capitolo 28

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Pov Anya...

Peter sembra aver preso bene la notizia, in un certo senso sono contenta, ma nel altro verso...
Purtroppo ho promesso, devo raccontare tutta la verità di quello che accaduto tra me  Thomas, e così sia. Non mi posso tirare indietro.

Per ora siamo a tavola e Peter si  diverte moltissimo, mi chiama Celeste e spero che con tutto il vino che  ingurgita non sbagli.
Ogni tanto mi avvicino al suo orecchio per dire " Celeste "  così ché non si dimentichi, appare come una scena comica.
- La smetti! Sono capace di gestire una serata di alcol, non sarò la disfatta della tua copertura. - mi rimprovera sorridendo - Celeste. - marca il mio nome.

La serata continua con balli accompagnati da percussioni, strumenti a corda e a fiato tutto procede perfettamente.
Peter sorride continuamente - Vedo che ti diverti. - lui si avvicina a me.
- Molto, sinceramente non me ne vorrei più andare via. - mi confida allegramente e io, non posso che esserne contenta.

- Vieni andiamo al mio patio così parliamo. - l'invito a seguirmi. I miei amici mi osservano da lontano gli faccio un cenno che è tutto a posto mentre Adelina con l'indice e le labbra mi fa capire che ci vediamo dopo.

Entriamo in casa e lui si siede sul divano - Sono qui ti ascolto. - Si sistema meglio sul divano, mi sento troppo accaldata e mi rende più nervosa del solito per poter parlare tranquillamente.

-  Per prima cosa mi vado a fare una doccia, ho troppo caldo e poi ci sistemiamo fuori mi piace ammirare le stelle e il fresco della sera. - prendo dall'armadio il mio vestito corto di seta rosa cipria e lo porto in bagno.
- Credo che seguirò il tuo esempio e mi farò una doccia anch'io. Come fai a sopportare questo caldo? - mi segue come ha fatto oggi ma questa volta mi trova nuda.
- Ops! Scusa, non volevo. - si copre gli occhi e io mi metto a ridere.
- Tranquillo, io non ho problemi. - gli rispondo. Lui mi guarda stralunato.
- Ho visto che sei diventata disinibita. -
- Sì, sono cambiate molte cose. - entro dentro la doccia mentre Peter continua a non guardare.
Apro l'acqua fredda e mi doccio cercando di farmi entrare il freddo dentro di me per darmi sollievo. Mi insapono con il sapone alla melissa e lavanda per distendere i miei nervi e rilassarmi. Oggi è  stata una giornata faticosa per me, tra andare a prendere Peter e lavorare non ho avuto nemmeno un attimo di tempo per fare il sonnellino.

- Io ho finito, se vuoi puoi farla tu! - alzo la voce per farmi sentire credo sia andato in sala.
- Sì, ora vado. - lo vedo un pochino titubante.
- Ti vergogni? - lo prendo in giro e sinceramente mi diverte parecchio.
- Non abbiamo mai avuto in passato tutta questa intimità. - dice impacciato.
- Invece sì, solo che diventando grandi la grande aristocrazia non permette queste gesta poco... come dire... poco consoni? - faccio la voce grave per rendere la cosa più divertente.

- Forse hai ragione. - ride.
- No forse, è così.  Comunque se ti urta posso uscire, non ho problemi! Io ci ho messo un po' prima di abituarmi. Quindi ti capisco. - cerco di essere comprensiva.
- Non ho problemi. - inizia a spogliarsi mentre io mi asciugo poco lasciando la mia pelle umida per farmela accarezzare dall'aria tiepida tendente al caldo della sera.
Peter è nella doccia, finisco di vestirmi in fretta per preparare il mio tavolo fuori con bevande, frutta e schifezze varie.
Peter esce fuori solo con i pantaloncini e sorrido - Vedi, Ti stai già abituando a spogliarti! -

- Scordati di vedermi nudo. -  amica con le sopracciglia.
- Vieni siediti. - Si mette comodo e si versa del succo e io faccio altrettanto. Lo bevo tutto d'un fiato.
- Il bebè ha sete? -
- Credo di sì. - mi metto a ridere.
- Bene ti ascolto. -
Mi dondolo avanti e indietro mangiando della frutta, e, osservo il cielo stellato, qui tutte le sere è una spettacolo meraviglioso, rilassante.

- Da dove inizio? -
- Io sò la storia fino al tuo compleanno, poi ci siamo persi perché tu e mio fratello eravate inseparabili da non poter più stare soli per poter parlare. - prende l'acqua per bere.

- Infatti mi ha trattato da principessa, era un sogno, un sogno che si realizzava. - mi fermo un attimo pensando a quanto ero ingenua.

- Mi portava fuori a mangiare, ridevamo, mi portava al cinema facendomi credere che davvero tenesse a me. - Sospendo un'altra volta la frase pensando che " Sono proprio un imbeccile" pensavo tra me e me. Mi fa ancora male raccontarlo, nel frattempo, mi rendo conto di quanto di quanto ero stupida a credere che lui mi avrebbe potuta amare.

- Fino a quando non mi ha portato nella casa nel bosco e anche lì è stato tutto fantastico. Abbiamo fatto i massaggi e il bagno nella jacuzzi.  Mi sentivo bene, rilassata e anche amata... - mi fermo di nuovo.

- Se non te la senti possiamo parlarne un'altra volta? - mi chiede Peter vedendomi in difficoltà ma non posso fermarmi voglio subito finire questo martirio e chiudere la storia definitivamente una volta per tutte.

- No, ce la faccio. - Prendo coraggio.
- Poi ci troviamo in intimità e ci ritroviamo sul letto nudi non facevamo nulla di male fino a quando lui mi ha.. tolto la cosa più  preziosa. - Mi metto a ridere. Ma non rido dentro, ricordo quella sensazione di dolore allucinante, nel contempo quella morsa che ti sale dal ventre fino alla gola come un risucchio e la sensazione che è dentro di te. Sentii la sua pelle morbida contro la mia anche se per pochi secondi era stato mio.

- Perché ridi? - Peter è molto arrabbiato, lo vedo  solo ora lo sguardo che ha, perché prima non avevo coraggio di guardarlo in viso per la vergogna e di essere caduta nel tranello che mi ha teso.

- Lo so che non c'è nulla da ridere, rido per la mia stupidità Peter! È  entrato dentro di me solo per svuotarsi le palle! Mi ha tranquillizzato dicendo " tra poco ci sposiamo tranquilla" e io gli ho creduto! - Peter era immobile ascoltava senza emettere un fiato.

- Fino il giorno prima del matrimonio ho creduto alle sue parole, anzi, fino a qualche ora prima. È arrivata una sua chiamata chiedendomi se ci potevamo incontrare...  così è stato. Mi sono presentata felice come una pasqua al parco ma quando è arrivato mi ha trascinata in un posto isolato ma non troppo. - Qui arrivata la parte più difficile quella che mi devasta l'anima, il sogno infranto.

- Mi fa vedere un video ed è il video di quella sera della casa del bosco, era una vendetta, per farmi pagare il male che le ho fatto. - inizio a piangere in silenzio.
- Mi ha incolpato di avergli rovinato la vita con Cloè, che ero una doppio giochista e che non sarebbe mai stato con una grassa e brutta ragazza come me. Mi ha umiliato. Più di quanto ha fatto prima di quando mi faceva picchiare dei suoi amici. -

- O mio dio! Io gli spacco la faccia! - batte un pugno sul tavolo facendomi spaventare, non lo mai visto così arrabbiato.

- No, hai promesso. Siediti non ho finito. -
- Non hai finito che altro ti ha fatto quel bastardo! Eh!? Dimmelo!  - Ora avevo un pochino di timore a continuare il racconto.

- Peter ti devi calmare o non avrò il coraggio di  continuare a raccontare. Non mi aiuti. - Peter si risiede, è rosso di rabbia.
Bevo del succo prima di continuare a parlare e i miei amici mi osservano da lontano, sanno che voglio parlare da sola con lui ma allo stesso tempo si preoccupano per me.

-  Mi disse che dovevo sparire o avrebbe divulgato il filmato rovinando del tutto me è la mia famiglia, sai come funzionano queste cose non c'è bisogno che te lo spieghi. È così sono fuggita via e dopo tre settimane ho scoperto di essere incinta. - finisco il mio racconto senza entrare nei particolari della mia profonda conoscenza con Paolo.

- Chi ti ha aiutato a fuggire? - mi domanda.
- Il direttore della banca, ho ritirato tutti i soldi, mi ha chiesto spiegazioni e visto che ha una figlia della mia età si è sentito in dovere di aiutarmi. - sospiro. - È stata la mia fortuna in cinque ore ero con una nuova identità e fuori dal Canada. -

- Dio mio Anya io non sò cosa dire! Sono arrabbiato, deluso e sei stata forte, sono fiero di te. - lo fermo.

- Per questo non voglio che tuo fratello sappia qualcosa di me, non lo voglio più nella mia vita. -

- Capisco. Manterrò il tuo segreto. - faccio cenno ai miei amici di avvicinarsi. È  silenzioso si vede che sta elaborando il racconto mi aspetto altre domande.
- Loro sanno tutto? -
- Sì, lo sanno. -
- Sono contento che non sei da sola anche se... sono un po' geloso. - cerca di essere accomodante ma si vede che è arrabbiato.

I miei amici si mettono a sedersi con noi e nella serata non tocca più l'argomento Thomas trascorrendo una piacevole nottata con i miei amici, li guardo uno per uno il loro sorriso sono la mia ricchezza in questo momento. Mi hanno salvato, aiutato senza mai abbandonarmi in ogni occasione. Soprattutto Peter.







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