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I corpi celesti, per entrare nell'orbita gli uni degli altri senza vagare nello spazio o crollare verso il centro, sono spinti da due forze motrici: l'attrazione gravitazionale e lo slancio corporeo. Ad esempio, un satellite deve essere tanto vicino ad un pianeta da entrare nella sua orbita e abbastanza veloce, indotto dalla forza centripeta, da non crollare sotto la pressione della forza di attrazione e nemmeno sfuggirle. Una volta entrato in orbita, il satellite è spinto lungo la direzione radiale dalla stessa forza centripeta, verso il centro del pianeta dall'attrazione gravitazionale e verso l'esterno dallo slancio corporeo. Queste ultime due forze devono essere tra loro bilanciate, per non far crollare il satellite nell'atmosfera del pianeta, così come non lasciare il satellite fluttuare nello spazio cosmico in piena libertà: un corpo che è relativamente vicino al suo punto di orbita deve mantenere un'alta velocità per evitare di essere trascinato nel suo corpo genitore. Allo stesso modo, un oggetto relativamente distante non può muoversi troppo velocemente senza sfuggire alla forza del suo partner.

Esistono corpi celesti che non riescono a ritagliarsi un'orbita vera e propria, poiché questa è attraversata da altri corpi di massa paragonabile, come Plutone, che viene per l'appunto definito un pianeta nano - non ha, quindi, tutte le caratteristiche che lo definirebbero un pianeta - e che subisce, ad esempio, la risonanza orbitale di Nettuno.

Allo stesso modo, ci sono persone che hanno un'influenza gravitazionale maggiore di altre e più tenti di tirarti fuori dalla loro orbita, più comprendi quando questo non sia possibile, perché la forza che ti attira a loro è tale da sfidare il tuo slancio corporeo. E a un certo punto, sfinito, ti lasci crollare contro di loro.

Prendiamo come esempio Saturno: il pianeta è dotato dei caratteristici anelli, che sono composti da miliardi di frammenti delle dimensioni che variano da micrometri a metri. Gli anelli orbitano attorno al piano equatoriale di Saturno e sono suddivisi da sette fasce scevre di detriti che secondo alcune sono riconducibili ai satelliti. Questi ultimi sono detti satelliti pastori, in quanto con la loro particolare orbita in prossimità di un anello planetario, contribuiscono a mantenerlo stabile pur modificandone la forma e l'estensione, attraverso meccanismi di interazione gravitazionale. Il forte campo magnetico di Saturno, però, potrebbe far precipitare gli anelli in trecento milioni di anni.

Come nell'universo, la nostra vita è basata su un sistema di bilanciamenti e contro-bilanciamenti: forze che ci spingono via, che ci attraggono, che ci sostengono, che ci spingono. A volte passa un asteroide che crea delle oscillazioni e degli squilibri, come successo all'anello D di Saturno; altre, dei satelliti emettono materiali di scarico dei fenomeni al loro interno e formano altri corpi celesti, come l'anello E, risultato del criovulcanismo di Encelado. Certi sconvolgimenti ti segnano. Possono darti qualcosa in più, o possono distruggerti.

E io, da tutta quella situazione, ne ero senza dubbio uscita irreparabilmente rotta. C'erano persone che continuavano ad attraversare la mia vita e scombussolarla a loro piacimento, del tutto fuori dal mio controllo. E ad ogni frammento di me che crollava al loro passaggio, io continuavo a cambiare e a chiedermi chi fossi davvero, a quale posto appartenessi, quale fosse il mio scopo. Sono domande dell'esistenza, come quando ci si interroga su quale sia il senso della nostra vita, perché continuiamo a sopportarla e a soffrirla, se ogni giorno che passa non fa altro che ridurci a brandelli fino al giorno della nostra morte. Io non avevo trovato una risposta a nessuna delle mie domande e così mi trascinavo e vagavo, rimbalzando da un'orbita all'altra, troppo instabile da fermarmi e troppo insignificante da ritagliarmi una mia sfera di influenza gravitazionale.

E così, quando entrai nella mia stanza di un motel economico sulla 72esima, mi guardai attorno, disorientata ancora una volta. Mi sembrava di essere tornata al primo giorno in cui mi ero trasferita nel mio appartamento di San Francisco, anni addietro: l'ambiente era scialbo e le pareti grigiastre erano macchiate di Dio solo sapeva cosa; in un'unica stanza si trovavano un misero angolo cottura rovinato dalla ruggine, una poltrona color crema in stile britannico, un cassettone di legno di recupero, un letto a due piazze cigolante e una televisione degli anni Ottanta. Le finestre che avrebbero dovuto affacciarsi su Central Park, ma che in realtà erano ostacolate dai grattacieli circostanti, erano troppo piccole perché potesse entrare abbastanza luce naturale da illuminare l'intera stanza e le tende viola sdrucite erano scolorite dalla polvere. Non mi azzardai ad andare in bagno, da cui proveniva un puzzo tremendo di scarico.

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora