Capitolo 3

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Mi sveglio a causa di un incubo, credo di aver urlato perché Sam è seduto accanto a me.
-Ho sognato tutto...il mondo mi stava crollando addosso, io...io...- Anche se continuo a ripetermi di non dover piangere non riesco a trattenermi. Ho paura. E in me non c'è più speranza.
-Tranquilla, era solo un incubo. So cosa significhi averli, davvero. - tenta di rassicurarmi lui.
-Torna pure a letto Sam, davvero. - gli sorrido come per incoraggiarlo, mentre con il dorso della mano mi asciugo gli occhi. Lui, dopo qualche momento di esitazione, torna verso il suo letto e scivola sotto le coperte. Il sonno e la notte lo trascinano via con loro.
Chissà cosa sogna. Chissà cos'ha passato. Lo osservo, da seduta, con la schiena poggiata contro la testiera del letto, consapevole del fatto che prendere sonno sarà difficile.
Ad un tratto decido di alzarmi, non ha senso rimanere seduta nel letto a farmi divorare dai pensieri. Prendo carta e penna e scrivo un biglietto: "Per chiunque trovi questo biglietto (probabilmente Sam), sappi che è tutto ok, torno tra poco".
Poso il biglietto sul mio comodino, mi infilo i jeans, tengo la maglia che uso come pigiama e mi affaccio alla finestra. Guardo verso il basso. -Siamo al primo piano, non può succedermi niente, no? - no. Mentre mi lascio scivolare giù dalla finestra sento i rami graffiarmi le braccia. Forse sto sanguinando, anzi, sicuramente sto sanguinando, ma non mi importa. Inizio a camminare seguendo il selciato.
Il buio, il silenzio e la notte sono padroni di questo luogo. Loro comandano, loro decidono chi far sopravvivere e chi no.
Cammino per quelle che mi sembrano ore, ma che probabilmente sono minuti. Raggiungo una strada asfaltata isolata e silenziosa. Non ci sono lampioni o altre luci. Un luogo perfetto per le vacanze in famiglia, questo. Mi appoggio ad un paracarro che dà su un piccolo fiume e osservo. Ora posso sfogarmi: per mia zia, per mia madre, per tutto questo.
-Ti rendi conto che non puoi uscire da sola? Specialmente la notte. - Castiel, ovviamente. Gli lancio una rapida occhiata, poi torno a guardare il fiume. -Non mi avete nemmeno lasciato il tempo di assimilare tutto. Come pretendete che io possa essere la persona più tranquilla del mondo? La mia famiglia è appena stata uccisa. - lo guardo, di nuovo, con aria di sfida. -Senti Arya, abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Ed è colpa mia, lo ammetto. Ma ti voglio proteggere, davvero. - mi sorride e mi accarezza i capelli. Io lo guardo e non riesco più a trattenermi. Lo abbraccio come se lo conoscessi da sempre e inizio a singhiozzare sulla sua spalla. Lui tenta di calmarmi. Poi capisce che l'unico modo è lasciarmi piangere, quindi rimane in silenzio e mi stringe. Intanto il cielo inizia ad illuminarsi, i raggi del sole colorano il mondo lentamente e con una precisione quasi innaturale. Castiel mi posa una mano sulla fronte sostenendo il mio sguardo confuso.

Buio. Di nuovo.

Mi sveglio in un letto. Ero convinta di essere fuori con Castiel. Mi tocco le braccia, dove piccole striature rosse mi confermano la scappatella della scorsa notte. Non era un sogno. Mi sollevo in modo da stare seduta. Non sono nella mia stanza. Guardo al lato opposto della stanza e vedo Dean che lucida qualcosa di affilato mentre mi guarda. Ignoro apertamente il suo sguardo e scendo dal letto. -Dov'è Cas? - Mi domanda mentre continua a guardarmi.
-Mi domando per quale assurda ragione dovrei saperlo. - ribatto più scontrosa di quello che pensavo. -Sai, se non l'avessi notato sei nel suo letto, forse e dico, forse potevi sapere dov'era andato a cacciarsi. - spiega facendo una faccia che potrei solamente definire alla Finnick Odair. Il suo ragionamento in effetti ha più che senso. -Beh, no. Non lo so. - esco dalla camera e vado verso la mia, la porta è aperta. Sam è sveglio e sta cercando qualcosa con il suo computer. -Ehi! Ero preoccupato! Dov'eri finita? - Mi osserva sospirando sollevato. -Ho lasciato un biglietto! - esclamo accigliata. -Ti sbagli, non c'è nessun biglietto. - mi dirigo verso il mio comodino, e osservo il legno lucido, vuoto, con le sopracciglia aggrottate.
-L'ho preso io, il biglietto. - Castiel, ovviamente. -Mi hai addormentato?! Avevi detto che non mi avresti più fatto nulla del genere! -scatto subito contro di lui, come una molla premuta dalla mano di un bambino troppo a lungo. -Forse sei tu che ti sei addormentata...non credi? - Osservazione più che ovvia. -Oh, giusto. Scusa. - arrossisco per l'imbarazzo, ma non totalmente convinta. In effetti ho ricordi piuttosto confusi.
-Sam, hai trovato qualche pista? - domanda rivolgendo la sua attenzione a Sam. Poco dopo anche Dean è nella stanza, io vado a cambiarmi nel bagno, ne approfitto per darmi una lavata ai capelli, e quando esco me li ritrovo seduti in quello che dovrebbe essere un cerchio, a confabulare. Smettono di parlare non appena entro io.
-Scusate, volete che me ne vada? - dico mentre ritiro i vestiti di ieri nel piccolo borsone che ho acquistato ieri. -No, è giusto che anche tu sappia di cosa stiamo parlando. Vieni. - Seguo il consiglio di Dean e mi siedo per terra accanto a loro. -Sam, spiega- fa cenno suo fratello. Lui sospira e mi mostra dei ritagli di giornale. - Leggo i titoli mente Sam continua a spiegare.
-Vedete, pensano che sia un serial killer, ma non può essere così, ogni giorno è in una città diversa, qualcuno si sarebbe accorto degli spostamenti ad alta velocità di un'auto, un furgone o anche solo una moto. Che per spostarsi così, dovrebbero comunque guidare ad una velocità...sostenuta, ecco. - dice in tono pragmatico, passandosi una mano tra i capelli.
-Teorie su cosa potrebbe essere? - chiede Castiel. -Forse uno spirito. Tutte le vittime sono state uccise in casa loro, tutte nello stesso modo, la scatola cranica ridotta a poltiglia, la gola tagliata, gli occhi sciolti. Tutto riporta a....- poi non sento più niente, perché questo discorso mi sta dando la nausea, così mi concentro sugli articoli.

'Donna uccisa in frazione di campagna, aveva 54 anni, i suoi figli non si spiegano la cosa, -Era una donna amichevole. Amata da tutti. -afferma la figlia.'
Cambio articolo.
'Uomo di 35 anni muore, si pensa ad un gesto premeditato, o all'attacco di un animale.'
Cambio ancora.
'Donna di 45 anni trovata morta nella sua auto nel centro di St. Louis. Sua sorella trovata morta all'entrata di casa. La figlia di 18 anni scompare, tracce di sangue poco lontano dall'abitazione."

É come se qualcuno mi tirasse un pugno nello stomaco. Sam continua a parlare. Colgo lo sguardo addolorato di Dean quando si accorge l'articolo che sto osservando. -Io l'ho visto. - dico ad un tratto interrompendo tutti. Dean sembra risvegliarsi da un sogno -L'hai visto? E com'era? -
Ho tutti gli occhi puntati su di me. Mi schiarisco la voce.
-Beh, sembrava una cosa informe, nera come la pece. Ma non ha fatto quelle cose che hai detto tu, Sam, a mia zia. L'ha semplicemente sbattuta per terra e le ha...azzannato il collo. - la voce mi muore in gola. -Comunque, non segue sempre quello schema, mia madre era in auto quando è stata uccisa. - indico l'articolo di giornale. Cala il silenzio. Sam si gratta la testa e Castiel annuisce, Dean sembra ammirato. -Allora...hai qualche altra informazione? - rompe il silenzio Dean. -Beh, era pesante. Voglio dire, ha gettato a terra mia zia con molta forza. Non sembrava essersi accorto della mia presenza fino a che mia zia non mi ha gridato di scappare. Non ha fatto una piega quando l'ho colpito con la lampada dell'entrata. - sguardi confusi - E, prima di entrare in casa ha graffiato la porta, come fanno i cani, avrete presente? Quel raspare, io e mia zia Jessica all'inizio l'abbiamo ignorato, poi lei si è decisa ad aprire la porta. - concludo e noto che nel sentire il nome di mia zia Sam ha avuto un fremito. -Beh. Potrebbe essere...non lo so...- tutti sembrano pensare intensamente. -Il mastino dei Baskerville. - sussurro io attirando la loro attenzione. -Come hai detto? - Castiel socchiude gli occhi. -I-il mastino dei Baskerville. Il mostro dei racconti di Sherlock Holmes. Dove facevano esperimenti sugli animali. Ma naturalmente è inventato. Era solo...così per dire. - concludo con un'alzata di spalle. Sam sembra colpito dal fatto che io abbia nominato Sherlock Holmes.
-Ma certo...i mastini infernali. Potrebbero essere quelli, o comunque qualcosa di simile. Li abbiamo già affrontati una volta, ma di solito sono invisibili. - Questo significa che ho detto una grande cavolata. -Però, voi non avete considerato la sua natura divina. Può vedere cose che voi non riuscite a vedere. - afferma Castiel. Mentre penso che sarebbe stato utile se la mia "natura divina" non mi avesse fatto investire da un'impala, i due fratelli annuiscono. -Scusate, ma quando ero per terra. Dopo che mi avete investita ho sentito degli spari... dei colpi, insomma. Che cos'erano? - I tre si guardano e poi Dean dice -Noi non eravamo, e altri lì non c'erano. Sarà stato per la botta. - In effetti... Annuisco.
-Va bene, allora decidiamo come trovarli e come liberarci di loro! - esclama Dean, mi sembra eccitato. Come può esserlo per una cosa del genere?
É Sam ad interrompere le mie riflessioni -Beh, dobbiamo capire quale schema usano per le vittime, qualunque cosa siano, perché non siamo ancora sicuri che siano dei Black Dogs, giusto? - evito di sottolineare che quello è esattamente il nome che darei ad una band e li osservo.
-Giusto. - conferma dubbioso il fratello. -Mi potreste dire, cosa sono i Cani Infernali? - chiedo loro, curiosa. -Sono dei cani, ovviamente, che uccidono le persone che sono scese a patti col diavolo. - spiega sintetico Dean. Io rimango a bocca aperta. -Quale persona scenderebbe a patti col diavolo? Cioè chiunque lo faccia non pensa alle conseguenze? E chi lo fa, come lo fa? - ora si che sono curiosa e inorridita. L'idea che qualcuno possa scendere a patti col diavolo ha un che di affascinante.
-C'è chi lo fa perché ne ha davvero bisogno e chi lo fa perché è un idiota e non valuta le conseguenze. Comunque te lo spiegheremo poi, come si fa. Adesso il punto è: che si fa? - dice in fretta Dean.
-Già. Dobbiamo davvero scoprire lo schema. - conferma il fratello. -Quindi non ci resta che andare ad investigare in città, qualcuno saprà qualcosa di più. - sospira Castiel. Dean dice: -Bene, tu e Sammy andate a vedere i cadaveri, io e lei andremo a cercare qualche informazione utile, in giro. - Dopo che siamo saliti tutti in macchina partiamo per la città, in 15 minuti circa saremo lì. Intanto, cieli azzurri e nient'altro.

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