SEXY BACK, Justin Timberlake feat. Timbaland

Sospirai profondamente guardandomi allo specchio: non sarei mai stata adatta al mondo di Daniel. Fissare il rossetto rosso carminio lampante sul mio volto mi aveva fatta tornare con la memoria alle serate nei minuscoli camerini del Roaring 20's: ero solita entrare molto più presto delle altre ragazze per non ritrovarmi a fare a spintoni per truccarmi davanti all'unico specchio dall'aria hollywoodiana, con le lampadine fulminate che il proprietario non aveva mai fatto sostituire; quindi mi legavo i capelli in una coda di cavallo, prendevo la mia trousse e passavo il pomeriggio a scegliere il trucco più adatto per il numero.

Amy mi aveva insegnato ad avere un segno distintivo, se avessi voluto essere ricordata, ed io ne avevo due, uno scelto da lei - un costume di scena bianco - e l'altro di mia scelta - il rossetto rosso. Quest'ultimo da una parte era stata una punizione contro me stessa: nell'antica Grecia, le prostitute erano obbligate ad indossarlo per mettere in guardia gli uomini in cerca di relazioni stabili. Dentro di me non ero mai riuscita ad accettare il mio lavoro e, nonostante non avessi mai avuto rapporti sessuali con gli uomini del Roaring 20's, - non per arrotondare lo stipendio, perlomeno - mi ero sempre sentita al pari di una prostituta, pensiero alimentato dai vari appellativi che mi ritrovavo appiccicati addosso come i cartellini del prezzo sugli scaffali dei supermercati. Dall'altra, il rossetto rosso era stato per me un simbolo di ribellione al patriarcato e alla sessualizzazione del mio corpo. Agli inizi del Novecento, a seguito della Restaurazione del secolo precedente, che aveva riportato in luce la mentalità ultracattolica medioevale e perciò anche l'accezione volgare del cosmetico, le suffragette ed Elizabeth Arden avevano fatto del rossetto rosso una bandiera del femminismo. Ed io, che non avevo mai ballato per il piacere degli uomini, ma per il mio, non avevo potuto resistere ad una tale provocazione contro tutto quello schifo di mondo in cui avevo lavorato.

Ancora una volta, quindi, ero tornata a punirmi. Indossare di nuovo il rossetto rosso era stato per me un memento del mio passato, come a volermi ricordare da dove venivo, ciò che ero: solo una ex spogliarellista che non avrebbe dovuto puntare più in alto. Nelle mie vene scorreva quel sangue, rosso vivo come quel rossetto, e non avrei potuto cambiarlo. Nonostante avessi imparato ad amare il mio vecchio lavoro, a considerarlo una forma d'arte, sapevo che chiunque avrei incontrato quella sera non sarebbe mai stato dello stesso avviso. Mentre mi scioglievo i capelli sulle spalle dopo aver indossato un abito lungo nero, dalla profonda scollatura a V, in mezzo alla quale spariva una catenella che dal mio collo si incrociava sotto il seno, ed uno spacco sulla gamba destra, non riuscivo a smettere di temere che qualsiasi persona in quella stanza mi avrebbe guardato e avrebbe capito all'istante chi fossi. Mi sentivo come Cenerentola al ballo del principe, terrorizzata che sotto quell'aspetto da principessa tutti avrebbero comunque riconosciuto la sguattera.

Emisi un altro sospiro tremante prima di aprire la porta del bagno, vedendo Daniel che faceva il nodo alla propria cravatta. Appena mi vide si bloccò, il volto a mezz'aria e le mani sotto il colletto della camicia. Calai lo sguardo sulle mie décolleté beige, arrossendo all'intensità del suo sguardo.

«Faccio io» mi decisi a rompere il silenzio, avanzando verso di lui per scacciare le sue mani e annodare la cravatta come si deve. «Daniel, così mi consumi» sussurrai non appena ebbi finito, posando le mani sul suo petto, ma senza il coraggio di guardarlo in faccia.

«È solo che a volte non riesco ancora a capire se tu sia reale o solo una visione» disse con lo stesso tono, accarezzandomi un braccio.

«Esisto» risposi e lo sentii trattenere il fiato.

«Sì,» rispose a fatica, prima di lasciarmi un bacio sulla fronte, «eccome se esisti.»

Sollevai lo sguardo contornato di eyeliner sul suo per un istante, prima che avventasse la bocca sulla mia in modo famelico. Mi aggrappai alle sue spalle, quando mi sollevò per farmi sedere sul piano in marmo del lavabo, i suoi baci che scendevano lungo la mia mandibola, fino al collo, e le sue mani che correvano sul mio corpo fino a stringersi le mie gambe attorno al bacino. Lasciai cadere le scarpe atterra e le punte dei tacchi produssero un rumore vitreo all'impatto con le piastrelle del pavimento, mentre lui si sfilava la cravatta con impazienza.

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora