Il giorno seguente mi procurai tutto ciò che mi sarebbe servito per prendermi cura di Andromeda: una lettiera, una ciotola per il cibo, un collare; la portai anche dal veterinario perché si assicurasse che stesse bene.
«Abigail?» mi sentii chiamare mentre uscivo dal negozio per animali.
Quando vidi Fabien gli sorrisi timidamente. Mi rendevo conto di non essere stata gentile con lui: ero corsa via, dietro Daniel, e me ne ero andata senza nemmeno salutarlo. Non volevo che, dopo che mi aveva baciata, la nostra amicizia si rovinasse.
«Mi dispiace per ieri» gli dissi sinceramente.
«Come? E per cosa? Abigail, dispiace a me. Di averti baciata, intendo. Spero che le cose tra te e Daniel si siano sistemate; ieri, quando è rientrato nella galleria, sembrava distrutto.»
«Noi due...» mormorai, abbassando lo sguardo su Andromeda, tra le mie braccia, che aveva alzato il musetto su di me. «Noi due ci siamo lasciati, Fabien.»
«Che cosa? Lasciati?» ripeté sconvolto, prima di avvicinarsi di un passo e protendere le sue mani verso di me, come a volermi abbracciare. «È stato per...»
«Non è stata colpa tua» lo rassicurai. «Vogliamo parlarne in un posto più tranquillo?»
Fabien annuì e ci incamminammo verso il suo laboratorio. Mi resi conto che, per quanto grande fosse New York, io ero riuscita a concentrare la mia vita in un singolo appezzamento di terra nell'Upper East Side; dovevo avere un talento nascosto per aver concentrato tutti i miei problemi nello stesso dannato posto.
Quando fummo saliti fino alla soffitta di Fabien io lasciai che Andromeda vagasse per la stanza, per poi alla fine decidere che preferiva acciambellarsi sulle mie gambe. Raccontai al mio amico come l'avevo trovata e lui per fortuna colse il riferimento del nome al mito: Andromeda era figlia di Cefeo e Cassiopea, sovrani di Etiopia - le loro costellazioni si trovano vicino alla sua. Quando la madre si definì più bella delle Nereidi, queste, offese, decisero che la vanità di Cassiopea aveva decisamente superato i limiti e chiesero a Poseidone di punirla. Il dio del mare mandò un mostro terribile, che alcuni identificano come un'inondazione, a razziare le coste del territorio del re Cefeo, che, sbigottito per le devastazioni, si rivolse all'Oracolo di Ammone in cerca di una soluzione. Gli fu detto che per quietare il mostro doveva sacrificare la sua figlia vergine, Andromeda.
Allora la principessa fu incatenata a una costa rocciosa per espiare le colpe della madre, che dalla riva guardava, in preda al rimorso. Mentre la figlia se ne stava incatenata alla rupe battuta dalle onde, pallida di terrore e in lacrime per la fine imminente, l'eroe Perseo, in sella a Pegaso ed ebbro della recente decapitazione di Medusa, fu rapito alla vista di lei.
Ne "Le Metamorfosi" di Ovidio, Perseo in un primo momento scambiò Andromeda per una statua di marmo. Ma il vento che le scompigliava i capelli e le calde lacrime che le scorrevano sulle guance gli rivelarono la sua natura umana. L'eroe le chiese come si chiamasse e perché fosse incatenata lì. Andromeda, in un primo momento, per timidezza, neanche gli rispose; anche se l'attendeva una morte orribile fra le fauci di un mostro, avrebbe preferito, per modestia, nascondere il viso tra le mani se non le avesse avute incatenate a quella roccia. Dopo essere stata a lungo interrogata, per timore che il suo silenzio potesse essere interpretato come ammissione di colpevolezza, gli raccontò la sua storia, finché non vide il mostro che, avanzava verso di lei. Perseo chiese a Cefeo e Cassiopea la sua mano, poi uccise il mostro con la sua spada, liberò la prigioniera e ne fece la sua sposa, da cui avrebbe avuto sei figli, tra cui i due sovrani di Sparta, Perse e Gorgofone.
Andromeda rappresentava, per me, il sacrificio e gli "effetti collaterali" di cui nessuno si preoccupava nella corsa al bene superiore. Esiste sempre qualcuno da mandare in pasto al mostro, con la scusa di salvare tutti gli altri, o persino se stessi. Cassiopea avrebbe buttato sua figlia tra le fauci dell'oceano, per salvaguardare la propria superbia; Andromeda non era che una vittima innocente di chi, semplicemente, aveva il coltello dalla parte del manico. Quante guerre si combattevano rammentando il carnefice, ma mai tutte le vittime che erano state mietute per un ideale, per una bandiera? I politici fanno i giochi, gli innocenti le pedine.
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𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬
RomanceSEQUEL DI "SOLO DUE SATELLITI" "Come nell'universo, la nostra vita è basata su un sistema di bilanciamenti e contro-bilanciamenti: forze che ci spingono via, che ci attraggono, che ci sostengono, che ci spingono. A volte passa un asteroide che crea...