Ero a dir poco emozionata; io e Daniel avevamo molto, in programma per quella domenica, perciò non vedevo l'ora di dare inizio alla giornata. Saremmo passati dall'esposizione di Fabien, poi avremmo pranzato nel ristorante preferito di Daniel e quest'ultimo mi avrebbe fatto fare un giro per New York nei luoghi più popolari e che più erano significativi per lui. Ero pronta ad immergermi in un tour a trecentosessanta gradi della sua vita nella Grande Mela, a visitare la città dove Daniel era diventato un uomo, dove aveva vissuto negli ultimi anni. Conoscevo la sua infanzia in California, ma ciò che siamo da bambini è completamente differente da chi diventiamo come adulti, perciò ero a dir poco entusiasta di poter finalmente essere al corrente del passato recente dell'uomo a cui avevo scelto di stare affianco.

«Siamo appena tornati da Rabat» terminò di raccontarmi Nada, dall'altro capo del telefono, dopo un resoconto dei punti salienti della sua luna di miele in Marocco. «Tra due giorni andrò a fare la prima ecografia dalla ginecologa, ho letto che va effettuata tra le prime sei e quattordici settimane per conoscere lo stato di salute del feto.»

«Sono davvero felice che vi siate divertiti, in luna di miele» le dissi in tutta onestà. Passando di fronte alla porta del bagno, vi bussai per invitare Daniel a sbrigarsi, così che potessimo finalmente uscire - sapeva farsi aspettare come una primadonna. «Mi raccomando, voglio una foto dell'ecografia, appena ne hai una copia!»

«Ovviamente. Tu, invece, come stai? Va tutto bene, a New York?»

«È un po'...» Mi fermai sulla soglia della camera da letto per permettermi di prendere un respiro profondo e sciogliere la tensione che sentivo irrigidirmi le spalle. «Impegnativo. Non avevo mai fatto una follia del genere, in vita mia, sai, trasferirmi di punto in bianco dall'altra parte del Paese; tu lo sai bene. Sto cercando di ambientarmi e di riprendere il ritmo. Domani inizierò a lavorare e a frequentare un corso di arredamento.»

«Hai già trovato un lavoro!» esclamò con trasporto. «Ben, amore, hai sentito? Abby ha trovato un lavoro! Oh, cara, sono così felice per te. In cosa consiste?»

«Farò la cameriera in una pasticceria; mi sembra un bell'ambiente.»

«E il corso? Tu hai sempre sognato di essere un'arredatrice, me lo ricordo. Sono contenta che ti stia dando l'opportunità di avere finalmente la vita che desideri, e sono ancor più contenta che in questo percorso tu abbia qualcuno come Daniel al tuo fianco, che di autorealizzazione ne sa qualcosa. Tra voi due va tutto bene, non è così?»

Ridacchiai della rapidità con cui parlava, segno di quanto fosse davvero esaltata. In effetti, sembrava che ad entrambe le cose iniziassero a girare per il verso giusto, dopo tanto tempo. «Sì, va alla grande.» Alzai la voce, così che anche Daniel mi sentisse, nell'aggiungere: «Ma andrebbe meglio se si decidesse ad uscire dal bagno, così potremmo andare!»

«Sembrate già una coppia sposata da anni, con la differenza che ancora fate sesso come conigli.»

«Sei tremenda» scherzai. Poggiai il cellulare tra la guancia e la spalla, per poter infilare le ultime cose nella borsa e lasciare il mio cappotto sul letto. «Ci risentiamo presto, va bene?»

«Ci conto.»

Dopo aver salutato la mia amica e aver agganciato la telefonata, mi voltai, pronta a tornare a bussare insistentemente alla porta del bagno perché Daniel si desse una mossa, quando mi scontrai direttamente con il suo petto e sobbalzai dallo spavento con un gridolino che sembrava di più l'abbaio di un barboncino, quasi cadendo indietro.

«Cristo, mi hai fatto prendere un colpo» borbottai.

Quando alzai lo sguardo su di lui, notai che mi stesse già squadrando da capo a piedi; i suoi occhi azzurri percorrevano il mio volto, poi scendevano lungo la linea del collo, sul mio maglioncino a righe bianche, lilla e grigie, sulla mia gonna nera e sulle calze ricamate a maglia sottile che mi fasciavano le gambe. Era una bella sensazione, il modo in cui mi guardava, con quel guizzo all'angolo della bocca di chi è a metà tra la depravazione e l'imbarazzo. La conoscevo bene, quell'emozione, poiché ogniqualvolta lo guardavo, in quei suoi abiti sartoriali, in quelle camicie rimboccate sui gomiti che gli stringevano i bicipiti e le spalle larghe, con quella barba curata che gli contornava la parte inferiore del volto, io provavo esattamente lo stesso - quel desiderio di restare a letto tutto il giorno misto all'incredula devozione nell'essere di fronte ad un tale Adone.

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora