«non mi convince» quelle tre parole pronunciate con tranquillità e calma fecero in modo che tutta la classe si girasse verso Alex con chiaro stupore sul volto. «è brava, ma credo che chiunque qui dentro la potrebbe battere con molta facilità» spiega...
7. I write with a poison pen Parole: 1843 Song: jet black heart, 5 seconds of summer
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«ma che stai dicendo?» Alex era sempre più confuso. In primo luogo la ragazza fra le sue braccia era visibilmente scossa e lui non ne capiva il motivo. Oltre questo, farfugliava cose che a lui appariva senza senso, cosa c'entrava Irama in tutta quella storia? «cazzo ale sto dicendo che il ragazzo con cui sono cresciuta e che è sparito nel nulla un giorno è Irama, non è così difficile!» strillò, non tanto perché era arrabbiata con lui, più perché si sentiva sottosopra e in quel momento avrebbe solo voluto urlare tutto ciò che le passava per la mente. «puoi calmarti e spiegarmi meglio?- si addolcì sperando avesse l'effetto desiderato- per favore» le accarezzò la schiena mentre quella riprendeva fiato cercando di tranquillizzarsi. «non ce l'ho fatta quando l'ho visto in tv, a cantare quella canzone di cui solo io in quella stanza sono riuscita a capire il vero significato. Solo io capivo come stava in quel momento e solo io lo conosco veramente. Ieri quando mi hai trovata a piangere ho avuto una crisi, perché Lorella mi ha assegnato una sua canzone» spiegò. «mi dispiace tata, se se ne è andato sicuramente ci ha perso lui- le baciò la fronte- si è perso una persona meravigliosa, dentro e fuori, come te» «sono ancora arrabbiata con te» borbottò con il broncio. In realtà, non riusciva a stare senza di lui, nonostante ci provasse. «ma finiscila!» la gettò scherzosamente sul letto, seguendola a ruota, accoccolati come entrambi desideravano.
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«non ti avrei mai lasciata da sola, non volontariamente almeno- le scostò un capello dalla guancia- te lo giuro tata» Celine annuì, anche se non si fidava a pieno. «ti va di andare fuori? Solo io e te» gli propose, timidamente, voleva solo riprendersi quel tempo che avevano sprecato lontani. «muoviti, sacco di patate» Alex si alzò dal letto e le porse la mano per invitarla ad alzarsi. Lei scosse la testa e invece aprì entrambe le braccia, facendogli intendere che voleva la prendesse in braccio. «sei proprio sfaticata» la prese in giro, mentre la tirava su e camminava verso la veranda. «modestamente» rise, dolcemente. Le posò le mani sulle cosce, mentre lei si nascondeva dentro la sua spalla, il naso a strusciare sulla stoffa della sua felpa. «Lo faccio solo perché stasera sei più bella del solito» le sussurrò, mentre entravano in salone, dove ancora erano riuniti gli altri, che però erano troppo concentrati sul programma per accorgersi di loro, tranne alcuni. Arrossì, nascondendosi maggiormente mentre lui ghignava, consapevole di aver colto nel segno.