Capitolo 41

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Pov Anya....

La notte è stata fantastica, mi sveglio abbracciata a lui, sembra che non mi sono mai allontana da qui ma è solo un'illusione dove mi risveglio subito.

Lo sveglio, perché devo tornare assolutamente a casa.

- Thomas sveglia! È tardi. - mugola qualcosa di incomprensibile.

Mi alzo andando in bagno a rinfrescarmi, nel frattempo chiamo un taxi.

Non posso tornare con lui, mi vedrebbero e non voglio sorbire l' interrogatorio di nessuno.

Finito di docciarmi mi vesto con abiti leggeri e puliti, esco dal bagno e lo vedo mentre  prepara il caffè.

- Sei pronta? Prendiamo il caffè e ti accompagno. - mi dice mentre e girato di schiena.

- Ho chiamato un taxi.  Non c'è bisogno che ti scomodi. Tra poco sarà qui. - smette di fare quello che stava facendo in quel momento e si gira verso di me.
Il suo sguardo è arrabbiato, non capisco il perché.

- Sei uguale a prima, fuggi. L'unica cosa in cui sei cambiata e che ora sei più stronza. -  parla duramente. Ci rimango male ma lo capisco abbiamo avuto una bel intesa stanotte e non accetta il mio rifiuto.

- Sono stata chiara ieri sera Thomas, non voglio fare sapere niente a nessuno e se tu mi accompagni ci vedrebbero insieme. E poi dopo stanotte...-

- Sì, si ho capito, buona giornata. - con quelle parole blocca la mia frase, spegne il gas, lascia tutto lì e se ne va in camera senza aggiungere altro.

Ma che gli prende? Sento arrivare il taxi e sono indecisa se andare da lui a salutarlo o lasciarlo crogiolare nel suo brodo.

Opto per andare in camera e salutarlo

- È arrivato il taxi, vado, a stasera. - sono calma, spero che si riprenda senza portarmi rancore.
Rimane immobile seduto sul letto con i calzini in mano per qualche secondo.
- A dopo.-  mi liquida velocemente.

Ma pensandoci bene non posso rimanerci male, glielo ho chiesto io.

Esco per prendere il taxi appena mi siedo e parte, controllo il mio telefono pieno di chiamate e sono tutte di Peter, ma prima di chiamare lui, chiamo la mia piccola.

- Ciao mamma! - la sua voce mi porta serenità.
- Ciao piccola, stai facendo la brava con Adelina? - mi risponde  di sì contenta chiedendo quando torno.

- Domani sono da te piccola.-  urla contenta, mi passa Adelina.

- Ciao! Come va lì a nord?- mi saluta allegramente.
Io rido - Sto bene, fa la brava Bea? -
- Si è bravissima. - 
- Domani torno Adelina, così sei libera. -
- Tranquilla io e Bea ci siamo divertite in questi giorni.- mi dice giocherellando credo che stia facendo del sollecito a Bea.

-Ok vado, vi chiamo stasera.-

- Ok, ciao a stasera, non vedo l'ora che torni. Voglio sapere tutto. -
-Ok - mi metto a ridere e chiudo la chiamata.

Pago il taxi e entro in casa, salgo le scale senza incontrare nessuno, ma qui è sempre così. Tutti si fanno gli affari loro...
Apro la camera da letto...
- Alla buon'ora abbiamo fatto le ore piccole è!?- metto una mano sul petto.

- Peter che ci fai qui? - mi ha spaventato, è un cretino. Mi metto a ridere.
- E tu perché non eri qui? - Porca miseria che gli racconto ora.

- Ehm... Mi sono svegliata presto e sono andata a fare una passeggiata. - cerco una giustificazione plausibile.

- Io sono qui dalle 7 e il letto era ancora intatto. - impiccione. Non poteva svegliarsi più tardi? Lui e il suo alzarsi presto.

- Non posso dirtelo.- faccio la misteriosa.
- Non vuoi dirmelo. - so che non la finirà mai fino a quando non mi spilla la verità.

-Ieri ti ho visto che sei andata in ufficio con Thomas. E poi via dal locale con lui dopo un ora. - ma dov'era io non lo visto.

- Non sei furba Anya, secondo te, ti lasciavo al locale da sola? - Merda! È vero.

- Sono stata con tuo fratello tutta la notte, è no, non c'è un riavvicinamento, almeno da parte mia. È stato solo sesso. - riassumo la serata in un fiato, mi ha incastrato.
Non potevo più mentire.

- Okeyy... E come mai con lui, c'erano altrettanti  ragazzi carini nel locale.-

E, come mai... Bel dilemma.

- Non lo sò, si è avvicinato per parlare e da lì tutto è iniziato. Una parola tira l'altra con frecciatine ed è successo. - alzo le spalle.

- Devo sapere altro? hai parlato di Bea? - Mi domanda, ma perché, io non mi sento pronta per affrontare il discorso con lui.

- Non è il momento, almeno per me. - dico semplicemente.

- Svegliati Anya! Non c'è un momento giusto per te. Diglielo o lo farò io. Non è giusto privare sia a un figlio o a un padre la propria esistenza. Tu non puoi decidere per gli altri, soprattutto tu, che professi la libertà di scelta sei un controsenso. - è molto serio e, ha ragione. Chi sono io per farlo non posso privarli di conoscersi. Non posso sapere se lui lo vuole.

-  lo farò. Hai ragione tu, non posso decidere io per loro due. Stasera glielo dirò.- non ne sono convinta, ma non voglio che sia Peter a dirlo a Thomas, è infantile.

- Ok, se puoi fallo dopo il mio matrimonio. Non so come reagirà. - ci avevo già pensato mentre gli confermavo che sarei stata sincera con Thomas.

- Certamente non ho intenzione di rovinarti tutto. Non te lo meriti.-  Ho paura di come reagirà ma in fondo dipende da me sono io l'artefice del mio destino.

Peter si alza dal mio letto e si avvicina a me - Profumi di Thomas, ed è meglio che dormi un po' prima del matrimonio hai una faccia orribile. -
Sempre molto gentile ma gli voglio bene per questo mi sbatte sempre la verità in faccia.

- Grazie sempre molto gentile. -
- Dovere...-
mi lascia sola e prendo in considerazione il fatto che devo dormire, stanotte avrò dormito si e no due ore.
Mi tuffo nel letto e punto la sveglia alle 15 un ora mi basta per prepararmi.

Ci metto poco a cadere in un sonno profondo ripercorrendo il ricordo della nostra notte passata insieme.

Mi sveglio stravolta, eccitata, sudata certo che questo sogno è stato al quanto reale.

Sospiro pesantemente per riprendere padronanza del mio corpo e della mia mente, voglio rimanere lucida.

Per prima ci vuole una bella doccia fredda. Devo togliere da dosso questa ansia e brutte sensazione.

Dopo che ho cercato di riprendermi metto l'abito azzurrino che mi ha preso Denise, mi trucco poco visto l'abbronzatura, solo un po' di bianco per illuminare gli occhi e zigomi, il lucida labbra e via.

Sento bussare la porta - Anya, sei pronta? Dobbiamo andare. - sento mia madre parlare da dietro la porta.
-Arrivo, sono pronta.-
Con loro non ho ancora parlato di Bea, credo che lo farò dopo la cerimonia invitando Thomas e anche i suoi genitori qui da noi.
Così mi tolgo il pensiero e forse i miei mi saranno d'aiuto.

Scendo le scale e - Andiamo sono pronta!-  dico sicura di me.
Lo devo essere...









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