Capitolo 43

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Pov Anya...

Ci siamo, è ora della verità, dire che sono nervosa, è poco.

Appena arriviamo in soggiorno, ci accomodiamo. La servitù porta del thè che ha richiesto Eleonor per digerire la cena, credo...

- Anya che succede? - chiede mia madre appena il cameriere si allontana.

Thomas è seduto vicino a me rendendo tutto più difficile.

Mi stropiccio le mani per il nervoso, non so da dove iniziare.

Thomas mi tocca le mani, appoggiando le sue sopra le mie, alzo gli occhi focalizzando i suoi e chiedo perdono in silenzio.

- È difficile per me, vi ho nascosta una cosa importante e non ci sono giustificazioni che tengano. Ma, in quel momento era la scelta giusta. Ero scappata e non voglio spiegare le mie motivazioni per quel gesto.-
Non so come, mi ritrovo a proteggere Thomas.

- Detto questo, ero sola e impossibilitata a tornare per causa di forza maggiore, nel frattempo che la mia vita scorreva nella normalità scopro di essere incinta. Ed è nata una bellissima bambina, Beatrice. -  Thomas mi guarda in silenzio mentre Eleonor mi domanda - Una bambina? -

- Sì,  non siete qui per caso perché questa bambina e mia e... -
- Mia... - finisce Thomas.

Mia madre e Eleonor hanno le lacrime agli occhi, non capisco se sono felici o tristi, sicuramente sono spiazzate. Come dare torto a queste donne che si ritrovano con una nipote che non sapevano l'esistenza. Mi sentirei strana, sconvolta, triste e arrabbiata.

Mio papà e il papà di Thomas mi guardano con tenerezza, credo che loro sappiano più delle loro mogli. Avranno discusso molto tra di loro e credo che Peter ci abbia messo del suo per aiutare a comprendere.

Thomas non mi dice nulla, si alza e cammina per la stanza pensando o per non sbottare, visto che la colpa è sua.

- Vi dovete sposare. - dice all'improvviso mia madre. Come al solito loro devo appezzare con una toppa tutto quello che la società trova sconveniente. Atteggiamenti da snob, egoistici.

- No, mamma io ho la mia vita e non voglio in alcun modo cambiare. Mi sono allontanata da qui, appunto perché questa vita mi stava stretta e non voglio averci più niente a che fare. - Thomas si ferma.

- Sa chi è suo padre? -  mi chiede, sorrido dolcemente a Thomas.
-Certo che sa chi sei, ti riconoscerebbe tra mille.- rilassa le spalle.

- Ma le persone potrebbero parlare. - stavolta è Eleonor.

- Eleonor non voglio essere scortese ma, a me non mi interessa di cosa pensano le persone, questa è una mia decisione. Possiamo continuare a parlare ma io decido per me e per mia figlia. Potete venire a trovarci quando volete il posto per ospitarvi c'è. È ora che mia figlia vi conosca. -

- È anche mia. - sottolinea Thomas.

- Sì anche tua. - è arrabbiato non mi guarda in faccia. Lo comprendo...

E un colpo duro ricevere la notizia di avere una figlia, così, all'improvviso.

- Voglio fare il test di paternità. - sputa fuori come una lama tagliente.

- No, nessun test Thomas, non voglio nulla da te. Se non mi credi puoi anche continuare la tua vita come hai sempre fatto. Anche voi. - mi rivolgo ai suoi genitori.

Sono dura, determinata ma mia figlia non si tocca per un capriccio, soprattutto visto che non voglio nulla da loro.
- È Paolo, che centra lui in tutto questo? - scuoto la testa e mi alzo.

- È un amico. Non stiamo insieme.  - guardo tutti uno per uno.

- Sapevo che se venivo sola, voi in qualche modo mi potevate imporre le vostre idee, o le etichette del cavolo. Così, ho deciso di coinvolgere Paolo per non essere perseguitata da voi.- guardo i nonni di Bea per scusarmi.

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