capitolo 17

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Esco dal bagno, questa volta vestita e asciutta. E me lo ritrovo lì davanti. Ancora alla porta. Che fissa il pavimento. Gli passo accanto e poso braccialetti e cianfrusaglie varie sul mio comodino. Porto una mano al collo, dove ho ancora la collana dell'amicizia a forma di puzzle, condivisa con la mia migliore amica. Simona. Dio se mi manca.
Mi siedo sul letto. -Se vuoi sederti...- mi tormento le mani
-Sai, tanto per non stare in piedi come un'idiota davanti alla mia porta del bagno.- alzo lo sguardo su di lui, che ora sta vendendo verso il mio letto. Si siede. In silenzio. Un silenzio surreale. Che urla. Urla parole mai dette, carezze non date per paura di non essere ricambiate. Racconta la storia di due fratelli e una macchina d'epoca sempre perfetta. Racconta di paradiso, inferno, e della terra. Parla di storie d'amore rotte come bicchieri caduti a terra, come conchiglie su cui persone hanno camminato. Parlano di pianti e sorrisi, di lacrime e sguardi. E soprattutto, parlano di come il bene alla fine trionfa sul male.
Un silenzio che strazia il cuore, e irrompe nell'animo umano come una tempesta in riva al mare.
-Non sei debole. Tutte le ragazze che ho incontrato. Tutte quelle che ho conosciuto. Erano fogli di carta. Pronti ad essere strappati perché tirati troppo forte. Tu...
Tu sei diversa. Lo sei sempre stata.- queste parole...mi ricordano qualcosa. Mi mordo un labbro. -Persone di carta.-dico meccanicamente. -Ho letto un libro...Città di carta. Ha un significato di fondo molto bello.-
-Se tu mi dicessi chi ti ha fatto..-
-É stato James okay?! Era un demone...ma lo ucciso prima che uccidesse me e Castiel!- sbotto interrompendolo. Annuisce.
-Okay. Ti ha fatto del male oltre a...quelle? Ti ha...toccato?- scuoto la testa. -Va bene.- cala di nuovo il silenzio. -Ora sei soddisfatto?- lo guardo mentre continua a fissare il muro. -Era solo... lasciamo perdere non puoi capire.- gesticola con la mano come se dovesse scacciare una mosca, o in questo caso, le mie parole. Mi lascio cadere di peso, all'indietro sul materasso con un sospiro. Inizio a canticchiare:
- Carry on my wayward son,
For there'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more...-
Lo sento irrigidirsi. -Conosci quella canzone?- si volta a guardarmi. Sorrido. -La tua domanda é stupida. Non potrei cantarla se non la conoscessi.-
Di nuovo silenzio. Mi sembra di riuscire a sentire i battiti dei nostri cuori, la sincronia dei nostri respiri. Il mondo é al di fuori di tutto ciò. É come se stessimo.bene così. Zitti. Come se tutto quello che volevamo dire l'avessimo già detto. E forse é così.
Chiudo gli occhi, e per un istante, tutto migliora. Nessun dolore, nessuna emozione. Solo il buio.

Sento una mano sulla spalla, mi sveglio di soprassalto. Annaspando, tra le lenzuola ormai piegate sotto di me.
-Ehi, scusa. Volevo solo chiederti se volevi la cena.- mi scruta con quegli occhi verdi che, Dio...come fanno ad essere così belli? -Io...si, arrivo subito.- farfuglio sbadigliando. Esce dalla mia stanza. Mi alzo, mi do una pettinata e vado in cucina, dove ci sono, sul tavolo, piatti già conditi, alcuni con carne, altri vegetariani... Mi siedo.-Ti sei riposata?- mi chiede Sam con un sorriso. Io sbadiglio ancora e annuisco. Lui mi passa un piatto con l'insalata, la mia preferita. Ormai lo sa già. Mangiamo in silenzio per un po'. -Allora...che avete fatto oggi mentre non c'ero?- domando prendendo la bottiglia dell'acqua. -Niente...- scrolla le spalle Dean. -Ho cercato qualche pista, su internet.- lui non sa che la pista era sotto al suo naso. -Ma a quanto pare in questo periodo, in questa zona non ci sono demoni. O almeno, non danno problemi.-
Continua. Io annuisco. -Beh, meno male.- dico alla fine con un sorriso forzato. Finisco di mangiare. -Io, vado in camera a leggere.- butto il mio piatto e vado nella mia camera. Appena entrata mi infilo il pigiama e mi corico sul letto col mio libro preferito tra le braccia. Credo di averlo letto almeno dieci volte. Jane Eyre. Esiste forse, storia più bella? Però non leggo, non ci riesco sta sera. La mia mente é altrove... vaga su colline di brughiere scoscese e ombrose, coste frastagliate su cui si infrangono le onde del mare in tempesta... Ad un tratto mi viene un'idea. Prendo il quaderno che mi ha regalato Dean per il compleanno e inizio a scrivere. Scrivo tutto ciò che mi lassa per la mente. Scrivo della brughiera, di un angelo con l'impermeabile, di due occhi verdi come lo smeraldo e di un ragazzo alto quanto un elfo del signore degli anelli. Racconto di due ali, che volano ancora a fatica e del fuoco cbe brucia le mani di una ragazza quando decide di salvare i propri amici. Anzi, la propria famiglia.
Scrivo tutto. Tutto. Scrivo finché inizia a venirmi mal di testa, e mi devo fermare. Ritiro tutto, nel mio comodino. Mi alzo e vado verso la cucina con una bustina con un medicinale per il mal di testa in mano. Quando arrivo in cucina trovo Sam, ancora al computer. É mezzanotte e mezza. Faccio piano, per non disturbarlo. Trangugio quella roba che sa di catrame e mi avvicino a lui, da dietro. Vedo che sta guardando delle foto, una con una ragazza molto bella, bionda. -Lei é...era, Jessica?- gli metto una mano sulla spalla. -Si. Ma, come hai fatto a capirlo? Non te l'ho mai descritta.- dice, poi aggrotta le sopracciglia. -L'ho capito perché...sembrate così innamorati in questa foto. Così felici...- abbasso lo sguardo su di lui. -Già...- vorrei dirgli che mi dispiace, ma non cambierebbe nulla. Nulla. Silenzio. Di nuovo.
-Ehm, okay, io vado a dormire...
Buonanotte Sam.- gli scompiglio i capelli e gli sorrido. -Buonanotte-
Risponde ricambiando il sorriso.
Torno in camera mia e mi infilo sotto le coperte. Chiudo gli occhi e cerco di liberare la mente dalle idee. Per addormentarmi. Ma non ci riesco. Anche se, dopo qualche sforzo, il buio cala su tutta la casa. Ci trasporta nei suoi fiumi di stelle e di sogni, nei suoi laghi di fulmini e incubi. Nella sua grandezza.

15 maggio
Apro gli occhi all'improvviso, svegliata da un incubo di cui non ricordo nulla, né l'inizio né la fine. Guardo la sveglia 5:13. Provo di nuovo ad addormentarmi, ma questa volta non ci riesco proprio quindi decido di andare a fare una passeggiata intorno alla casa. Controllo che il mio maglione beige alla John-Watson mi copra abbastanza e poi esco dalla mia camera. Nella casa regna il silenzio. Seguo il labirinto di corridoi e arrivo alla porta di ingresso, la apro piano ed esco. L'aria é fresca anche se siamo a metà Maggio. In questo periodo la zona é tranquilla. Anche nelle altre città i demoni si sono ridotti a qualche raro caso, subito eliminato da cacciatori esperti. É da una settimana che non succede nulla. Nulla di importante insomma. Tranne gli incubi. Quelli ci sono. Ogni notte. Ogni volta che chiudo gli occhi. Non so che cosa mi spaventi tanto. Sono solo sogni, fantasie, autosuggestione. Ma quando sai che a questo mondo ci sono certe creature...Beh, credo sia inevitabile fare incubi. Inizio a camminare, a braccia incrociate, come per proteggermi dal freddo. Rimpiango di aver tagliato i capelli. Mi arrivano sulle spalle certo, però sento molto di più il freddo. E so sono scuriti. E arricciati. Mi guardo intorno. Nessuno. Anzi, nessuno é riduttivo. Nessuno, neanche un'anima...viva e non. Questo posto é ancora più inquietante così, senza persone. Torno davanti alla casa e mi siedo sui gradini d'ingresso. La mia mente é come in tilt. Non riesco a pensare ad altro che a quel silenzio. Inquietante, quasi... inumano. -Basta Arya! Ti stai solo autosuggestionando...- dico a bassa voce tra me e me. Mi alzo ed entro in casa. Vado verso la cucina mettendo su un po' d'acqua per il té. Quando mi volto mi ritrovo un uomo non molto alto davanti. Vestito di nero, nero inchiostro, come i capelli e gli occhi. Urlo per lo spavento e tiro -come automaticamente- la prima cosa che ho in mano. Un tazza.
-Wo!- alza le mani come in segno di resa. Sento i passi di Sam e Dean, veloci e pesanti. Si fermano vicini a me. -Crowely...- sibila Sam. -Che cosa vuoi?!- sbotta Dean, ha già un pugnale in mano. -Ma...cosa? Crowey?! Non...chi è lui?!- lo indico e guardo i due fratelli con gli occhi sbarrati. -CroweLy.- specifica il diretto interessato. -Oh...Scusa...- dico con noncuranza. -Arya lui é un Demone...Non é il caso che vi leghiate tanto, perché se ne sta andando.- gli sorride ironico.
-Arya? Un'altra delle tue conquiste romantiche Dean? Beh, devo dire che questa volta hai scelto bene!- allarga le braccia e mi sorride. Un sorriso che mi fa venire i brividi. -NON SONO UNA DELLE SUE CONQUISTE ROMANTICHE STUPIDO DEMONE CICCIONE!- esplodo fulminandolo con lo sguardo. -E si sa anche difendere... beh, stai migliorando Scoiattolo...- si mette le mani in tasca. -Vattene Crowely. Ora.- scandisce Sam visibilmente alterato. -Ehi, ehi ehi...sono solo passato per parlare di affari... ma prima vestitevi magari. Anche se, la vista non mi dispiace...- mi fissa le gambe. -Portale rispetto.- ringhia Sam. E la cosa mi stupisce abbastanza, lo guardo e gli sorrido imbarazzata. -Sai Dean. Avevi ragione. Non é una conquista romantica. Non tua, almeno.- aggiunge ghignando.

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