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Daniel ed io tornammo in camera dopo cena ed io fui più veloce di lui a cogliere un biglietto lasciato sul tavolo consolle alle spalle del sofà. Lo presi tra le mani non appena Dan fu sparito completamente nel risalire le scale. Non sapevo perché, in un primo impatto, sentissi il bisogno di tenerglielo nascosto, ma seppi di aver fatto la scelta giusta non appena lessi il mio nome sul suo esterno. Come lo dispiegai, mi saltò all'occhio che fosse una poesia, dall'evidente suddivisione in versi; detti una scorsa alle parole, senza recepirle appieno, finché i miei occhi non si soffermarono sulla parola "accettazione" e mi costrinsi a leggere l'intera frase: "Terra insegnami l'accettazione - come le foglie che muoiono ogni autunno". Rammentavo perfettamente chi lo avesse detto, solo poche ore prima, sulla cima di una rupe: Eileen, la nostra guida durante l'escursione a cavallo. Distolsi lo sguardo dal biglietto, mentre lo accartocciavo nel mio pugno con un nodo allo stomaco.

Non comprendevo perché quelle parole mi toccassero tanto e neppure perché Eileen avesse sentito il bisogno di lasciare quel messaggio proprio a me. Tutto ciò che sapevo era che avessi bisogno di aria fresca, che il cuore mi galoppasse in mezzo alla gola e che le mie guance stessero andando in iperventilazione.

Salii lentamente le scale e trovai Daniel steso sul letto, con le braccia piegate sotto il capo e le caviglie intrecciate. Stava fissando il soffitto con sguardo assorto e sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri solo quando gli passai di fronte per trovare una felpa bianca da indossare sul vestito azzurro che avevo scelto prima di scendere per cena. Infilai quindi il biglietto in una tasca, assieme a un pacchetto di sigarette e al mio accendino dipinto di "Ramo di mandorlo in fiore", di Van Gogh - scovato in una bancarella del Treasure Fest nel 2018.

«Stai bene?» mi chiese Daniel.

«Sì» mentii. «Ho solo bisogno di uscire a prendere un po' d'aria.»

«Vuoi che venga con te?»

«Il fumo passivo fa male quanto quello attivo» mi giustificai, stringendomi nelle spalle. «Torno subito, promesso» aggiunsi sulle sue labbra, prima di lasciargli un bacio e uscire.

Sulla riva di fronte al resort si trovava un pontile a cui erano attraccate le barche e i kayak per le vogate estive; in fondo, il casottino per il loro noleggio era completamente svuotato, dato che la stagione era terminata. Entrai, lasciando la porta aperta, ed estrassi una sigaretta dal mio pacchetto, per poi accenderla con la mano a coppa a proteggere la fiammella dell'accendino. Tenendo la stecca tra i denti, le labbra premute contro la carta, tirai il biglietto di Eileen fuori dalla tasca della felpa, presi la cicca tra le dita e, con i gomiti sul parapetto, dispiegai il foglietto accartocciato per poterlo leggere, il fumo che dalla mia bocca si disperdeva verso il basso e poi nella direzione del vento.

"Terra insegnami la quiete - come i prati fermi con nuova luce.

Terra insegnami la sofferenza - come le vecchie pietre soffrono con la memoria.

Terra insegnami l'umiltà - come i fiori sono umili con l'inizio.

Terra insegnami la cura - come le madri nutrono i loro piccoli.

Terra insegnami il coraggio - come l'albero che sta da solo.

Terra insegnami il limite - come la formica che striscia per terra.

Terra insegnami la libertà - come l'aquila che vola nel cielo.

Terra insegnami l'accettazione - come le foglie che muoiono ogni autunno.

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora