Il sogno pt.3

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Sento la porta di ingresso aprirsi dalla camera di Dean. -Sono tornati...- dico alzandomi e tenendo il lenzuolo avvolto intorno al corpo per coprirmi. Dean non si sveglia e non voglio di sicuro farlo io, a volte ha un'aria così stanca. Mi vesto in fretta ed esco dalla camera, il più silenziosamente possibile. Non appena mi volto dopo aver chiuso piano la porta mi ritrovo Sam davanti. -Ehi, vi siete divertiti?- mi appoggio con la schiena alla porta. Lui annuisce poco convinto. -Ti va di venire a fare una passeggiata?- mi guarda sorridendo un po'. -Credo che mi sentirei di troppo da sola con te e Lindsay.- faccio una smorfia come per scusarmi. -No, io intendevo solo noi due!- si spiega. -Oh, allora va bene! Prendo la giacca e arrivo!- vado in salotto, prendo la giacca, la indosso e mi dirigo verso l'entrata dove Sam mi sta aspettando. Apre la porta e usciamo. Camminiamo nel bosco vicini, con le spalle che quasi si toccano, in silenzio per qualche minuto. -Allora...come hai conosciuto Lindsay?- mi decido a chiedere dopo un po'. -Non ricordo, so solo che venivamo spesso qui con nostro padre, suo padre ci ha sempre accolto volentieri e noi le siamo debitori.- guarda il cielo. -Capito.- annuisco. -Non sembri così felice con lei...- lo guardo con le sopracciglia aggrottate. -No io, sto...bene, davvero.- gli lancio una rapida occhiata -Nella mia breve esperienza ho imparato che quando qualcuno dice davvero é perché non sta bene. Se ti serve qualcuno con cui parlare io ci sono! Okay?- gli sorrido. -Grazie Arya.-
-Non ringraziarmi, non devi!- che tenero. -Sì che devo, hai fatto così tanto per me. Davvero, tantissimo, più di quanto tu possa immaginare.- si ferma e mi prende le mani. Io resto a guardarlo. -Arya io... io ti...io ti amo.- le sue parole mi rimbombano nelle orecchie come i rintocchi di un campanile nel bel mezzo della notte. Tolgo lentamente le mani dalle sue e lo guardo, in silenzio. Senza parole.
-Dì qualcosa, ti prego.- si morde il labbro inferiore. Io rido in modo secco e ironico. -Cosa dovrei dire scusa?!- sento le lacrime agli occhi -Cosa pensi che potrei risponderti?! É questo il problema delle persone, se non ottengono la risposta che vogliono si offendono e poi iniziano ad odiare...per questo non ti voglio rispondere. Perché ho paura che potresti odiarmi. E io non voglio che mi odi.- tengo lo sguardo basso.
-Va bene. Ho capito. Cosa credi? Me ne farò una ragione. Anche se, una risposta vera e propria avrebbe fatto meno male.- si volta e va verso la casa con passo svelto. -SAM!- grido, le lacrime pronte ad uscire. -Sam ASPETTA!- ma lui entra in casa sbattendo la porta. Io crollo in ginocchio sulle foglie secche che scricchiolano sotto al mio peso. E sto lì, a guardare quella porta, il confine tra la ragione e il cuore. Odieró per sempre questo luogo, il luogo in cui ho perso un fratello, un amico.

Non so quanto tempo sia passato, ma io sono ancora qui, con il vento che mi sferza il viso, che rende le lacrime calde al suo confronto. Le foglie volteggiano intorno a me, formando dei piccoli mulinelli. Fisso la casa, ora con le luci accese. Sembrano passati minuti, ore, giorni, settimane da quando Sam é stato qui con me. Non provo più niente. Sono completamente vuota. Come un guscio di conchiglia senza la sua perla. Vuota. Non sento più nemmeno il freddo e i rumori che mi circondano, sento solo la fronte bollente e tutte le articolazioni rigide a causa del freddo. Credo di avere la febbre. Ma non mi importa. Voglio solo farmi più piccola, rimpicciolirmi fino a scomparire. E anche quando sento le palpebre farsi pesanti, resto lì.
Vedo la porta aprirsi e una sagoma uscire, non so dire chi sia dato che la luce proveniente da dentro mi abbaglia. La figura corre verso di me. Dean. Grazie a Dio. Mi dice qualcosa ma io non sento niente, vedo solo le sue labbra muoversi. Ad un tratto mi lascio cadere all'indietro, non ce la faccio più. Lui mi sostiene, mi fa passare una mano sotto le gambe e mi solleva. Chiudo gli occhi. Buio.

Apro piano gli occhi. Sento qualcosa di umido sulla fronte. Non riesco a muovere la testa, sposto lo sguardo verso il lato destro del divano, c'è Dean che fissa i cuscini e mi accarezza una mano. -De...- ho la bocca impastata. -Ehi, Angelo, no, non parlare. Devi solo riposare. Solo riposare.- Vedo una figura alle sue spalle. -Cas...- sorrido per quanto possibile. Dean si volta di scatto e sorride alla vista dell'amico. -Puoi guarirla? Ha la febbre.- gli chiede implorandolo con lo sguardo. -No, Cas, non farlo, guariró.- Castiel mi guarda interrogativo. Io guardo lui e poi Dean. -Dean puoi uscire?- chiede Cas. Dean si passa una mano sul viso, si alza e prima di andarsene mi bacia la fronte. Castiel ci guarda e non appena l'altro é uscito si siede sul divano e sorride. Poi il suo sorriso scompare.
-D'accordo, perché non vuoi che ti guarisca? Forse è... un modo per punirti?- mi osserva accigliato. -Io non mi sto punendo. Semplicemente guariró.- mi volto in modo che non veda che sto mentendo. Ma se ne accorge, ovviamente. -Arya, dimmi, perché fai così?-
Non resisto e dopo un po' esplodo in una valle di lacrime -Io l'ho ferito! Non volevo! Non volevo che mi odiasse! Ma semplicemente non potevo mentirgli!- lui mi accarezza una guancia. -Shhh....tranquilla. Devo dedurre che si tratti di Sam. Ascolta, non punirti per aver fatto la cosa che reputi giusta.- mi mette una mano sulla fronte e mi sento subito bene. -Ma io l'ho ferito. L'ho perso Cas, l'ho perso per sempre!-mi metto seduta e mi asciugo le lacrime e gli racconto l'accaduto mentre mi osserva. A volte sembra così distante. -Non l'hai perso, dagli solo del tempo e vedrai che si sistemerá tutto.- mi calmo e percepisco una luce davanti a me, un secondo dopo Castiel é sparito. Odio quando se ne va. Mi alzo e vado verso il bagno, busso e nessuno risponde, allora entro tranquilla. Chiudo la porta e due secondi dopo sono già nella doccia. L'acqua mi scorre addosso come una cascata bollente. Mi sento uno schifo. Improvvisamente, senza neanche rendermene conto giro il rubinetto sull'acqua bollente. Soffoco un grido mentre il vapore inizia a salire denso e soffocante. Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, prendo un accappatoio e mi asciugo in fretta il corpo e i capelli. Mi vesto coi capelli non ancora asciutti del tutto. Apro la porta del bagno e il vapore esce. Respiro a pieni polmoni e vado in salotto dove Sam e Lindsay stanno pranzando, Dean é seduto sul divano e sembra in attesa di qualcosa. Quando mi vede si alza di scatto e mi viene in contro. -Dio!- esclama sospirando di sollievo. -Sono sempre e solo Arya eh.- sorrido, o meglio fingo un sorriso e lui mi abbraccia.
-Ero così preoccupato!- qui, tra le sue braccia mi sento inaspettatamente bene -Era solo un po' di febbre.-
-Perché Cass diceva che ti stavi punendo? Punendo per cosa? Per chi?- mi domanda preoccupato. -Stavi origliando?- alzo le sopracciglia per evitare la sua domanda. -Beh...no. Voi parlavate molto forte!- tenta di giustificarsi ma poi insiste -Per chi ti stai punendo Arya?- allora involontariamente guardo verso Sam che fissa un quotidiano sul tavolo.
-Nessuno.- dico piano. Dean segue il mio sguardo e il suo viso diventa come di marmo, impietrito... Arrabbiato? Deluso? Chi lo sa.
-Vado a lavare la macchina. Sam, perché non vieni con me?- dice tentando di nascondere la nota alterata nella voce. -Perché dovrei?- chiede Sam alzando gli occhi. Ma Dean gli indica la macchina nel cortile con la testa ed esce. Sam lo segue dopo essersi alzato lentamente. Quando mi passa accanto allungo una mano come per parlare ma poi ci rinuncio. Decido di uscire anche io, a sgranchirmi un po' le gambe. -Io esco a fare una passeggiata Lindsay! Vuoi venire?- lei mi osserva con espressione piatta poi annuisce.

Passiamo accanto a Sam e Dean e ci dirigiamo verso il retro della casa, dove c'è un piccolo stagno. Lì ci sediamo sulla riva e Lindsay inizia a tirarci dei sassi dentro. -Mio padre adorava questa casa: il bosco, la natura. Ma poi lo hanno ucciso, sei anni fa... e io mi sono arrangiata.- guarda la foresta con aria malinconica.-Ne so qualcosa...ho perso mio padre e mia sorella.- penso a quanto io sia stata fortunata ad incontrare Sam e Dean, e a non essere cacciata dall'Impala dopo una settimana. Poi sentiamo la voce alterata di Dean gridare qualcosa. Ci alziamo in fretta, e Lindsay mi tira dietro ad un cespuglio che affianca la casa. -Non é una bella cosa spiare!- sussurro. -Primo, non spiamo, ascoltiamo poiché ci troviamo nello stesso posto. Secondo, sono i nostri ragazzi...- afferma tranquillamente. Beh, spero solo che queste non siano ortiche.
-Che cazzo le hai fatto?!-
-Niente! Magari sei tu ad averla ferita... non credi?- dice Sam ironicamente.
-Stupido idiota ti ho chiesto cosa le hai fatto! Rispondimi.-
-Te l'ho detto, non ne so niente! E da quando ti importa così tanto di lei?!-
-NON DIRLO! Non dirlo. Non dire che non le hai fatto niente! Non l'hai vista?! Aveva gli occhi spenti! E se scopro che è causa tua, non la passerai liscia, anche se sei mio fratello.- guardo il terriccio sotto di noi con aria colpevole. Lindsay mi coglie di sorpresa cingendomi le spalle con un braccio e mi sorride incoraggiante. Io ricambio con un piccolo sorriso, poco convinta. Fantastico.


#SpazioScrittrice
#CheNonInteressaANessuno
Saaaaalve a tutti! Sono tornata su #SS (Spazio Scrittrice eh non fraintendetemi! -.-) per dirvi di votare la storia se vi piace e commentare!!! Iiiiinoltre volevo dedicare questo capitolo ad un caro amico che, purtroppo, abita molto lontano da me (io Piemonte e lui Lazio). Anche se non ha Wattpad gli farò vedere lo screen della dedica. Cooomunque lo dedico a lui perché in questo momento ha il cuore infranto a causa di una ragazza idiota. Ironico, non trovate?
E quindi boh...non so che altro dire.
Un saluto glitterato,
AL
(con la collaborazione di Magnus B.)
PS: ebbene sí, lo sfondo nell'immagine della conversazione uatsapp(ahaha) sono Cass e Dean

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