capitolo 50

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Finalmente, siamo atterrati. Scendo le scale guardandomi attorno per vedere se qualcosa è cambiato.
Metto in spalla il mio sacco e afferrò la piccola borsa di Bea che era ai miei piedi sotto il sedile.

- Cara, potevi lasciare tutto lì, abbiamo il personale per quello. - mi fece notare mia madre.

- Io non so più cosa fare con te.- alza gli occhi al cielo. Mio padre mi rivolge uno sguardo e un sorriso fugace come per dire " non cambia mai" ricambio il sorriso continuando a guardarmi intorno.

Ci avviamo tutti verso la macchina pronti per arrivare al castello lussuoso dei miei genitori, ogni volta che torno qui riaffiorano emozioni che avevo seppellito.
Ma non troppo bene...

Tiro un forte sospiro, fatto di ansia pensando a chi me la fatto fare di venire qui?

Dai Anya e solo per pochi giorni...
Cerco di convincermi sorridendo al pensiero. Posso farcela?

Dicono i saggi che se ci credi davvero in una cosa il tuo desiderio si esaudisce, nel mio ci spero, forse in vecchiaia, per ora lo solo accantonato.

Pensandoci bene ho tutto quello che desidero amo e sono amata da mia figlia che ha per metà i suoi geni, questo può bastare per il momento.

- Anya, smettila di pensare. - Mi riprende mia madre.
- lui ti ama e sarà per sempre, quando arriviamo a casa dobbiamo parlare, ci sarà una riunione. -  Alzo le sopracciglia e spalancò gli occhi perché non capisco di che parla.

- È importante, ci servi tu, sono sicura che con te si aprirà. - la guardo stupefatta.

-Di che stai parlando mamma. Io sono venuta qui per riposare. No per fare da psicologa da colui che mi ha abbandonata per l'ennesima volta. Sono stufa! Lasciatemi in pace, io sono in pace ma voi cercate sempre di spezzare i miei equilibri ogni 5 anni. Vi mettete d'accordo? - Alzo il tono di voce esausta delle loro soap.

- Anya, hai ragione ma non te lo chiederei se non è importante, la mamma, il padre di Peter e Thomas ci aspettano a casa ti vogliono chiedere delle informazioni. -

- Io non so niente che informazioni potrei dare. L'avete visto voi in questi 5 anni, io non so nulla di lui.- incrocio le braccia irritata da quello che mia madre ha organizzato in mia insaputa e poi Peter mi poteva avvertire di questa imboscata.

Forse non ne sa nulla, infondo sono partita senza avvisare che sarei tornata a Montreal. Non lo sapevo neppure io.

Abbiamo attraversato il cancello del castello il fatto che tutta la sua famiglia sia lì non mi fa' mantenere la calma.

1,2,3,4,5,6,7, espirare 1,2,3,4,5,6,7, ispirare cerco di calmarmi con il respiro.
Bea ha un meraviglioso sorriso, non vede l'ora di rivedere il suo papà.
Come darle torto, le bambine hanno il loro super eroe il loro padre.
Si appiccica con il viso al finestrino per cercare di vedere meglio ma la cosa e molto comica sembra volere passare attraverso.

-Bea ti farai male. - la riprendo con un sorriso, lei mi guarda facendo spallucce e una linguaccia.

-le signorine non fanno le linguacce in Canada. - le ricorda mia mamma.

-Le so nonna non ti preoccupare ma qui dentro i vetri sono oscurati quindi non mi vede nessuno. - replica divertita, la prende in giro.

- Mi fate impazzire, caro di qualcosa.-

- Vivi, rilassati e lasciale stare. - conclude mio padre.

L'auto si accosta sui gradini davanti la porta di ingresso, scendo lasciando un lungo sospiro, tengo la portiera aperta per fare uscire la pulce che lo fa' con un saltello e corre dentro casa come un ciclone.

- Papà - la sento urlare.
Capisco che sono già tutti in attesa del nostro arrivo ma quando entro Peter e Thomas hanno un'espressione sorpresa.

Peter e Denise si avvicinano circondandomi con un forte abbraccio, purtroppo le loro visite sono diventate sporadiche da quando hanno tirato su famiglia.

Thomas è rimasto immobile senza un accenno ma non potevo dire nulla, così mi avvicino e lo saluto.

- Ciao Thomas quanto tempo! - lo so sono un ipocrita ma e per il bene di Bea, non voglio che vede che tra di noi c'è del astio, almeno da parte mia c'è diffidenza. Perché ora non gli credo più.

-Ora che ci siamo salutati tutti possiamo andare in salotto. Elvira!-
Urla mia madre.
La cameriera si affretta ad arrivare.

- Visto che è pomeriggio tardi ci porti l'aperitivo, non eccessivo, visto che tra poco e ora di cena. -  la cameriera si ritira con un piccolo inchino.

Siamo tutti seduti comodi tranne Thomas che è in silenzio appoggiato con il braccio sinistro al camino.
Mi guarda incuriosito.
- Sono invecchiata?- le chiedo mi fissava troppo.

- Sì, sei sempre più bella.- mi sentivo presa in giro, poteva evitarlo, invece cerca sempre di mettermi in difficoltà.

- Grazie- il mio atteggiamento rimane allegro cercando di non farle capire il mio umore.

La cameriera serve un vassoio mettendo tutto sul tavolino e altri due camerieri che la seguono fanno altrettanto.

- Manca da bere Elvira.-
- sì, arriva subito signora.-
Io mi servo con dei piccoli sandwich, sono davvero squisiti tutti parlano tra di loro, non li ascolto ho troppa fame e da stamattina che non mangio.

Osservavo le loro mosse da lontano come sempre cercano di coprire le loro magagne dietro a sorrisi falsi, non sono cambiati, non voglio che Bea cresca in questo ambiente.
Mia madre si guarda intorno fissando tutti uno per volta e una sua strategia per introdurre un discorso che non sa come affrontare e sinceramente io mi sono stufata di questo gioco assurdo.

- Allora, pensavo di essere venuta qui per una vacanza.- inizio a parlare prendendo un salatino me lo porto alla bocca masticando e guardando tutti. Ero abbastanza rumorosa.

- Ma, come al solito vengo informata di altro e tutto ciò accade ogni cinque anni.- porto le dita alle labbra gustando lo speck.

- Bea, vai a giocare questi non sono discorsi per te.- dico rigidamente. Bea si alza in piedi e esce dalla sala.

- Sputate fuori il rospo o vi prometto che non mi vedrete più né me ne Bea.-  finsco bevendo un sorso di rum che il maggiordomo mi ha portato quando loro facevano finta di nulla.

Tutti incrociano gli sguardi come se ci fosse una lotta silenziosa per chi doveva o poteva parlare per prima, ridevo dentro di me, l'unico che mi guardava fisso negli occhi era Thomas.
- Vuoi iniziare tu?‐ domando aggiustando per un attimo l'abito.

- Ho un problema, personale, riguarda il mio matrimonio e... -



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