Fabien mi aveva dato appuntamento alla Broadway Gallery per quel fine settimana, preannunciandomi una sorpresa che a detta sua mi sarebbe "piaciuta moltissimo". Quindi, una volta indossato il mio cappotto lilla sopra un vestito aderente in lana bordeaux, sopra il ginocchio, dalle maniche lunghe ed il collo alto, e un paio di calze nude che mi fasciavano le gambe fin dentro le décolleté in camoscio nere, bussai alla porta del bagno per invitare caldamente Daniel a muoversi. Girai la maniglia, spazientita, e lo trovai a tentare di fare il nodo ad una cravatta sotto il colletto di una camicia bianca.
Non avevamo più parlato di quello che era successo al compleanno di Nada, ma ogni tanto mi capitava di fissare l'anello di fidanzamento, fin quando Dan non entrava nella stanza e allora, per non dargli un ulteriore dispiacere, lo nascondevo sotto al cuscino. A parte questo, sembravamo essere tornati a un rapporto normale; forse lui aveva davvero capito uno dei motivi per cui non potevo sposarlo e lo aveva accettato, forse lui stesso ci aveva ripensato.
«"Soltanto un attimo"» dissi, citando ciò che mi aveva detto come minimo mezz'ora prima. «Lascia stare, Dan, tanto stai meglio senza» aggiunsi in riferimento alla cravatta.
«Anche tu stai meglio senza vestiti addosso, ma non ti lascio certo andare in giro nuda» replicò ed io sbattei le palpebre un paio di volte, basita.
Scossi la testa per riprendermi dalla mia momentanea paralisi e mi posi tra lui e lo specchio per togliergli le mani dalla cravatta e fargli un nodo decente, prima di infilarla nel suo gilet beige, mentre mi accarezzava i fianchi al di sotto del cappotto aperto.
«Ecco fatto» annunciai una volta finito, battendogli un palmo sul petto.
Gli porsi la sua giacca e lui la indossò, prima di afferrare il cappotto e aprire la porta di casa per lasciare che lo superassi e uscissi per prima. Raggiungemmo la galleria a piedi, con Daniel che mi teneva un braccio attorno alle spalle e io che avevo nascosto le mani nelle tasche del cappotto perché non si congelassero.
Una coppia di bambini passò tra noi due mentre la loro madre si dannava per inseguirli, così io li cinsi entrambi per non lasciarli andare via. La prima era una bambina dai ricci scurissimi e due grandi occhi azzurri, mentre l'altro era un maschietto dai capelli lisci dello stesso colore della sorella e gli occhi neri come la pece.
«Non dovreste far faticare così tanto vostra madre» li rimproverai cercando di restare seria, anche se erano troppo dolci perché la mia voce non lasciasse trapelare una vena giocosa. «Altrimenti questo Natale non riceverete la visita di un omone in rosso e con la barba bianca!»
«Babbo Natale non esiste» borbottò la femmina; mi finsi offesa.
«Certo che esiste, chi vi ha detto una tale sciocchezza?»
«La nostra tata, Josephine» rispose l'altro bambino.
«Evidentemente la vostra tata non ha ricevuto regali lo scorso Natale, lasciatela perdere» replicai con un sorriso. «Siate sempre gentili con gli altri e vedrete che tutto il bene che fate vi tornerà indietro. Babbo Natale fa visita solo ai bambini buoni.» Mi frugai nella borsa e ne estrassi due caramelle alla fragola che tenevo sempre di scorta per addolcire la mia giornata a lavoro, visto che non potevo certo mangiare i dolci della pasticceria. «Promettete di fare i bravi con vostra madre?»
Loro annuirono vigorosamente e io detti loro le caramelle, prima di farli correre verso la loro madre, che mi sorrise riconoscente.
Daniel, al mio fianco, annuì e io gli chiesi cos'avesse.
«Saresti una madre fantastica» disse soltanto.
Mi strinsi nelle spalle, fingendo che quella constatazione non mi avesse toccata. «Una volta mi dicesti che non stavi pensando alla paternità,» gli ricordai, «è ancora così?»
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬
RomanceSEQUEL DI "SOLO DUE SATELLITI" "Come nell'universo, la nostra vita è basata su un sistema di bilanciamenti e contro-bilanciamenti: forze che ci spingono via, che ci attraggono, che ci sostengono, che ci spingono. A volte passa un asteroide che crea...