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Ecco il terzo capitolo!
In questo capitolo ho cercato di trasmettere tutta la rabbia e il dolore provato dalla protagonista, spero di esserci riuscita.
♥vi prego di lasciare un commento per farmi sapere cosa ne pensate, grazie di cuore♥

Sento una mano accarezzarmi la guancia. Zac. Ovviamente non è lui, ma mia madre che mi è venuta a svegliare "coraggio Aria, sono le 8.20, è ora di prepararsi per il... per il funerale". Una parola, una pugnalata al petto. Annuisco a mi alzo. Ho dormito veramente poco e il mio sonno è stato disturbato da colpi di pistola, bottiglie di liquore e urla. Vado in bagno, mi dò una lavata veloce e poi cerco di sistemare il disastro che sono la mia faccia e i capelli. Stendo del correttore sotto gli occhi, per mascherare le occhiaie, poi metto del fondotinta per sembrare meno pallida. Un filo di mascara e passo ai capelli, li raccolgo in un morbido chignon da cui esce il ciuffo. Tutto il trucco del mondo e i capelli più curati del pianeta non bastano per mascherare quello che provo, basta guardarmi negli occhi per capire che sono distrutta, che non sarò mai più felice. No. Questo non è vero, gli ho promesso che sarò di nuovo felice e le promesse vanno mantenute, non imprta quanto dura sarà, devo riuscirci.  Torno in camera e indosso il mio vestito; è nero, lungo fino al ginocchio con le maniche a tre quarti, molto semplice. Aggiungo degli orecchini pendenti e infilo un paio di decolettè nere, non troppo alte. Scendo e trovo mia madre ad aspettarmi in salotto, seduta sul grosso divano grigio, su cui io e Zac trascorrevamo sere intere a guardare film e a mangiare pop corn. Anche in questo momento, mamma è bellissima, con indosso un il suo vestito nero, simile al mio e i lunghi capelli del mio stesso colore che le ricadono sulle spalle, sembra una ragina. Nonostante le occhiaie e l'evidente tristezza dipinta sul volto. So che nonostante stia cercando di essere forte per me, in realtà sono io che dovrò occuparmi di lei. Quando si accorge della mia presenza, si alza dal divano e dice "allora, andiamo? Zia Vivienne e zio Adan ci stanno aspettando fuori" Annuisco ed insieme usciamo. La macchina degli Zii è parcheggiata al fondo del vialetto. Non li vedo mai, abitano lontano e di rado ci fanno visita, soprattutto da quando sono nati i cuginetti che ora hanno 5 e 2anni. Non che la cosa mi importi o mi rebda triste, anzi. Non hanno mai cercato di conoscerci, sono sempre stati troppo occupati a pensare a loro stessi e alla loro carriera, infatti siamo rimasti tutti stupiti quando hanno deciso di avere dei figli. Comunque ora è troppo tardi per conoscere Zac. Ma non gliene faccio una colpa, siamo sempre stati bene senza averli intorno. Saliamo in macchina e la zia si volta per salutare me e la mamma, sua sorella. "Aria, cara.. come ti senti?" Chiede la zia trattenendo a stento le lacrime. Come vuole che mi senta? Mio fratello, la persona con cui sono cresciuta, l'unico che mi abbia veramente capita, quella con cui ho passato ogni singolo momento da quando sono nata, se n'è andato lasciandomi solo splendidi ricordi e fotografie e il compito di vivere per tutti e due. Sto talmente male che non esiste nemmeno un termine per descrivere il dolore che provo. E questa mi viene a chiedere come sto, riuscendo perfino a piangere per una persona du cui conosceva solo il nome, di cui non è nemmeno degna di portare il titolo di parente, ridicolo. "Sto okay, grazie" rispondo guardando un punto imprecisato dal finestrino. Lo zio mette in moto la macchina e ci avviamo verso la chiesa di famiglia, dove si terrà il funerale. Arrivati, io, la mamma e la zia ci sistemiamo davanti alla porta della chiesa per salutare e ricevere le condoglianze dalle altre persone, mentre lo zio parcheggia l'auto. La gente ci sfila davanti, ripetendo all'infinito le stesse parole e gli stessi gesti che, secondo loro, potrebbero esserci di conforto. In tutta questa misera sceneggiata, mio padre, dove si trova? Non può non assistere al funerale di suo figlio, chi mai potrebbe fare una cosa del genere? Dopo circa 15minuti di condoglianze arriva il carro funebre, con dentro la bara che viene portata all'interno della chiesa. Eccolo, il mio Zac, rinchiuso in una scatoletta di legno. Lui odiava i posti stretti e chiusi, si sentiva come un uccello chiuso in gabbia che non può volare, diceva. Seguo la bara mentre viene portata davanti all'altare, in mezzo alle due file di banchi. Mi siedo nel primo di essi, appoggiando una mano sulla gabbia di Zac, e immagino che mi stia tenendo la mano. Mia madre si sistema di fianco a me e mi dice qualcosa, che non sento. Non sto ascoltando, sono impegnata a ricordarmi com'era quando Zac mi teneva la mano. La celebrazione inizia e dopo qualche preghiera il prete prende il microfono e dice "Come tutti sapete, Zac era un bravo ragazzo, amato da tutti [...] Ora è in un posto migliore, nelle braccia di Dio, che lo ha accolto nel suo regno."
Cazzate. Solo una marea di cazzate. Nessuna di queste persone conosceva Zac e tantomeno lo amava. Questo è troppo. Mi alzo e me ne vado. Corro fino a raggiungere la fine del piazzale davanti la chiesa, e mi accascio su una panchina. Sto piangendo quando sento dei passi raggiungermi e sedersi di fianco a me. Poi sento un braccio avvolgermi le spalle. "Ssh.. lo so che erano solo un mucchio di cazzate, ma noi sappiamo qual è la verità" è Corbin, il migliore amico di mio fratello. Ci conosciamo da una vita e lui e Zac sono sempre stati molto uniti. Per noi che lo conoscevamo sul serio non servono fiumi di parole e celebrazioni ricche di persone per ricordarlo, ci basta stare seduti qui, su una panchina a piangere. Dopo quella che sembra un'eternità di dolore Corbin mi alza il mento, mi asciuga le lacrime e dice "stanno per seppellirlo, dobbiamo andare a dargli il nostro saluto." Annuisco e insieme saliamo sulla macchina di Corbin. Il cimitero è ad un paio di minuti dalla chiesa. Arrivati, lo vedo. Eccolo, circondato da mia madre, i miei zii e basta. Di mio padre nemmeno l'ombra. Mia madre è inginocchiata al lato della bara con la testa appoggiata su di essa che prega o, più probabilmente, fa le sue ultime raccomandazioni a Zac. Era solita riempirlo di raccomandazioni ogni volta che metteva il piede fuori casa, Zac tutte le volte alzava gli occhi al cielo e sbuffando diceva "mamma, mi riempi solo d'ansia!" Ma so, che anche se diceva così, in realtà era felice che ci fosse qualcuno che si preoccupava per lui. E ora, mia madre non lo potrà più fare. Dopo qualche minuto si rialza, il suo volto una maschera di dolore. Sua sorella l'abbraccia e si allontanano di qualche metro dalla bara. Corbin si avvicina a sua volta ad essa e vi appoggia sopra la maglietta della squadra di basket di cui lui e Zac facevano parte "così potrai vantartene anche da lassù, coglione" dice sorridendo mentre una lacrima gli riga il volto. Mi guarda e mi chiede "hai bisogno che stia qui con te?" Scuoto la testa e dico "no, ho bisogno di stare sola con lui qualche minuto" lui annuisce, mi abbraccia e poi si allontana. Avvicinandomi alla bara non posso far a meno di osservare la profonda fossa in cui tra poco la bara verrà calata, Zac odierebbe questo posto, se un uccello non può volare in gabbia come può farlo sotto tre metri di terra? Arrivata di fianco alla bara mi ci inginocchio vicino "ho deciso di crederti, di credere che tu mi accudirai per sempre da lassù. Ma questo non toglie il fatto che io non potrò farlo con te, e questo non te lo perdono. Non voglio stare in un mondo dove non c'è il tuo meraviglioso sorriso, e i tuoi occhi, e i tuoi consigli, e i tuoi abbracci e dio, i tuoi baci sulla fronte. Ma ho deciso di credere che vivrò per tutti e due, quindi devo farlo, devo sopravvivere senza tutte queste cose. Mi mancherai, mi mancherai tanto. Nonostante tutto, sempre insieme. Ti voglio bene" dico tra i singhiozzi mentre appoggio una foto sopra la maglietta da basket. È stata scattata appena una settimana fa, io sono in braccio a Zac ridente mentre lui ha la tempia appoggiata contro la mia, e fa la linguaccia. Il solo pensiero che fino ad un paio di giorni fa potevo stare tra le sue braccia, felice, mi annienta. Mi alzo, proprio mentre ci sono gli addetti per interrare la bara. Mia madre e gli zii si avvicinano, insieme a Corbin che mi abbraccia stretta mentre vedo mio fratello scendere. "Vivo per due" sussurro mentre mio fratello scompare.

Corbin si offre di riaccompagnare a casa me e mia madre al posto degli zii che accettano fin troppo volentieri, devono tornare dai bambini a cui mancano la mamma e il papà. Saliamo in auto ed arriviamo in poco tempo a casa. Mia madre dice "Corbin sei stato davvero gentile, che dici, vuoi fermarti a cena?" Nonostante gli sforzi si vede che è distrutta. Corbin accetta e tutti e tre ci avviamo alla porta d'ingresso. La troviamo aperta e ci guardiamo a vucenda, interrotti. "Entro prima io, voi aspettatemi qui" dice Corbin. Mia madre annuisce ma io lo seguo subito, non voglio che entri da solo. Lo spettacolo che ci troviamo davanti è agghiacciante; piatti e bicchieri fracassati all'ingresso e dopo di loro mio padre, con una bottiglia di liquore in mano che si sta apprestando a rompere un altro piatto. Deve aver visto gli scatoloni e la cosa non dev'essergli piaciuta. Lo schifo che provo per quell'uomo che non è più mio padre, è tanto. Quando ci vede, urla "tu, brutto bastardo! Come osi entrare in casa mia e scoparti quella puttana di mia moglie e poi portarla via da casa?" Si rivolge a Corbin, che conosce da una vita. È talmente ubriaco da non riuscire a ricinoscere le persone, perfino quelle a lui più care, come è successo la scorsa mattina. Spero che mia madre non sia ancora entrata, non voglio che assista a questa scena. Ma è troppo tardi, è proprio dietro di me con un'espressione sconvolta. Mio padre si fionda su Corbin per buttarlo a terra, e ci riescie. Lo colpisce un paio di volte. Io urlo, disperata "papà fermati! Lascialo stare" non mi considera minimamente. Corbin riesce a toglierselo di dosso e lo spinge fuori, chiudendogli la porta in faccia. Mio padre da dietro di essa urla "sei solo una puttana Ella, una lurida puttana! Addio, addio!" Sono sconvolta da quello che è appena accaduto, ma al tempo stesso sollevata. Non lo rivedremo molto presto. Mia madre è pietrificata, io la abbraccio e la trascino in cucina, facendola sedere. Poi torno da Corbin e lo accompagno su, in bagno, dove c'è la valigetta con le medicazioni. "Mi dispiace così tanto.." dico mentre pulisco la ferita di Corbin sopra il labbro e quella sulla fronte. "Stai tranquilla, meglio che se la sia presa con me, non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se foste state da sole" dice abbracciandomi. Dopo avergli medicato le ferite, per fortuna non troppo profonde, torniamo in cucina. Mia madre sembra essersi un po' ripresa dall'accaduto, infatti quando ci vede corre ad abbracciarci.
La cena trascorre in modo tranquillo, parlando del più e del meno ed è un bene, non sono dell'umore giusto per affrontare discorsi seri. "Allora vi trasferirete presto a Los Angeles?" Chiede Corbin, "si, tra tre giorni per l'esattezza" rispondo sorridendo, "hai già scelto che scuola frequenterai?" Finisco il boccone e rispondo "si, un liceo poco distante dal mare e vicino alla casa in cui abiteremo, secondo le informazioni sul sito dovrebbe essere una scuola grande e prestigiosa, con tanti corsi ed attività interessanti." "Ottimo, così potrai continuare a ballare, giusto?". La danza è sempre stata la mia passione, mamma mi iscrisse ad un corso all'età di 5anni e da allora non ho mai smesso. Zac non si è mai perso una mia esibizione e alla fine dei saggi o delle gare mi portava sempre un mazzo di rose blu e bianche, le mie preferite. "Se sarà possibile, sicuramente", mamma e Corbin mi guardano interrotti, non si aspettavano una risposta del genere, pensavano ad un Si entusiasto. "Comunque.. come va il college, ti trovi bene?" Chiede mia madre a Corbin "oh si, è fantastico, ci sono un mucchio di lezioni interessanti e grazie alla borsa di studio per lo sport posso dedicarmi completamente al basket." Mia madre si rabbuia e Corbin sembra notarlo, infatti si morde il labbro. "Si è fatto tardi, penso di dover tornare a casa, grazie per la buonissima cena e buon viaggio, spero vi troviate bene a Los Angeles" dice Corbin abbracciando mia madre. Io l'accompagno alla porta e sulla soglia ci scambiamo un lungo abbraccio "grazie di tutto, Corbin, ci vediamo presto" dico, lui sorride e se ne va. Chiudo la porta e salgo in camera, mi cambio rapidamente e mi metto a letto, sono esausta, è stata davvero una giornata pesante e spero che almeno il sonno mi lasci tregua.

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