capitolo 15

1.1K 65 2
                                    

-Buongiorno principessa.- sento la voce di Dean.
-Buongiorno.- farfuglio con la voce ancora impastata dal sonno sorridendo. -In realtà stavo cercando di svegliare Sam.- rido e mi alzo in piedi. Mi stiro, allungandomi sulla punta dei piedi e alzando le braccia. -Che ore sono?- sbadiglio. -Le dieci e ventisette in punto.- esclama guardando l'orologio da polso. -Mmm...Arya vuole cibo!- esco dalla camera pettimandomi con le mani e iniziando a farmi una treccia. Arrivò in quella che dovrebbe essere la cucina respirando a fondo l'odore di sale, legno e acqua (santa). Ci siamo già formati varie volte qui, ormai è più di un rifugio sulla strada, è una casa sicura e, beh, abbastanza accogliente. Vedo James seduto al tavolo e noncurante del fatto di avere solo un lungo maglione addosso vado a sedermi nella sedia davanti alla sua. Alza gli occhi dal libro. -Buongiorno!- sorride e io sorriso a mia volta, di rimando. -Dormito bene?- piega l'angolo di una pagina e chiude il libro. Annuisco -E tu? Spero ti abbiano trovato una degna dimora!- ridiamo. -Più che degna, leggiadra damigella.- mi guardo attorno. -Già fatto colazione?- -No.- -Caffè?- -Ovvio.-e sorride. -Vuoi una mano a prepararlo?-. -So che l'impresa è ardua ma...credo di potercela fare! DEEEEEAN IL CAFFEE! Sveglia Sam!- grido e mi alzo per preparare la caffettiera. La metto sul gas e lo accendo. Sento dei passi, mi volto ed è Dean. -Hai chiamato Sam?- tamburello le dita sulla superficie di pietra. -Ci ho provato!- si siede a tavola. Sbuffo. -Ho capito...- mi dirigo verso la mia camera. Arrivata lì mi buttò di corsa sul letto facendo cadere Sam, ormai sul bordo. -Ahi...- dice piano. Mi alzo e gli tendo una mano. -Scusa Sam ma il caffè è pronto.- gli sorrido. -Mh...- afferra la mia mano e si alza e io quasi gli cado addosso. -É stata una pessima idea aiutarti ad alzarti.- rido. Torniamo in cucina, qualcuno ha gia versato il caffè nelle tazze, ora fumanti, sul tavolo in legno.

Lancio il pugnale con le rune incise su quell'affare che lancia un grido straziante, quasi umano. Mi viene incontro a grande velocità, lo schivo, poi Sam ci salta sopra e lo colpisce. Si rivolta contro di lui, prendo la rincorsa e ci salto sopra a mia volta, mi aggrappo a non so quello che sia e pianto le mabi nella schiena del demone che inizia a fumare e piano piano prende fuoco, un fuoco azzurro, quasi bianco. Mi lancio a terra e mi alzo. La cosa si rivolta fino a che il fuoco non si spegne. La creatura giace immobile sul pavimento. Mi piego sulle ginocchia appoggiandoci le mani bruciacchiate sopra. Abbiamo tutti il fiatone. Dean é seduto a terra, ha una spalla ferita. Ci avviciniamo a lui. -Arya...ci puoi, ehm, pensare tu?- mi domanda Sam. Io mi inginocchio vicino al fratello e allargo lo strappo nella camicia per far respirare la ferita. La sfioro con due dita e lui sussulta, stringendo i denti. -Scusa...- mormoro fissando il sangue che cola dal taglio. -Potrebbe esserci del veleno...ci dobbiamo sbrigare, preferisco farlo a casa. Dopo aver bagnato la ferita. Sam vai a mettere in moto l'auto.- segue il mio ordine, intanto faccio passare un braccio sotto la spalla sana di Dean e lo aiuto ad alzarsi. -Ce la fai?- lo guardo negli occhi. Annuisce. Andiamo lentamente verso l'auto.
-Tranquillo, tra poco starai bene.- -Non sono un bambino.- Sbuffo e lo aiuto a salire in auto, dietro dove si può stendere. Salgo davanti e partiamo. Viaggiamo ad una velocità un po' eccessiva per i miei gusti ma, purtroppo, necessaria per evitare a Dean la perdita del braccio. Stiamo tutto il viaggio in silenzio. Arrivati davanti alla casa io e Sam alziamo di peso Dean che é svenuto e lo portiamo dentro sul divano scucito e rovinato.
-Eccovi! Mi sono addormentato un attimo e voi eravate...- arriva James spettinato. -Sam vammi a prendere dell'acqua io cerco degli stracci.- corro in cucina d mi metto a cercare tra mobili e cassetti. Torno in salotto e trovo Sam con una bacinella piena d'acqua fredda. -Ok, se vuoi vai pure a riposarti. Ci penso io...- lui mi guarda un po' preoccupato.
-Ma..le tue mani...- gli sorrido mentre immergo i pezzi di stoffa nella bacinella. -É tutto okay, vai a riposare.- annuisce e va verso la sua camera. James si siede sul bracciolo verso i piedi di Dean e sta in silenzio. Intanto io metto una pezza bagnata sulla fronte del ferito e inizio a pulire la ferita il più velocemente e delicatamente possibile. Anche se le due cose non vanno molto daccordo. Pulita la ferita, ci metto una mano sopra e inizio a scaldarla. Dean apre gli occhi ansimante e mi guarda come terrorizzato, cercando di non urlare dal dolore. -Ehi, tesoro, solo due minuti okay? Poi non sentirai più niente.- inizia ad agitarsi, troppo per i miei gusti. -Ti prego. Ho paura di sbagliare qualcosa sta' calmo...ti fidi di me?- lo guardo dritto negli occhi. -Stringimi l'altra mano..serve...- lui scuote la testa, ma appena inizio a curare la ferita bruciando il veleno che ha in corpo me la afferra e inizia a stringerla. Dopo dieci lunghissimi minuti sta bene, beh, sembra. Dorme ed é tranquillo. Ha la febbre, ma é normale date le circostanze. Mi siedo per terra e James mi viene accanto.-Quella cosa che hai fatto con le mani...con la mano... cioè... wow. Come hai fatto?- mi guarda esterrefatto. -Mia madre era un angelo...almeno, così mi hanno detto. So che sembra fico o definiscilo come vuoi, ma non lo é...comporta dei pesi, che mi staranno addosso per sempre...- abbasso lo sguardo sulle mani bruciate, sembra che io le abbia lasciate troppo al sole. -In che senso?- sospiro. -L'immortalità. Il desiderio degli uomini... se lo fossero cambierebbero idea.-
-Bhe,no, cioè non é detto. C'è chi vorrebbe esserlo. E se lo fosse ne sarebbe contento...- faccio un verso a metà tra una risata e uno sbuffo. -Non credo proprio. Vedresti morire tutte le persone che ami, una ad una. E se ti abituassi a quella sensazione vorrebbe dire che non staresti provando più alcuna emozione, per nulla. Insenbile uguale insignificante e insignificante uguale esistenza orribile, e, in solitudine.- sta per replicare ma Dean emette un mugolio e quindi ci voltiamo. Lui apre piano gli occhi mentre io mi sposto verso il cuscino su cui ha poggiata la testa. -Ehi.- gli sorrido -Ehi...ah, mi sento tutto indolezito... come se un tir mi fosse passato addosso.- fa un sorriso tirato. -Scusa se ti ho fatto male prima ma...- e mi interrompe -Piantala di scusarti.
Mi hai salvato la vita. Anche se, beh ha fatto davvero male.-
-Ora puoi capire, anche se solo in minima parte, cosa proviamo noi donne al momento del parto.- ridiamo entrambi. James, dietro di noi sembra in imbarazzo. Ma questo momento é per noi due. É per la famiglia. Dean ride e si mette una mano sul petto. -Dio, sono così indolenzito. Dov'è Sammy?- si guarda attorno piegando poco la testa. -A riposare, in camera sua. Tranquillo sta bene.- gli sorrido.
-Sicura?- alza le sopracciglia.
-Beh, ecco...in effetti mentre andava in camera ha lasciato una scia di sangue, però...tutto sommato.- alzo le spalle facendo un'espressione indifferente.
-Ehi, peste parlo sul serio.- mi sorride mentre mi passa una mano sui capelli, imitando quella che dovrebbe essere una carezza. -Davvero Dean, sta bene. Era solo...stanco. Tutto qui. E non mi guardare in quel modo... ti ho mai mentito?- in effetti, non credo di averlo mai fatto. -Mm...Va bene. Uff...mi aiuti ad alzarmi?- tenta di invano di mettersi seduto. -Ehi ehi ehi....ehi. Dovresti stare coricato.-
Lo rimetto giù. -Non credo, grazie alle tue fantastiche cure, beh. Mi sento una favola.- sorride. -Si, ma, hai un aspetto davvero orribile, l'hai detto anche tu prima 'investito' da... cos'era un camion?- lo guardo con aria di sfida. -Va bene. Va bene... Mi riposo ancora un po'.-
Vittoria. É stato troppo facile.
-Arya...che ne dici se andiamo a farci un giro? Io e te?- mi volto verso Jamea che ora si é alzato.
-Io...forse dovrei restare qui... Non si sa mai, Dean si é svegliato da poco.- lui prende la mia giacca appesa e me la passa
-Avanti. Sono sicura che starà bene. E poi qui c'è Sam.- mi guarda in modo strano, duro.
-O-ok. Va bene. A dopo Dean.- usciamo senza dire altro. Alzo lo sguardo verso una finestra e vedo Sam che ci guarda. Gli sorrido ma lui sembra fissare James. Saliamo in moto. Lui mette in moto e parte subito.
-Dove stiamo andando?-domando dopo qualche metro. -Lo vedrai.- sento una nota strana nella sua voce. Percorriamo un rettilineo e alcune curve, e man mano che avanziamo, la vegetazione intorno a noi si infittisce. E anche la solitudine. E la desolazione.

É da molto tempo che viaggiamo. Un'ora forse, se non di più. Finalmente rallenta per poi accostare, al limitare di un bosco, vicino a noi vedo una casupola, sembra di legno. Mezza diroccata. -Vieni.- mi fa scendere dalla moto. Poi prendiamo il sentiero che sembra condurre proprio a quella casa. Sembra impaziente di arrivarci. Arrivati alla porta mi fa segno di seguirlo, la apre e entra. -Questo posto... come dire, é sicuro?- osservo le varie assi del soffitto staccate oppure mangiate dal tempo e dalle tarme. Non mi risponde. Torno a guardare nella zona in cui si trovava ritto, in piedi ma non c'è più. -J-james?- dico ad alta voce. -James dai vieni fuori.- avanzo in un corridoio buio.
-Non é affatto divertente. Se é uno scherzo piantala. Ora.- il mio tono si fa arrabbiato. Qualcosa mi avvolge il collo, una corda.
-Mi hai chiesto se questa casa é sicura...beh, per te non più.- la corda continua a stringere. Fa male. Non riesco a respirare. Aiuto. Cerco di gridare ma dalla mia bocca non esce niente tranne dei suoni simili a sibili. Sento le gambe cedere, il soffitto, le pareti, tutto si fa nero. E il mondo scompare, così come é stato creato.

•Supernatural•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora