<<Mi dispiace, non facciamo credito a nessuno. Niente soldi, niente cibo.>> mi rispose la donna sdentata dietro al bancone.
Mi guardai attorno e mi sentii perduta. Quello era un segno che Dio mi stava punendo, per aver rubato un sacchetto di monete al Capitano Hoacks ed essere scappata come una vigliacca. Mentre lui mi aveva salvata e mi aveva addirittura ceduto la sua vasca da bagno.
Avrei dovuto mettere in preventivo che, prima o poi, i soldi sottratti sarebbero terminati.
Avevo provato ad offrire quel denaro a qualunque persona che possedesse una barca giù al porto, per salpare con loro verso il Nord America, la Spagna o qualunque altro posto dove nè mio marito e ne altri pirati mi avrebbero mai trovata.
Ma avevo scoperto ben presto che é dura salire su una nave, quando sei una donna e non hai più nulla con cui camuffare viso e capelli.
Così mi ero infilata in un vicolo poco lontano dal porto ed ero finita alla Taverna del Cercatore d'oro, o almeno così diceva l'insegna sopra la porta.
<<La prego, sto morendo di fame.>> implorai la vecchia. Lei arricció il naso e mi puntó l'indice contro.
<<Vedi di smammare o ti faccio buttare fuori da mio marito.>> si strofinó il naso con il dorso della mano, poi si sporse verso di me, poggiando il seno prosperoso al bancone, con l'aria di qualcuno che vuole confidarti un segreto . <<Se sei disperata, c'é sempre la locanda di Daphne. Ho sentito di molte ragazze che lavorano per lei per tirar su qualche scellino.>>
Mi stava davvero proponendo di vendere il mio corpo, la mia virtù, per quattro soldi?
Per di più nel bordello dal quale ero scappata.
<<Ad ogni modo non ci sarebbe nulla di male, sai? Sei una bella ragazza, potresti guadagnare mo…>>
<<Del vino e della zuppa di patate per la signorina. Per me rum, pane e tacchino.>>
Non ebbi nemmeno bisogno che la signora facesse il suo nome, avevo riconosciuto la voce di Dasmond immediatamente ed ero completamente paralizzata dalla paura.
<<Capitano Hoacks, é bello rivedervi.>>
Gli lanció lusinghe con gli occhi, sorridendo come un'oca sdentata.
<<Anche per me, Monica. Come stanno i bambini?>> le domandó, senza mai staccare lo sguardo da me.
Mi avrebbe uccisa. Non poteva che essere così. E se anche mi avesse risparmiata, di certo avrebbe voluto indietro i suoi soldi e allora sì che sarei dovuta ricorrere a Daphne per ripagarlo.
<<Crescono in fretta, il più grande già lavora.>> rispose Monica <<Dite un pó… Non è che per caso vi serve un mozzo in più? Mio figlio Fred sa darsi da fare.>>
<<Parleró con Ruston e gli diró di passare da te domani.>>
Lo sguardo di Monica brilló di eccitazione e speranza: <<Vi ringrazio Capitano. Vi porto subito zuppa e tacchino.>>
Pochi passi e sparì tra la folla, lasciando il bancone nelle mani di quello che doveva essere il figlio più piccolo.
Io speravi di poter diventare piccola quanto un topo e sgattaiolare via da lì, senza essere uccisa. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
<<Credo che tu mi debba dieci sterline.>> disse in tono neutro.
Come la più stupida delle prede messa con le spalle al muro, mi mossi verso la porta per scappare, ma la sua mano fu più veloce ad afferrarmi il polso. In un secondo sentii di nuovo la sua bocca sfiorarmi l'orecchio: <<Pensavi davvero di potermi derubare, razza di stupida?>> ringhió.
La sua voce profonda e piena di rabbia mi fece contorcere lo stomaco.
<<Mi dispiace, davvero.>> mi scusai <<Vi ridaró fino all'ultimo penny, ve lo giuro.>>
<<Oh, su questo puoi starne certa.>>
<<Ma vi prego, non uccidetemi.>> lo implorai, con gli occhi pieni di lacrime.
Lui non lasció andare il mio polso e continuò a guardarmi. La linea sottile delle sue labbra si incurvó in un sorriso e senza che potessi capirne il motivo, inizió a ridere.
Una parte di me si sentì sollevata. Il fatto che stesse ridendo poteva essere un buon segno.
<<Non ti uccideró, Charlotte. Sei troppo insignificante, anche solo per la seccatura di estrarre la pistola.>>
Qualcosa, dentro di me, si sentì ferito ed umiliato.
<<Ma ti daró modo di ripagarmi.>>
Sulla sua bocca comparve un ghigno malizioso.
'Non vorrà…'
<<Rilassati.>> disse, come se mi avesse letto nel pensiero <<Non ho intenzione di abusare di te sul retro della taverna.>>
Non mi importó che mi vedesse tirare un sospiro di sollievo.
<<Per quanto… >> Sorrise e con l'indice mi scostó una ciocca di capelli dal viso e poi lo fece scorrere sino a sfiorarmi la bocca. <<L'idea di queste labbra carnose attorno al mio uccello, mi stuzzichi parecchio.>>
Le sue labbra si schiusero ed il suo sguardo seguì il suo dito, nel percorso verso i miei seni, non più coperti e strizzati dalle bende. Lo guardai imbambolata, totalmente inerme e con la gola in fiamme.
Mai nessun uomo mi aveva parlato così o toccata in quel modo. Nemmeno mio marito.
'Santo Cielo, Adrianna!' pensai 'Che diavolo fai?'
Mi allontanai, schiaffeggiando la sua mano <<Non osate parlarmi più in questo modo.>> lo ammonii. Sembravo un topolino che cercava di spaventare una tigre.
Lui sorrise, per niente toccato dalla mia sfuriata: <<Vieni>> indicó un tavolo poco lontano <<Sediamoci.>>
<<Non mi siedo con voi.>>
La sua mano mi sfioró il mento ed io feci per schiaffeggiarla di nuovo, ma mi bloccó il polso.
<<E perché mai?>>
<<Perché siete un ignobile pirata.>> ringhiai mostrando i denti.
<<E tu una ladra bugiarda.>> rispose a pochi centimetri dal mio viso. La sua mano ancora stretta al mio polso. <<Siediti, ho detto.>> mi ordinó infine.
Guardai i suoi occhi seri e capii che avevo solo due possibilità: tentare la fuga, con l'ottima probabilità che mi trovasse e - nel migliore dei casi - mi trasformasse in cibo per i pesci, o sedermi con lui e ascoltare ció che aveva da dirmi.
Una volta capito quale fosse l'opzione migliore, mi avviai al tavolo senza protestare.

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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...