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Apro gli occhi. La luce me li fa subito richiudere. Ci riprovo. Mi guardo intorno, ma dove sono? Tra le braccia di Cameron, suggerisce il mio cervello e in effetti è così. Alzo lo sguardo e lo vedo, sta ancora dormendo. Sono ancora seduta sulle sue gambe, le mie braccia appoggiate al suo petto scolpito, deve stare terribilmente scomodo, avrà un male alle gambe, penso. Ha la schiena appoggiata al muretto e le braccia intorno alla mia vita. La bocca leggermente aperta, il viso disteso. Senza nemmeno accorgermene allungo la mano e gli accarezzo delicatamente una guancia. Ha una pelle liscia e morbida. Continuo il mio percorso, passando l'indice sulle sue labbra. Anch'esse sono morbide, tranne che per un piccolo taglietto al centro. Muove leggermente la testa, facendomi prendere un colpo. Ritiro subito la mano e chiudo gli occhi, se mi sorprendesse a fissarlo o ad accarezzargli il volto mi sfotterebbe per il resto dei miei giorni. Si sveglia, lo capisco perchè drizza leggermente il busto. Mi passa una mano tra i capelli, districandoli. Poi, lentamente e con dolcezza mi dà un bacio sulla fronte "sei così bella" sussurra. Il mio cuore perde un battito, devo aver sentito male. Mi posa ancora un bacio sulla fronte prima di squotermi leggermente per una spalla "ehi, è mattino" dice a bassa voce. Apro gli occhi cercando di sembrare il più naturale possibile. "Dormito bene?" mi chiede, il tono è dolce. Annuisco "tu devi essere stato scomodissimo, mi dispiace" dico mentre cerco di alzarmi. Lui avvolge nuovamente le braccia intorno alla mia vita, impedendomelo "affatto, ho dormito bene" sorride. Sorrido.
"Ti va di andare dentro? Gli altri saranno preoccupati" chiedo dopo qualche minuto di silenzio. "Non mi va, ma andiamo" dice. Faccio per alzarmi ma lui, con una rapida mossa si alza, tenendomi in braccio. Dalle labbra mi scappa un gridolino per la sorpresa. Scoppia a ridere e giuro che mi farei prendere in braccio ogni singolo secondo a patto di sentirlo ridere. La porta di casa Grier è aperta, entriamo. Per terra ci sono alcuni ragazzi che dormono in posizioni assurde, con le bocche socchiuse o spalancate e la saliva che ne esce. Sghignazzo vedendone uno abbracciato ad un cestino della spazzatura, la sua testa vi è dentro. Cameron mi porta al piano di sopra "apri questa porta" mi sussurra facendomi sengno con la testa. La porta è la stessa da cui ieri ho ascoltato i discorsi tra Cameron e Nash. Allungo un braccio e la spalanco. È decisamente la stanza di Nash; spaziosa e luminosa, al centro della stanza si trova un grande letto basso davanti al quale, appeso alla parete vi è un enorme televisore al plasma. Dalla parte opposta un armadio ad ante scorrevoli e una scrivania super disordinata. Cameron si avvicina al letto; sopra,tutti rannicchiati ci sono Nash, Emily, Matt, Calum, Luke e Hanna. Spalanco la bocca, come hanno fatto a starci tutti quanti?! "Tappati le orecchie" sussurra dolcemente Cameron al mio orecchio. Annuisco ed eseguo gli ordini, divertita. "TUTTI IN PIEDI!! È IL PRIMO GIORNO DI UN NUOVO ANNO DOBBIAMO FARLO COMINCIARE BENEE" urla. Il mio è cominciato magnificamente, penso. Gemiti e lamenti si spandono dal letto. "Ahi, chi mi ha tirato un calcio in faccia?" dice in tono assonato Nash, strofinandosi le mani sugli occhi. "Scusa, avevo un ginocchio piantato in pancia, non volevo prenderti" risponde Matt, alzandosi dal letto. Dopo un'infinità di tempo tutti riescono ad alzarsi, nonostante i sintomi del doposbornia. "Ma voi dove avete passato la notte? O forse dovrei chiedere come?" chiede Calum sghignazzando. "Sta zitto, Hood" dice Cameron uscendo dalla stanza. Non mi ha ancora lasciata andare e non ho intenzione di chiederglielo, mi piace quando Cameron si comporta in modo gentile con me e non vorrei che cambiasse, almeno per questa mattina. Nash