con l'impermeabile fino nella sua stanza, poco distante dalla mia. Lì, entrando, vedo Dean disperato, forse per i troppi peli di gatto o chi lo sa per cosa. -Dean, devo parlare con Arya, se non ti dispiace.- e indica lui la porta.
-Prego? Prima fai entrare qui una comitiva di gatti e poi pretendi che me ne vada e che torni a tuo piacimento? Una parola, due lettere, NO. Tanto so di che vuoi parlarle. Io starò zitto e ascolterò.- valuta in modo secco il ragazzo. -Beh, Arya se a te va bene lui resta, se ti crea problemi se ne va subito.- mi guarda serio e gentile.
-Nessun problema.- sorrido per auto incoraggiarmi.
Castiel si siede sul letto e incrocia le mani sulle gambe. -Ho fatto qualche ricerca, ed é risultato che sei figlia di un angelo e di un uomo. Tua sorella non lo era, era una persona normale. E hai cambiato forma perché, tua madre, molto probabilmente per proteggerti, ti aveva fatto fare un non so che di incantesimo per proteggerti, per far sì che nessuno ti riconoscesse, che fossì ppiù umana possibile, e direi che è decisamente ben fatto. Ora dovresti avere circa...vent'anni? Ma ad un certo punto smetterai di invecchiare. Sarai immortale.- le sue parole mi rimbombano nelle orecchie come colpi di cannone agli Hunger Games, peccato che qui la vittima sia io. -No. Non può essere.- sussurro, e loro due sembrano sentirmi.
Castiel mi fa sedere e mi mette una mano intorno alle spalle e mi chiede in modo dolce -Cosa c'è che ti preoccupa?-. -Non voglio essere immortale. É un peso troppo grande. Non voglio portarmi tutte quelle morti addosso, tutte le persone che amo, a cui voglio bene, o anche solo conoscenti...- allora il mio sguardo cade su Dean, che lo ricambia e sembra veramente addolorato.
-Vedrai, non sarà così male, e per ora non pensarci...d'accordo? Ora pensiamo a rintracciare il demone che ti ha distrutto la vita.- si alza ed esce con passo lento e silenzioso, come un gatto, un gatto con un impermeabile color pergamena che si esprime in modo piuttosto diretto e la cui mancanza di tatto è significante.
-Anche io la penso come te.- La mia attenzione é attirata da quella frase di Dean. -Mh?-
-Nemmeno io ci terrei ad essere immortale, ma per ora...goditi la vita...sei per metà angelo. Anche se sei immortale vivi. Non aspettare. Davvero.-
-Grazie, Dean. É un ottimo consiglio.- gli sorrido poco convinta e lui ricambia con un sorriso che sembra nascondere un velo di tristezza e malinconia.



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