Capitolo 24

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Pov Anya...

Wow è più di una settimana che mi sento con Peter al telefono, parliamo ben poco, solo il fatto che che ci diciamo " Ciao, come stai? " mi rende felice mentre ora sono qui che attendo il suo arrivo.

Paolo mi ha accompagnato in aeroporto in attesa che lui atterri, sono sulle spine, non riesco più a contenermi per l'entusiasmo.
Spero che in questi mesi nulla sia cambiato tra noi, ne rimarrei delusa, in quanto è sempre stato l'unico amico che ho. Ci rimarrei male, delusa.

- Sei nervosa piccola!? -  mi chiede Paolo stringendo la mia mano, mi volto verso di lui con un sorriso tirato, così tirato che sento male le guance.
- SÌ, - quasi urlo, riprendo fiato prima di continuare - Sai è un po' che non lo vedo e ho paura che sia cambiato qualcosa del nostro rapporto o che cambierà qualcosa. - parlo sinceramente.
- Se è un tuo amico non cambierà nulla Celeste. - mi sforzo di sorridere sapendo che ha ragione, ma è proprio questa la mia paura più grande, quello di perdere anche lui trovandomi davvero sola  e cancellare del tutto il mio passato.

Non voglio perdere anche lui, non adesso, non ho la forza di affrontare il mio futuro sapendo di non potermi più appoggiare al mio passato che un giorno sarà o potrà essere la mia ancora dovesse succedermi qualcosa, non posso!

- Non lo farà Celeste... - mi rassicura Paolo leggendo il mio pensiero, mi conosce bene.
- Grazie per essermi vicino. -  le abbraccio  la vita strigendolo forte a me.
Continuo a guardare la porta "apriti sesamo" che continua a ogni passaggio ad aprirsi e finalmente dopo un'attesa estenuante ed eccolo lì. - Peter! - urlo, alzo un braccio per farmi sentire è vedere visto la mia altezza pari a due sette nani.

Si gira verso di me ma ci mette un pochino a focalizzare che sono io visto il mio cambiamento.
- Celeste? - mi domanda sapendo che non può più chiamare Anya.
- Si, sono io. - continua a guardarmi dalla testa ai piedi: da i miei capelli biondi, alla mia magrezza e alla mia canotta  color sabbia e una gonellona a frangia lunga scampanata fino alle caviglie.
Sì, purtroppo il mio cambiamento è drastico, quasi irriconoscibile anche se sono passati due mesi, quasi tre.

Muove la testa come fanno le galline, il che mi fa sorridere poi guarda il mio accompagnatore anche lui con un abbigliamento hippy.

- Piacere io sono Paolo. - allunga la mano verso Peter che gliela stringe volentieri. - Piacere Peter. -
Si avvicina a me è allunga la mano verso i miei capelli osservandoli come se venisse da una tribù sperduta nell'amazzonia e non avesse mai visto una bionda. Alzò gli occhi sorridendo.

- Cosa hai fatto hai capelli? Al look? Chi sei? - Ma è scemo!? Mi domando tra me è me. Mi metto a ridere, stavolta di gusto peter è sempre stato così, i cambiamento lo sconvolgono.

Mi avvicino e l'abbraccio forte a me - Mi sei mancato idiota! - lui ricambia annusando i miei capelli.
- Il profumo della tua pelle è sempre uguale Contessa. - mi bacia le guance infinite volte e Paolo ci guarda ridendo.

- Forza usciamo da qui che c'è un po' di strada prima di arrivare al casale. Starai da me e non voglio sentire storie. -  prendo a braccetto Peter e Paolo ed usciamo dal quel forno fatto di cemento e lamiera che chiamano aeroporto.

Paolo sistema il bagaglio e io mi accomodo davanti mentre Peter dietro anche in questo caso guarda con attenzione la macchina un maggiolino di vecchia data. - Siamo sicuri che arriviamo a destinazione con questo? - scuoto la testa vedendo il terrore che filtra dai suoi occhi.

- Peter stai tranquillo, questa macchina durerà per altri cento anni. - mi metto a ridere.
- Mi sei mancato amico mio, tanto. -
- Anche tu contessina... - si prende gioco di me.
- Non chiamarmi Contessa davanti agli altri, ok! Non voglio far sapere a nessuno chi sono. - lo metto in chiaro subito.
- Lo sanno in pochi: la padrona di casa Maria suo marito Giacomo, Paolo, Adeline e Thiago. Loro sono gli unici che sanno chi sono e non voglio parlare di me. -

- Altri? - mi chiede Peter. Paolo avvia la macchina verso casa mentre io continuo a delucidare la mente di Peter e quello che gli aspetta.

- Siamo molte persone e viviamo tutte lì. -
- Cos'è, un condominio? -
- Non proprio è una comunità, ognuno a un mini appartamento, siamo indipendenti e lavoriamo tutti insieme, mangiamo tutti insieme, cuciniamo tutti insieme. Vedrai cose un pochino fuori dell'ottica di cose civili, diciamo... ecco come dire! Mmm... un po' fuori dal normale insomma, senza formalità. -

- Oh porca vacca! Mica è una setta? - io e Paolo scoppiamo a ridere.

- No, no non è nulla di quello, è solo una comunità hippy. - Vedo le spalle di Peter rilassarsi e tirare un sospiro di sollievo.

- Mi stavi facendo preoccupare. - mette una mano sul petto, forse per controllare che il suo cuore battesse ancora. Nella macchina regnava il silenzio durato solo pochi minuti, perché Peter raddrizza la schiena di botto sporgendosi verso i sedili anteriori.

- Aspetta un attimo, quindi amore libero? Droghe? Meditazione? Yoga? Celeste, caspita amore LIBERO! No, no no non puoi l'etichetta non lo permette... - continua a muove la testa negando ciò che le viene detto.

- Vado in hotel. - dice schietto.

- Peter, non fare il bigotto! Prima di giudicare prova non ti costa niente. - cerco di convincere il mio amico.

- Ha ragione Celeste, non puoi giudicare quello che non conosci, così cerchi la via più facile ed è da persone senza spina dorsale. Non ti credevo così arrendevole Peter, dai racconti della tua amica mi sembravi diverso. - Alza le spalle Paolo come se non avesse detto nulla di offensivo insomma le ha dato del codardo, infatti ha beccato il punto giusto.

- Ok, va bene! Vengo e provo, se non mi piace vado in hotel. - si mette a guardare fuori dal finestrino il paesaggio fatto di sabbia, terra e pietre rosse. Non sembra tanto convinto se prima era tranquillo ora sembra più nervoso.

- Sono contenta, così abbiamo modo di parlare tranquillamente. -
- Speriamo che le sorprese siano finite, non sò se il mio cuore lo potrà sopportare. - Peter fa sempre il melodrammatico, Paolo si volta verso di me e mi sorride.

- È meglio che prepari il tuo cuore perché esploderà di gioia. - lo avverte Paolo.
- Perché cosa succede, cosa devi dirmi, oh mio dio mi volete morto ditelo!? - io sono seria in preda al panico mentre quello scemo di Paolo se la ride ma gliela farò pagare. Molto presto...







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