11.

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Quando mi accorsi di essermi fatto troppo rapire dall'oscillare delle fiamme del candelabro al centro della tavola, cercai di concentrarmi su ciò che Fawler stava dicendo.
Era difficile starlo a sentire mentre il medaglione che stavamo cercando luccicava di fronte a miei occhi, appeso al suo collo. Ero così felice che io ed Adrianna non avremmo dovuto passare il giorno seguente a setacciare l'isola per trovarlo.
Avrei voluto informarla immediatamente di ciò che avevo scoperto, ma per ovvie ragioni di sicurezza avevo dovuto chiuderla nella mia stanza e fare in modo che mi aspettasse lì.
Non mi piaceva di certo doverla trattare come una delle sgualdrine di Daphne, ma Benedict aveva detto che Fawler non avrebbe mai voluto una puttana seduta alla sua tavola e così avevo dovuto rimanere nella parte per non far capire nulla sul nostro vero piano.
Fawler si massaggiò la testa rasata prima di rimettersi quella ridicola corona, con le mani sporche di cibo ed io  potei osservare meglio il ciondolo. Improvvisamente mi ritrovai la testa invasa da migliaia di domande: Era stato Teach a darglielo? Se non era stato lui, come diavolo lo aveva trovato? Conosceva il reale valore di quell'oggetto o per lui era solo un ornamento?
Di una risposta, nemmeno l'ombra. Tutto ciò che sapevo, era che avrei dovuto trovare il modo di derubarlo, ma per farlo mi sarebbe servito l'aiuto di Addy.
<<Con il vostro permesso, Capitano, vorrei ritirarmi.>>
Abraham mi osservò con i suoi occhi taglienti e scuri, si passò il dorso della mano sulla bocca per ripulirsi e mi sorrise. Avevo paura che una persona megalomane come lui avrebbe potuto offendersi, ma d'altro canto ero rimasto a tavola per ore ad ascoltare del suo amore proibito e passionale con la regina, di come si era auto-nominato re dell'isola, prendendo il soprannome di King Abe e di come la Corona cercasse ancora di mettergli i bastoni tra le ruote in ogni modo.
Perciò ero piuttosto sicuro che mi avrebbe lasciato ritirare nella mia stanza senza troppe storie.
<<Prego, amico mio, andate pure nella vostra stanza. Sarete stanco.>>
<<Lo sono, Capitano. Ma non abbastanza da dimenticarmi della bocca calda ed umida che mi aspetta di sopra.>> dissi viscidamente. Avevo bisogno che mi credesse.
<<Ben, accompagnate il Capitano Hoacks nella sua camera.>> disse, raddrizzando la corona di bassa lega e fattura.
Azzardai una richiesta:<<Vi dispiacerebbe se portassi del pane e del vino alla puttana? Dopotutto dovrà essere in forze se vorrà compiacermi, giusto?>> recitai.
<<Dite bene, amico mio.>> rispose  alzandosi <<Vi farò portare del formaggio, del vino e del pane.>>
<<Vi ringrazio dell'ospitalità, Capitano.>>
<<Scherzate? E' un onore immenso avervi alla mia tavola.>> biascicò.
Se fosse davvero stato un onore, m avrebbe permesso di dire almeno mezza parola a tavola. E invece non mi aveva lasciato nemmeno il tempo di aprir bocca. Ma sapevo bene che era meglio lasciarlo parlare di sè e fingere di ammirarlo, piuttosto che mettermi al centro dell'attenzione e rubargli la scena.
Mi assentai dalla sala e seguii Benedict lungo un corridoio che sembrava essere infinito, al termine del quale, sulla destra, c'era una lunga rampa di scale in pietra che mi avrebbero condotto al piano di sopra. La percorremmo al buio, con solo la luce della lanterna che reggeva Thorne.
Contai i gradini, uno per uno. Contai gli uomini di guardia nel corridoio ed esaminai i loro corpi, chiedendomi se in un corpo a corpo sarei mai riuscito a batterli, dal momento che per ragioni sicurezza, Benedict mi aveva fatto posare spada e pistola prima di andare a cena.
<<Eccoci qui.>> disse Benedict, fermandosi di fronte ad una pesante porta in legno <<Questa è la vostra stanza, mi auguro che vi divertiate e che riusciate a riposare.>> sorrise e si voltò per andarsene. Ma non prima di avermi avvisato che se mai avesse avuto bisogno di qualcosa, avrei trovato lui due porte più avanti ed il Capitano dietro alla successiva.
Due informazioni che - pensai - sarebbero tornate utilissime in caso di fuga.
Quando entrai nella stanza, la trovai scarsamente illuminata da alcune candele consumate e dalla luce della luna che andava e veniva a causa del temporale. Il rumore della pioggia battente e del mare agitato spezzava il silenzio e di tanto in tanto, i lampi illuminavano la stanza come se fosse giorno.
Adrianna era seduta sul letto, assorta, ed esaminava il quaderno di suo padre. Quando si accorse della mia presenza, lasciò cadere il libricino sul materasso, si alzò e venne verso di me.
Non feci nemmeno in tempo ad aprire bocca, che mi colpì la guancia con uno schiaffo che mi fece voltare dalla parte opposta.
L'animale dentro di me ringhiò qualcosa e strinsi i pugni per trattenere la rabbia. Mi voltai verso di lei, che mi fissava da sotto le ciglia folte e scure.
<<Questo è per avermi toccato il sedere.>>
Per poco non scoppiai a ridere, osservandola mentre cercava di farsi grande di fronte a me e apparire minacciosa.
<<Ho esagerato, ve lo concedo.>> dissi massaggiandomi la guancia.
La sua risposta fu un altro schiaffo, sull'altra guancia.
Anche stavolta ricorsi a tutta la mia pazienza e rimasi in silenzio.
<<E questo è per avermi promessa alla vostra ciurma e a quel maiale di Thorne!>>
<<Avete finito?>> domandai a denti stretti.
<<Oh, credetemi, se solo potessi vi caverei gli occhi, per la rabbia che ho in corpo!>>
<<Fatelo.>> le suggerii.
<<Come, prego?>>
Feci qualche passo verso di lei fino a farla indietreggiare. Aveva l'espressione di un topolino in gabbia e la cosa mi mandò fuori uso il cervello.
<<Prendetemi di nuovo a schiaffi e a pugni. Cosa ve lo impedisce?>>
Osservai il suo lungo collo e la vidi deglutire. Mi morsi il labbro per non mordere lei.
<<La...La vostra stazza, suppongo.>> balbettò.
<<Vi spaventa la mia altezza?>>
<<Mi spaventa ciò che potreste farmi, Capitano.>>
Qualcosa, nella mia testa si spense. Mi avvicinai a lei di qualche centimetro e portai le mie labbra al suo orecchio:<<Credetemi, Miss...Non potete nemmeno immaginarlo tutto quello che potrei farvi.>>
Fu a malapena percettibile, ma la sentii tremare e dovetti fare un passo indietro per non cedere alla tentazione di prenderla proprio lì, in quell'istante.
Il suo sguardo si fece improvvisamente serio e in un secondo capii che cosa stava per accadere e riuscii ad impedirlo. Non appena la vidi alzare un braccio per schiaffeggiarmi, le afferrai il polso e mi avvicinai di nuovo. Ero arrabbiato, umiliato e frustrato:<<Ve l'ho lasciato fare la prima volta perché mi avete colto di sorpresa. La seconda ve l'ho lasciata passare per bontà di spirito. Ma provate un'altra volta a colpirmi e vi ritroverete le mani legate dietro la schiena ed un bavaglio a tapparvi la bocca.>>
Con mia enorme sorpresa, non si intimorì, anzi se possibile divenne ancora più furiosa ed avvicinò il viso al mio.
Giocava sporco.
<<Tanto è quello che sapete fare meglio, giusto? Legarmi, imbavagliarmi e tenermi prigioniera.>>
Sentii la rabbia prendere il possesso di me e di colpo divenni incapace di controllarmi. La afferrai per il collo ed evitai accuratamente di stringere per non spezzarle il respiro. Senza troppa difficoltà la spinsi contro la colonna intagliata del letto a baldacchino e feci in modo che mi guardasse negli occhi: <<Tenervi prigioniera non è mai stato un mio desiderio, Miss. Imbavagliarvi è servito a non far sentire la vostra voce petulante e quanto al tenervi legata, direi che a questo punto è legittima difesa, dal momento che non sapete tenere le mani apposto.>>
Mi mostrò i denti e tentò con tutte le sue forze di staccare la mia mano dal suo esile collo, senza riuscirci.
<<Proprio voi parlate di tenere le mani apposto?>>
<<Vi scandalizzate perché vi ho strizzato il sedere? Ringraziamo Dio che non possiate leggermi nella mente e sentire dove altro vorrei mettere le mani.>>
Stava per rispondere, ma un rumore forte la interruppe. Qualcuno stava bussando alla nostra porta.
<<Chi è?>> gridai.
<<Sono il Capitano Fawler,vi ho portato qualcosa da mettere sotto ai denti.>>
Che cosa? Il Capitano si prende la briga di portarmi del cibo di persona?
<<Sciogliti i capelli e scompigliali.>> ordinai ad Addy.
<<Cosa?>>
<<Fai alla svelta e già che ci sei, allenta i lacci del corsetto.>>
Quando capì quale fosse il mio piano, fece come le avevo detto, mentre anche io sfilavo la camicia dai pantaloni.
Quando aprii la porta, Fawler osservò la scena compiaciuto.
<<Non dovevate disturbarvi, Capitano.>>
<<Nessun disturbo, Hoacks. E poi…>> rispose. Entrò, poggiò il vassoio e chiuse la porta alle sue spalle <<Volevo vedere con i miei occhi il vostro prezioso gioiello.>>
Quell'ultima parola mi ricordò di controllare il suo medaglione che con mia fortuna trovai ancora appeso al suo collo. A giudicare dall'espressione di Addy, anche lei si accorse del ciondolo, ma aveva troppa paura di Falwer per pensarci.
Il capitano si avvicinò a lei e le prese il mento tra le dita, per osservarla meglio:<<Di certo dovrete fare violenza su voi stesso per separarvi da lei.>> disse, senza togliere gli occhi dalla sua scollatura. <<È davvero un bocconcino prelibato.>>
Sentii qualcosa smuoversi nel mio stomaco ed ebbi la voglia irrefrenabile di prenderlo a pugni e tagliargli le mani. Ma dovetti trattenermi.
Sapevo bene che eravamo entrati dritti nella gabbia del leone e che fuggire sarebbe stato quasi impossibile. Ma lasciare che quel viscido le mettesse le mani addosso una volta di più, era fuori discussione.
<<Che ne direste se ve la lasciassi?>>
<<Lasciarla? A me?>>
<<Dopotutto l'avrei comunque lasciata a terra dopo averla usata.>> risposi.
Adrianna mi stupì: si mosse sinuosamente verso Abraham ed allacciò  le mani dietro al suo collo. Lo baciò sul collo ed io sentii di nuovo quella fitta allo stomaco.
Quando si staccò da lui, il ciondolo era sparito.
'Bravissima, Addy!' pensai, mentre lo osservavo mangiarla con gli occhi.
Qualcosa, in quelle finte effusioni, mi tormentò nel profondo e dovetti guuardare in basso per fare che passasse, ma mi sentii comunque grato che Addy avesse avuto un'idea così intelligente.
<<Sapete, credo che sarebbe una buona idea, Signor Hoacks.>>
<<Già…>> strinsi i pugni <<E in questo modo potrei ripagarvi della vostra immensa ospitalità.>>
Non rispose e continuò a fissare Adrianna. E forse era meglio così: doveva distrarsi, doveva andarsene da quella stanza senza accorgersi che il gingillo al suo collo era sparito.
<<Mandatela nelle mie stanze, quando avrete finito con lei.>>
Addy mi guardò e con lo sguardo mi supplicò di non lasciarla sola con lui.
No, non avrei mai lascito che quel maiale la toccasse. E forse, in una remota isola del mio cuore, cominciavo a capire il perchè, ma qualunque cosa fosse, la respinsi e la obbligai a calmarsi.
<<Ma certo.>> risposi con un sorriso finto.
All'improvviso, come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere, Benedict entrò nella stanza con il fiatone:<<Capitano Fawler!>>
<<Che c'è?>>
<<Una nave della Corona Signore...Viene verso di noi.>>
A quel punto ero tanto felice quanto confuso: <<Che interessi ha Re Giorgio qui?>>
<<Gli stessi che aveva quel cane di suo padre, a quanto pare.>> rispose <<Controllare che io stia dove devo stare.>> aggiunse poi, sputando a terra.
<<Cosa facciamo, Capitano?>> domandò il suo quartiermastro.
Anche io ero piuttosto preoccupato: Non solo ero un disertore, ma ero anche uno dei pirati più ricercati dei Caraibi e la mia nave era ancorata a largo dell'isola. Se avessero deciso di catturarmi, salvarmi dalla forca sarebbe stato impossibile questa volta.
<<State tranquillo, vengono per me.>> mi rispose, leggendomi nel pensiero. <<Spesso li vediamo passare vicini all'isola e poi andarsene subito dopo. Giusto per ricordarci il nostro ruolo.>>
Adrianna continuò a restare in silenzio, ma sapevo che la paura stava divorando anche lei. Continuava a fissare il Capitano Fawler sperando che non si accorgesse di aver perso il medaglione.
<<Spiacente, Signor Hoacks, dovremo rimandare la nostra conversazione.>> mi disse Abraham, prima di fare un cenno a Benedict e sparire con lui oltre la porta.
Mi accorsi solo in quell'istante che, sia io che Addy stavamo trattenendo il fiato. Ci guardammo e finalmente prendemmo fiato.
<<Sapete che per colpa del vostro giochetto di prestigio, potremmo perdere la testa?>>
<<Avete davvero il coraggio di criticarmi? Come pensavate di rubarlo altrimenti?>>
<<Non ne ho la più pallida idea, Miss...Ma già che ci siete, usate il vostro acume per trovare anche una via di fuga da questo posto.>>
Si guardò intorno, pensierosa:<<Immagino che usare la porta sia fuori discussine, vero?>>
<<Scherzate? Ho contato almeno sei guardie mentre salivo a questo piano.>>
Si voltò verso la finestra e guardò fuori:<<Allora credo che non ci rimanga che saltare?>> rispose. Corsi alla finestra ed osservai l'esterno.
Il cielo era ancora scuro, ma il temporale era cessato ed il mare mi era calmato. Guardai di sotto e pensai che forse Adrianna potesse avere ragione. Dopotutto non eravamo troppo in alto e se ci fossimo calati con l'aiuto di un lezuolo, avremmo potuto farcela.
<<Vi siete mai calata da una finestra?>> le domandai, scettico.
<<Secondo voi come sono scappata da casa mia?>>
<<D'accordo allora, facciamo a modo vostro. Almeno potrò sbirciare sotto la vostra gonna.>> le strizzai l'occhio e come sempre arrossì.
<<Ed io saro lieta di prendervi a calci in faccia da sopra.>> sorrise.

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