Il lunedì mi svegliai prima di Daniel, dato che lui avrebbe dovuto raggiungere l'ufficio soltanto in tarda mattinata per un incontro informativo con il suo team. Quindi, gli lasciai un bacio a fior di labbra mentre ancora dormiva, facendolo mugugnare e stropicciarsi gli occhi.
«Sto uscendo» sussurrai, una mano ad accarezzargli la guancia e l'altra sulla mia borsa, che mi pendeva dalla spalla.
«Ci vediamo dopo» rispose con lo stesso tono.
«Fa' il culo a strisce a Wall Street, mi raccomando» scherzai, prima di uscire per lasciarlo riposare.
La pasticceria quella mattina era piena di clienti - in fondo, era lunedì - perciò giunsi alla fine del mio turno con le gambe doloranti strette nelle mie calze di lana, i talloni e le dita dei miei piedi che premevano dolorosamente contro gli stivaletti. Mi concessi di passarmi una mano tra i capelli, di cui alcune ciocche erano sfuggite dalla treccia, e bere dalla mia borraccia soltanto dopo essermi rimessa il cappotto per uscire, sentendo l'aria fredda della città investirmi le guance accaldate non appena varcai la soglia del locale. Incrociai le braccia al petto per stringermi nell'indumento e mi annotai mentalmente di dover indossare scarpe più comode, calze più elastiche e magari una sciarpa.
Mi soffermai da CVS sulla 2nd Avenue per acquistare degli assorbenti e concentrati di vitamine per le mestruazioni che, secondo i miei calcoli, sarebbero dovute arrivare la settimana successiva; nel cercare un posto dove poter mangiare prima di raggiungere il corso di arredamento nel pomeriggio, mi ritrovai sulla 68esima Strada e rammentai che il laboratorio di Fabien si trovasse a quell'indirizzo, secondo il suo biglietto da visita. Lasciandomi guidare dall'istinto, presi l'ascensore del condominio che corrispondeva al numero civico del suo studio, per giungere direttamente in soffitta. Era proprio come avrei immaginato il rifugio di un artista, dalle pareti interamente in legno, una grande vetrata che si affacciava sui grattacieli di New York, ed il pavimento macchiato di colori. Per il resto, la stanza era deserta, se non per un divano bordeaux con una coperta color crema che imprigionava la luce proveniente dalla finestra ed un cavalletto dove Fabien stava dipingendo.
I ricci gli ricadevano sul volto, mentre teneva un pennello dalle setole spesse racchiuso in un digrigno di denti, lo sguardo fisso sulla tela. Era senza maglietta, mostrando le braccia toniche e la figura snella e poco scolpita, mentre un enorme tatuaggio colorato partiva dalla sua nuca, si espandeva sulla spalla destra e scendeva lungo il fianco fino a nascondersi nei pantaloni di raso giallo ocra. I piedi scalzi erano pieni di gocce di colore e al suo fianco giaceva, insieme alla tavolozza, uno dei suoi immancabili cappelli.
Stava ritraendo una donna stupenda, dai capelli rosso carota e la pelle bianco latte su cui la luce ed il pulviscolo che volteggiava nell'aria sembravano abbattersi, come se il suo corpo fosse fatto di piccoli cristalli. Era coperta soltanto da un velo rosa pallido che le avvolgeva il seno e scendeva tra le gambe, come una Signora dei quadri neoclassici. Teneva un braccio sullo schienale del divano e l'altro accasciato verso il suolo, mentre una gamba era piegata su uno dei cuscini del sofà e l'altra era distesa.
«È permesso?» chiesi con cautela per non rovinare la concentrazione frenetica di Fabien, che non mi degnò nemmeno di uno sguardo mentre rispondeva.
«Ciao, Abigail» borbottò sempre con il pennello tra i denti, quello a setole sottili che correva sulla tela. «Prego, accomodati pure dietro di me.»
Mi sedetti su uno sgabello alle sue spalle - immaginai che se mi fossi posta in un altro punto gli avrei rovinato la luce - e osservai mentre definiva i capelli raccolti in una treccia che cadeva sulla clavicola della sua modella. Aveva completamente rivoluzionato l'ambiente, inserendo ciò che aveva davanti in un bosco, con lucciole che svolazzavano attorno al soggetto, circondato da petali rosso scuro. Passò il lato della mano per disperdere un po' di colore, poi ripassò di pennello.
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬
RomanceSEQUEL DI "SOLO DUE SATELLITI" "Come nell'universo, la nostra vita è basata su un sistema di bilanciamenti e contro-bilanciamenti: forze che ci spingono via, che ci attraggono, che ci sostengono, che ci spingono. A volte passa un asteroide che crea...