spedisce a casa le ultime persone rimaste, poi ci raggiunge in cucina e, sedendosi sconsolato al bancone "come faremo a sistemare tutto?" sospira. La casa è davvero un disastro; bicchieri e bottiglie sono sparsi per tutto il piano, come in giardino e ce ne sono anche molti rovesciati. "Ce la faremo, forza diamoci una mossa" dico sorridendo in modo incoraggiante. Nel North Dakota eravamo soliti dare feste o comunque parteciparvi e con il tempo ho imparato ad organizzarmi e riuscire a pulire tutto "allora; Matt e Calum, prendete un sacco della spazzatura a testa e cominciate a raccogliere tutti i bicchieri di plastica sparsi per la casa. Emily invece ti occupi delle bottiglie. Hanna e Luke voi pensate al giardino. Nash tu controlla per bene il piano di sopra. Io e Cameron prendiamo dei secchi e il mocho e quando avrete finito di raccogliere tutto laveremo il pavimento che è un disastro. Tutto chiaro?" dico velocemente in tono quasi autoritario. Mi guardano tutti a bocca aperta "cavolo, tu si che sei una leader" dice Calum prima di scoppiare a ridere. Gli faccio la linguaccia "forza, al lavoro" esclamo e tutti ci alziamo. Ognuno prende ciò che gli serve e si mette al lavoro. Mi dirigo nel ripostiglio prendendo due secchi e due mochi, Cameron mi raggiunge "qualcosa mi dice che non è la prima volta che organizzi le pulizie" dice appoggiandosi alla parete, proprio dietro di me "infatti, su aiutami" dico girandomi verso di lui e porgendogli un secchio e uno spazzolone "bene" dice facendo un passo avanti ed afferrandoli. Finiamo vicini, troppo. Lo guardo negli occhi, "stai bene?" mi chiede a bassa voce "no.." sussurro prima di sorpassarlo ed uscire dallo stanzino. Salgo al piano di sopra, Nash è in corridoio "dov'è il bagno?" gli chiedo. Mi indica la porta in fondo al corridoio, entro. Poso a terra il secchio e appoggio entrambe le mani al lavandino, tirando un respiro. Non va bene, non va bene per niente. Scuoto la testa, riprendendo il secchio e lo riempio. Sento la porta chiudersi, mi spavento. È solo Cameron che è entrato e si avvicina a me velocemente. In pochissimo si para di fronte a me, prendendomi il viso con entrambe le mani. "Ascoltami bene. Non so cosa tu abbia e so che non sei pronta a parlarmene. Ma io ci sono. Sono qui, per te." dice prima di abbracciarmi. Rimango stupita, questo ragazzo non fa che confondermi; un minuto prima mi prende in giro e bacia le altre ragazze, il minuto dopo si comporta in modo gentile e rassicurante. Lascio andare un sospiro, stingendo con le mani a pugno la sua maglietta. Ho bisogno che ci sia. Scioglie l'abbraccio e prima di allontanarsi mi dà un bacio sulla fronte, indugiando. "Grazie" dico mentre riempiamo i secchi, dopo aver versato del detersivo. Scendiamo al piano di sotto, i ragazzi hanno quasi finito così cominciamo a lavare.
"Non si fa così" dico a Cameron ridendo per quella che sarà la ventesima volta, continua a lavare e poi passarci sopra con i piedi "e come allora?" dice grattandosi la testa, disperato. Rido ancora più forte, avvicinandomi. "Dammi, ti faccio vedere" gli dico rubandogli il bastone. Mi metto nell'angolo della stanza cominciando a lavare nel modo corretto, lui arrivandomi da dietro mi avvolge le braccia intorno al corpo, appoggiando le mani sopra le mie. "Ora ho capito" mi sussurra sopra il collo. Brividi cominciano a corrermi lungo tutta la schiena mentre finiamo di lavare, insieme.
"Ottimo lavoro!" esulta Nash quando finalmente, dopo quasi un paio d'ore abbiamo sistemato tutto. Mi batte il cinque "se non ci fossi stata tu, non ce l'avremmo mai fatta" dice e io mi prendo i complimenti, sorridendo. Decidiamo, dopo esserci cambiati, di uscire a fare colazione, anche se sono già le 13.20. Ho indosso una gonna lunga con un profondo spacco al lato e una t-shirt bianca morbida infilata dentro, le mie comode allstar e gli occhiali da sole.
Dopo molte ricerche riusciamo a trovare un bar aperto, ci sediamo ed ordiniamo la nostra non-colazione. Prendo il cellulare dal mio inseparabile zainetto e chiamo mia mamma, che risponde dopo un paio di squilli "Buon anno, mamma" esordisco al cellulare "anche a te, tesoro". Ieri sera deve essere andata a cena con delle sue colleghe di lavoro, spero si sia divertita "ti sei divertita ieri?" le chiedo "oh si, molto. Tu invece?" dal suo tono di voce sembra sincera, e spero sia così "anche io, tra poco torno a casa e ci raccontiamo meglio" le dico. Lei mi saluta e riattacca. Arrivano le ordinazioni e divoriamo tutto, in silenzio. "Sarà meglio che vada, ora" annuncio alzandomi dalla sedia. "Vengo anche io, così facciamo la strada insieme" dice Emily sorridendomi, annuisco. "Grazie mille Nash per la bella festa, davvero" dico abbracciandolo "grazie a te per essere venuta" dice dandomi uno sbuffetto sulla guancia. Saluto gli altri ed esco dal locale. Emily doveva fermarsi qualche minuto in più per salutare come si deve il suo adorato ragazzo, come se non si vedessero sempre. Aspetto, un po' annoiata. La porta si apre, così mi volto "finalmente ce l'hai fat.." dico pensando sia Emily. In realtà è Cameron, che si avvicina sghignazzando "scusa non volevo darti false speranze, quei due ancora si stanno salutando" dice in tono divertito, roteando gli occhi. La sua espressione mi provoca una risatina. "Comunque, mi ero dimenticato di chiederti se oggi magari potessi venire da te, sai.. siamo indietro con il progetto di arte" dice mettendosi le mani nelle tasche dei jeans. In effetti ha ragione, anche se ci vediamo di continuo siamo o in ospedale con Lily o in giro con gli altri. Annuisco "va bene, tanto sai dove abito" "già, vengo verso le 16?" chiede, annuisco di nuovo. La porta del bar si apre di nuovo e questa volta è Emily "allora andiamo?" chiede rivolgendosi a me, dopo aver passato un paio di volte lo sguardo da me a Cameron. "Certo, sono pronta" dico. "Allora...ciao" mi dice Cameron rientrando al bar.
Cominciamo a camminare, in silenzio. Mi sento lo sguardo indagatore di Emily puntato addosso, così sbuffando dico "non è successo niente tra di noi". Lei alza le mani "non ho detto niente" dice "si, però lo stavi pensando" dico rivolgendole uno sguardo. "Hai ragione, scusa. È che sareste perfetti insieme, insomma... lui è perso per te" dice in tono calmo. Spalanco la bocca, fermandomi. "Dai Aria non venirmi a dire che non lo hai capito, lo sanno anche i muri" dice tirandomi per un braccio. Soppeso le parole, "e anche a te piace, e anche parecchio" insiste Emily, guardandomi. "Ti sbagli" dico "no, non mi sbaglio". Non ribatto, sarebbe inutile. "Tu piuttosto, cosa mi nascondi? Hai un'aria strana" dico osservandola, l'ho notato già questa mattina ma non essendo state un attimo da sole non ho potuto indagare. Le si arrossano le guancie "bhe.. vedi, ieri Nash mi ha detto che mi ama". Spalanco nuovamente la bocca "ma è fantastico!" sbraito cominciando a saltellare. Emily scoppia a ridere, annuendo. "Si, è stato bellissimo. Stavamo ballando in un angolo della casa, abbracciati. Lui si è staccato leggermente e, prendendomi il volto tra le mani mi ha semplicemente detto Ti amo. Quasi mi mettevo a piangere dalla gioia, gliel'ho detto anche io e lo pensavo davvero e poi ci siamo baciati" dice, lo sguardo sognante. La ascolto attentamente, sono così contenta per lei. "Te lo meriti" le dico prima di abbracciarla. Lei ricambia l'abbraccio "anche tu" mi dice nell'orecchio. Non dico nulla, non mi va di cominciare una discussione. Siamo arrivate davanti casa, così ci salutiamo. Apro il cancello e percorro il vialetto. Entro. "Sono tornata!" dico ad alta voce, c'è uno strano silenzio. Vado in cucina, è vuota. Mia madre è in sala, seduta sul divano, il cellulare in mano, gli occhi spalancati. Mi avvicino immediatamente, sedendomi accanto a lei. "Ehi mamma, cos'hai?" le chiedo preoccupata. Sembra incantata, continua a fissare un punto fuori dalla finestra. Le scrollo una spalla, per attirare la sua attenzione. Sembra svegliarsi dal suo stato di trance. "Ha chiamato tuo padre" dice, sembra davvero shockata. Cerco di mantenere la calma, di non andare fuori di testa prima di sapere quello che le ha detto "e cos'ha detto?" chiedo, guardandola negli occhi "era ubriaco, come sempre. Continuava ad urlare cose senza senso. Ho chiesto il divorzio Aria, dopo la chiamata ho chiamato in ufficio e ho chiesto di farmi preparare le carte" dice, gli occhi tristi. Un'ondata di emozioni contrastanti tra loro riempiono la mia testa; tristezza, perchè quella che era la nostra famiglia, una famiglia felice ed unita, ormai non c'è più, ma anche sollievo perchè mia madre in questo modo non dovrà avere ulteriori preoccupazioni. E rabbia, tanta rabbia per quella persona irriconoscibile che dovrebbe essere mio padre, un punto di riferimento. Abbraccio mia madre "andrà tutto bene" le dico accarezzandole i capelli, annuisce prima di scoppiare a piangere. Non è questa la vita che immaginavo di avere fino a pochi mesi fa, non ho nemmeno diciotto anni e devo affrontare cose che nessuno dovrebbe. Andrà tutto bene le dico, chiedendomi io stessa se questa cosa mai si avvererà.

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