Capitolo 47 (Blairon)

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Blaze Zabini, dopo il diploma, aveva preso in considerazione l'idea di fare carriera nel ministero della magia, aveva anche preso in considerazione la carriera da auror, ma, alla fine, non aveva optato per nessuna delle due. Lui era nato con un dono piuttosto raro fra i maghi e alla fine, dopo lunghe decisioni, aveva deciso di avvantaggiarsene. Lui era immune agli effetti dei dissenatori e così, qualche anno dopo il diploma, di ritrovò a fare la guardia ad Azkaban.

Era un ruolo molto migliore di quello che si potrebbe pensare, proprio perché solo pochi fortunati avevano accesso a questa posizione, le guardie immuni ai dissennatori erano molto ben considerate nella nuova società magico-babbana ed anche molto ben pagate e avevano turni corti e molto tempo libero, per di più, Azkaban stessa, se si toglieva la presenza dei dissenatori che a lui non faceva ne caldo ne freddo, non era un posto così brutto come tutti dicevano: c'erano le macchinette per il caffè nella sala delle guardie e il riscaldamento e dei divani e anche i corridoi erano puliti e ampi. Certo quel posto doveva essere terribile dal punto di vista di un prigioniero, ma a lui, seriamente non dispiaceva.

Per di più, da quando Harry era salito al potere, c'erano stati molti cambiamenti positivi che rendevano il luogo meno noioso, c'erano corsi di riabilitazioni per i carcerati e perfino la possibilità di fare visite psichiatriche per quelli che non erano destinati al bacio o altro, c'era una mensa comune in cui quelli più tranquilli potevano mangiare assieme e la possibilità di portare libri, regali, lettere e altro ai quei poveretti finiti dietro le sbarre. Tutte queste cose, erano doni misericordiosi per i prigionieri, modi per passarsi il tempo per le guardie, così, il moro, passò tranquillamente i suoi primi cinque anni di lavoro, poi tutto cambiò, quando gli fu assegnato il quinto piano, quello in cui erano rinchiusi la maggior parte dei prigionieri dell'ultima guerra.

Già il primo giorno nel nuovo piano gli fu dato il compito di riscortare nella sua cella uno dei prigionieri che era rimasto in isolamento per la precedente settimana a causa di un rissa. Sapeva che probabilmente avrebbe visto persone a lui note, ma lo realizzò solamente quando, aperta la porta della cella, trovò una chioma rossa appoggiata alla parete, quasi accasciata e completamente immobile.

Ronald Weasley era cambiato molto in quei cinque anni, nonostante ora i prigionieri avessero la possibilità di tenersi curati, si era lasciato crescere di molto i capelli che gli nascondevano il volto spettinati, anche il suo fisico era cambiato: la maggior parte dei prigionieri tendeva a lasciarsi andare diventando pelle e ossa anche a causa della scarsa alimentazione, lui invece sembrava molto più massiccio dell'ultima volta in cui lo aveva visto. 

Ignorando il disagio che quella situazione gli causava, Blaze decise di mostrarsi professionale ordinando secco

-Alzati. Ho l'ordine di portarti in mensa e poi nella tua cella

Il rosso obbedì senza fare storie alzando solo in quel momento lo sguardo su di lui e, solo allora, la guardia si rese conto della più grande differenza, mentre un tempo gli occhi di Ronald, ogni volta che li incrociava, erano carichi di ostilità, ora erano spenti, vuoti, privi di qualunque luce. 

Doveva ammettere che tutto questo lo metteva sempre più a disagio, ma era pur sempre il suo lavoro e, ormai, lui non era più un novellino. Con un incantesimo gli ammanettò le mani scortandolo fuori. Per qualche motivo, aveva sempre pensato che i Weasley fossero una famiglia violenta, in fondo erano molti, poveri e, da quello che lui aveva visto, riuscivano quasi tutti a mettersi nei guari praticamente ogni anno. Per questo, si aspettava una qualche reazione da Ronald, un tentavo di scappare, di ferirlo, qualcosa del genere. Il prigioniero, invece, camminò docile e tranquillo davanti a lui, senza fare nulla, fino alla grande stanza della mensa e, a quel punto, sembrò quasi rinascere. Nel momento in cui vide tutte le persone sedute ai vari tavoli, tenute sotto stretto controllo dalle guardie e da qualche dissenatore, nonostante la presenza di quei succhia anima, sembrò illuminarsi all'improvviso, si raddrizzò nella postura mentre i suoi occhi improvvisamente si illuminavano e un piccolo, mezzo sorriso si disegnava sul suo volto. Nonostante l'energia ritrovata rimase fermo, in attesa, e appena il corvino gli liberò le mani comunicò con tranquillità e la voce roca di chi era rimasto in silenzio a lungo

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