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Il rumore fastidioso della sveglia rieccheggia in tutta la camera. Io però sono già sveglia, questa notte quasi non ho chiuso occhio. Sono stata semplicemente stesa a letto, a fissare il soffitto sopra di me e a chiedermi cosa è andato storto, cosa mi nasconde Cameron. Non voglio credere che lui non provi niente per lui. Tuttavia non posso far a meno di pensare che, se quello che prova fosse davvero forte, mi avrebbe resa partecipe di quello che sta succedendo, per quanto brutto sia. Mi costringo a smettere di pensare a lui, anche se non credo sia possibile, e mi alzo svogliatamente dal letto. Vado in bagno e mi specchio. Sarebbe stato meglio non averlo fatto. I miei occhi sono profondamente segnati da occhiaie scure, segno del fatto che non sia riuscita a chiudere occhio; sembro malata. Prendo un profondo respiro e, dopo essermi sciacquata il volto con dell'acqua fresca, cerco di sistemarmi. Dopo aver steso del correttore e del fondotinta, va meglio. Torno poi in camera, per decidere cosa mettere. Alla fine, opto per un paio di pantaloncini corti neri e una semplice canotta morbida bianca, una collana pendente e le all star bianche. Giocherello un po' con il girocollo regalatomi da Cameron; soppesando se toglierlo o meno. Alla fine, sbuffo, nemmeno se volessi riuscirei a farlo. Prendo lo zaino e scendo le scale. Mamma è già uscita; meno male, non avrei retto una conversazione con lei, avrebbe subito capito che qualcosa non andava. Suonano al campanello, così vado ad aprire. "Buongiorno!" mi saluta Emily, come sempre di buon umore. "Ciao" ricambio, forzando un sorriso. Inclina leggermente la testa "cos'è successo?". Sbuffo, facendo un paio di passi avanti e chiudendo la porta d'ingresso. "Cameron ieri notte è venuto da me, dicendomi che non possiamo più stare insieme" mentre lo dico, un nodo mi si forma in gola e io cerco di mandarlo giù, deglutendo. Emily mi passa una mano intorno alle spalle, stringendomi leggermente a sè "è un'idiota, vedrai che si renderà presto conto di stare sbagliando". Annuisco, sperando sia davvero così. Arriviamo in poco tempo a scuola, solo ora mi rendo conto di dover affrontare Cameron. Emily si accorge dell'orrore che ho stampato il volto, così mi prende la mano e la stringe forte. Mi fa sentire meglio. Saliamo la scalinata che porta al corridoio principale. All'inizio di esso c'è Nash, che quando ci vede comincia a sbracciarsi per farsi vedere. Emily scoppia a ridere, andandogli incontro e io la seguo. "Ciao, bellissima" la saluta, abbracciandola. Un senso di tristezza, quasi di invidia si impossessa di me; perchè la storia con Cameron non può essere come la loro? Scaccio questi pensieri, salutando Nash che mi guarda preoccupato. "Io e te dobbiamo parlare" mi dice, proprio mentre la campanella dell'inizio delle lezioni suona. Annuisco, dirigendomi rapidamente verso l'armadietto. In lontananza, vedo una figura slanciata appoggiata proprio al mio. Spero sia Cameron. Non lo è. È Jackson che guarda nella mia direzione, sorridente. Mentre sto per raggiungerlo una ragazzina che non ho mai visto, con addosso una gonna corta e una canotta, gli si affianca facendogli gli occhi dolci. Lui non le rivolge nemmeno un'occhiata, continuando a concentrarsi su di me. La ragazzina se ne va via, rossa dalla rabbia in volto. "Ehi, Jackson" dico, mettendomi di fronte a lui. "Ciao" dice, divertito. "Cosa c'è?" gli chiedo, confusa. Lui si sposta leggermente per permettermi di sistemare le mie cose, così apro l'armadietto. "Siamo nei guai" dice, tranquillamente. Mi blocco, serrando gli occhi "cosa?". Scoppia a ridere "hanno trovato il disastro che abbiamo fatto in palestra" "e come fanno a sapere che siamo stati noi?" piagnucolo. "Infatti non lo sanno, per questo hanno appeso un avviso in bacheca pregando che i responsabili si rechino dal preside" annuisco, pensierosa "allora... suppongo che, dovremmo andare" dico "già, anche perchè altrimenti guarderanno le registrazioni delle telecamere, e sarà peggio" dice, infilandosi le mani in tasca."È tutta colpa tua" dico, tirandogli un leggero pugnetto sul braccio, mentre ci dirigiamo verso l'aula. "Così mi offendi" dice Jackson, in tono triste. Scoppio a ridere "cosa ci faranno?". Alza le spalle e si ferma, siamo ormai davanti alla mia classe "ci daranno una qualche stupida punizione, non preoccuparti niente di che". Sbuffo, l'idea di farmi una così brutta reputazione appena arrivata, mi scoccia. Jackson mi distoglie dai miei pensieri quando si avvicina e mi posa un bacio sulla guancia "sarà meglio che vada, o farò tardi a lezione" dice, cominciando ad allontanarsi. Sorrido, salutandolo con la mano prima di entrare in classe. Il prof non è ancora entrato, ma mi avvio comunque verso il mio banco. Matt è seduto al suo e quando gli arrivo davanti mi saluta "ehi, Aria! Come va il livido?". Sorrido "bene, è passato quasi del tutto" "così sei diventata amica con Whittemore? Però.." sghignazza. Divento rossa immediatamente, non pensavo ci avrebbero visti. Lancio subito un'occhiata alle sue spalle. Cameron è seduto al suo posto, e mi sta fissando serio. In mano, una matita spezzata in due. L'entrata del professore in classe mi obbliga a sedermi al mio posto, di fianco a Cameron.
Gli rivolgo un'occhiata; la mandibola serrata e le mani chiuse a pugno, lo sguardo rivolto in avanti. Sospiro sconsolata, non so più cosa devo fare con questo ragazzo. Decido di sforzarmi di seguire la lezione, provare a discutere in questo momento sarebbe comunque inutile, ci beccheremmo solo una sgridata.
La campanella dell'intervallo suona. Riordino le mie cose. Cameron si alza, sorpassandomi senza degnarmi di uno sguardo. Lo osservo uscire dalla classe, con uno strano dolore nel petto. Vengo distolta dai miei pensieri da una leggera scrollata alla spalla, sollevo lo sguardo per trovarmi davanti Jackson che mi sorride. "Ehi, pronta per affrontare l'inferno?" chiede in finto tono grave. Ridacchio, seguendolo. Ci dirigiamo verso l'ufficio della preside. Arrivati davanti alla porta, ci fermiamo. Jackson mi guarda in modo rassicurante, mentre io sono nervosa "vedrai che ce la caveremo, tranquilla" dice prendendomi una mano e stringendomela. Annuisco e gliela stringo più forte, la sua mano nella mia mi rassicura un po'. Jackson bussa e una voce dall'interno dice "avanti". Apre la porta. Lo seguo, in silenzio. "Salve, ragazzi, di cosa avete bisogno?" chiede la donna seduta dietro la scrivania; la postura è composta, le braccia intrecciate sulla scrivania. I capelli raccolti in una coda ordinata color mogano, il trucco leggero. Rimango in silenzio, mentre Jackson comincia a parlare "ecco, vede.. Siamo venuti perchè siamo noi i responsabili del piccolo disastro successo negli spogliatoi. Avevo dimenticato i guanti ed eravamo lì per riprenderli. Poi abbiamo cominciato a schizzarci, per gioco. Ci tenevamo a dirle che non è stato assolutamente un atto con fini vandalici, non volevamo causare disagi a nessuno" dice Jackson, in tono serio e sicuro. La preside annuisce, seria "sono felice del fatto che abbiate deciso di farvi avanti di vostra spontanea volontà. E vi credo, capisco che non lo abbiate fatto con cattive intenzioni" quasi tiro un sospiro di sollievo a sentire quelle parole "tuttavia, una piccola punizione non vi può che far bene" dice, divertita. Spalanco gli occhi, sentendo il suo tono di voce. "La prossima settimana vi sarà una raccolta fondi, per un'associazione benefica, vi dò il compito di spargere i volantini per la città e di aiutare nell'organizzazione" prosegue. Sia io che Jackson annuiamo, poteva andarci peggio. "Ecco, qui ci sono i dettagli" dice, porgendoci qualche foglio che prendiamo. "Potete andare" ci congeda, con un sorriso e una stretta di mano. Usciamo in silenzio. Appena la porta dell'ufficio si chiude, ci scambiamo un'occhiata "bhe, è andata bene" ironizza Jackson, facendomi ridere. Percorriamo il corridoio fino ad arrivare in cortile. Sulla solita panchina ciambella, seduti a mangiare e a chiacchierare c'è tutto il gruppo; quando notano me e Jackson, rimangono tutti impietriti, a bocca aperta. Sorrido imbarazzata nella loro direzione, prima di rivolgere la mia attenzione a Jackson "sarà meglio che tu vada dai tuoi amici" dice, infilando le mani in tasca. Annuisco, sorridendogli "allora, ciao" dico, facendo per allontanarmi. Non ne ho il tempo, visto che avvolge le braccia intorno alla mia vita e mi stringe leggermente. Rimango pietrificata "ci vediamo, Aria" mi sussurra all'orecchio prima di girarsi e tornare dentro. Rimango immobile per qualche altro secondo, prima di riuscire a raggiungere gli altri. Quando mi siedo, accanto a Matt, Emily dice "dio, quel ragazzo sprizza sesso da tutti i pori" beccandosi un'occhiataccia da parte di Nash. Emily scoppia a ridere e lo abbraccia, mentre io avvampo. Cameron si alza rapidamente e se ne va, senza salutare nessuno. Mi alzo immediatamente per raggiungerlo. Cammina velocemente e quasi devo correre per raggiungerlo. Finalmente ce la faccio "Cameron" dico, ad alta voce. Prosegue, senza voltarsi, fino al corridoio stretto e buio che porta nel laboratorio di fisica. Poi, si ferma e si volta verso di me. "Cos'era quello?" chiede in tono grave, avvicinandosi pericolosamente a me. Indietreggio fino a finire contro la parete. Cameron appoggia un braccio al muro, di fianco alla mia testa sbarrandomi la strada. Vorrei urlargli contro, dirgli che è un coglione e che non può fare queste scenate dopo che mi ha scaricata, ma la sua presenza mi manda totalmente in pappa il cervello, così alla fine quasi sussurro "niente". In meno di un secondo le sue labbra premono contro le mie, in modo insistente. Socchiudo le labbra e il bacio si approfondisce famelico. Faccio passare le mie braccia dietro al suo collo mentre lui si avvicina di più a me, schiacciandomi contro la parete. Dopo quello che è troppo poco tempo si stacca da me, passandosi nervosamente una mano tra i capelli "maledione, maledizione" impreca a denti stretti mentre io sono ancora appoggiata alla parete, incapace di fare alcun movimento o di proferire parola. Si avvicina nuovamente a me, questa volta più lentamente "dobbiamo smetterla" sussurra, a pochi millimetri dalle mie labbra. I suoi occhi esprimono tristezza, come se fosse obbligato e dirmi queste cose. Mi riscuoto dal mio stato di trance e gli afferro la t-shirt con entrambe le mani. "No, non puoi lasciarmi di nuovo così. Mi devi delle spiegazioni. Non mi interessa quanto brutte e pericolose siano, io non voglio stare lontana da te" dico decisa, stupendomi quasi di me stessa. Cameron spalanca gli occhi, incredulo. "N-non.. Non posso coinvolgerti, Aria. Sei troppo importante per me. Ti prego, fidati di me, tutto quello che ti chiedo è del tempo per aggiustare tutto" mi sta supplicando. Sono confusa, e al tempo stesso spaventata. Che cosa sta succedendo? Gli accarezzo una guancia, scrutando attentamente il tuo volto. "Per ora, per ora puoi non dirmelo. Hai bisogno di tempo, lo capisco" dico. Scuote la testa e fa per dire qualcosa, poi sembra cambiare idea. Mi dà un bacio sulle labbra, prima di andarsene e lasciarmi lì. Mi siedo a terra, contro la parete e cerco di riprendere fiato. Mille domande attraversano la mia mente e Cameron è l'unico che può darmi le risposte che cerco. La campanella suona e sono obbligata ad alzarmi e tornare in classe. Mi sento distrutta, sono senza forze. Mi siedo, sotto lo sguardo di Cameron che ora non fa altro che fissarmi. Il professore di arte entra "buongiorno ragazzi! Prima di cominciare la lezione volevo ricordarvi che la prossima settimana ci sarà la consegna dei progetti che vi ho assegnato. Mi raccomando, continuate a darvi da fare!". Sussulto, mi ero completamente dimenticata del progetto. Guardo Cameron che, facendomi un leggero sorriso mi dice "domani vengo da te". Annuisco e sul viso mi si stampa uno stupido sorriso, forse le cose tra noi potrebbero funzionare. Le lezioni proseguono tranquille, Cameron ogni tanto mi sfiora il braccio o la gamba, facendomi rabbrividire.
La campanella della fine delle lezioni suona e io mi alzo, raccogliendo le mie cose.

"Ti serve un passaggio a casa?" mi chiede Jackson fuori da scuola. Sussulto, non lo avevo visto. Gli sorrido e sto per rifiutare, visto che casa mia è vicina, quando noto che sta impazzando un temporale. Gli sorrido, annuendo "grazie mille, sei davvero gentile" "nessun problema" ammicca, tirando fuori dalla tasca posteriore dei jeans un mazzo di chiavi. Arriviamo di corsa nel parcheggio delle auto, riparandoci con gli zaini.
Jackson si ferma davanti ad una Bmw lussuosa, color argento e, dopo averla accesa, ci sale. Rimango interdetta "allora, sali o no?" mi chiede divertito. Scuoto la testa e salgo, facendo attenzione a non sporcare gli interni con le scarpe sporche di fanghiglia. "Ti ricordi dove abito, no?" chiedo, una volta che l'auto è in moto. "Certo" annuisce. In pochi minuti arriviamo davanti casa. "Grazie mille per il passaggio" dico, afferrando la maniglia. Lui mi sorride "nessun problema. Magari domani facciamo un giro?" mi chiede diretto, lasciandomi interdetta. "Non posso, devo finire un progetto con.." lascio in sospeso la frase, sperando che lui non mi faccia la domanda che invece arriva subito "con Cameron?". Abbasso lo sguardo, sentendomi colpevole "si.." ammetto. "Non importa, faremo un'altra volta" dice mantenendo il sorriso. Annuisco, forzando un sorriso e scendo velocemente dall'auto.
Non so cosa mi sia preso, ma parlare di Cameron con Jackson mi mette in ansia, cosa che non ha senso visto che per Jackson sono un'amica, come lo è per me. Scuoto la testa, scacciando via questi pensieri insensati ed entro in casa.

Ciao a tutte!♥
Vi chiedo davvero scusa per il mio ritardo nell'aggiornare ma ho avuto qualche problemino!
Vi prometto che mi farò perdonare, baci a tutte.♥

vivo per dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora