15.

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Trovai la sua scrivania molto più ordinata di quanto ricordassi, mi sedetti e cercai di pensare a dove potesse aver messo le trascrizioni del quaderno di mio padre. Ebbi una piccola fitta al cuore, al pensiero di aver perso uno degli ultimi ricordi che possedevo di lui.
Controllai nei cassetti e nel mobile alle mie spalle ma non trovai nulla, diedi un'occhiata anche sotto alle carte nautiche e nel baule di fronte alla scrivania, ma anche lì non trovai ciò che cercavo.
Fu solo quando mi sedetti sconsolata sul bordo del letto, che la mia memoria mi aiutò. Ricordai la prima volta che io e Dasmond ci eravamo visti, quando era venuto a liberarmi per riportarmi da mio padre. La prima cosa che aveva fatto, non appena entrato nella sua stanza, era stata nascondere qualcosa sotto al materasso. Soltanto ora potevo comprendere alla perfezione cosa fosse e se lui non era poi troppo cambiato da quel primo incontro, forse nemmeno i suoi nascondigli lo erano. Provai ad alzare il materasso dalla sua parte del letto e mi accorsi che anche quel posto era vuoto.
<<Cercate qualcosa in particolare Miss Morgan?>>
La voce di Ruston, viscida e profonda, penetró nella mia testa, facendomi lasciare il materasso, che tornó in posizione con un tonfo.
<<Temo di aver perso uno dei miei orecchini.>> dissi. Lui non rispose e venne verso di me, inumidendosi le labbra.
<<Me li aveva regalati mio marito, ci sono affezionata.>> aggiunsi. Sottolineare il fatto di essere sposata mi parve una scelta saggia, mi fece sentire al sicuro per un istante.
Ma poi Ruston allungó una mano verso di me. Provai ad indietreggiare ma avevo il letto alle spalle e così caddi rovinosamente sul materasso, in una posizione di svantaggio.
Non ero certa che mi avrebbe fatto del male, non dopo la lezione che gli aveva dato Dasmond. Ma il suo capitano ora era chissà dove ad intrattenersi con chissà chi ed io ero inerme di fronte all'uomo che già una volta mi aveva minacciata.
Ruston sfioró con l'indice la mia guancia, poi portó una ciocca dei miei capelli dietro il mio orecchio e sfioró il mio lobo.
<<Curioso che steste cercando proprio un orecchino, Miss...Senza buchi alle orecchie.>>
Deglutii e provai a calmarmi, nella speranza che nel mio cervello comparisse una buona risposta. Ma non mi venne in mente nulla e vedere Jack avvicinarsi al mio orecchio, di certo non aiutó.
<<Non potrete nascondervi dietro alle braghe di Hoacks ancora per molto, my lady.>> ringhió <<Quanto a me: ho pazienza da vedere. Sapró aspettare.>>
Avrei voluto dire qualcosa che suonasse minaccioso, avrei voluto cavargli via quei due occhi piccoli e rettiliani che si ritrovava e farglieli mangiare, ma tutto quello che riuscii a fare, fu mugulare qualcosa, come un topino impaurito.
<<Che sta succedendo qui?>>
Per l'ennesima volta, Dasmond Hoacks era arrivato nel momento giusto e mi aveva salvata.
<<Niente, Capitano. L'ho vista rovistare nelle vostre stanze e le ho fatto qualche domanda.>>
Non provai nemmeno a negare.
<<L'ho mandata io qui.>> rispose, senza pensarci. <<Avevo bisogno che trovasse un buon nascondiglio per un oggetto che mi sta a cuore.>> Si avvicinó a Ruston ed ebbi la sensazione che l'avrebbe pugnalato da un momento all'altro.
Non sapevo perché stesse mentendo per me, ma una parte di me sperava che fosse perché aveva perdonato il mio rifiuto ed era disposto a voltare pagina.
<<Tendo a nascondere molte cose, Ruston, dovresti saperlo. Non puoi mai fidarti di nessuno.>>
<<Capisco.>> rispose <<Sono mortificato, staró al mio posto la prossima volta.>> aggiunse poi, prima di abbandonare la stanza.
Tirai un enorme sospiro di sollievo, pronta a gettarmi tra le sue braccia, ringraziandolo per avermi difesa... Di nuovo.
<<Ve l'ho già detto una volta, Adrianna, quel libro é vostro e vostro ne é il contenuto.>> sentenzió senza alcun garbo, sedendosi alla scrivania.
<<Se volevate leggere il prossimo indizio, bastava chiedere.>>
Tiró fuori un quaderno piccolo e sottile dal suo stivale e lo lanció sul piano in legno.
Lo presi e lo sfogliai, tentando di decifrare la sua calligrafia disordinata, finché non arrivai all'indizio numero quattro.

Domina il buio di antichi disastri,
là dove luce splendeva una volta.
Cercala sotto una volta d'astri,
una nuova parola ti aspetta, sepolta.

<<Dove pensate che si trovi questo posto?>> domandai, adeguandomi al suo tono distaccato.
<<Lungo la costa sud della Giamaica, a poche miglia dalla terra ferma. >>
Non dissi nulla ed aspettai che continuasse la sua spiegazione.
<<Anni orsono uno sloop della marina si imbatté in un galeone spagnolo colmo di pirati e ci fu una sanguinosa battaglia. Inutile dire che gli spagnoli ebbero la meglio. Una cannonata colpì la montagna poco distante facendola crollare e si creó una grotta che oggi é chiamata Cueva Estrellas.>>
<<La grotta delle stelle?>> domandai.
<<Si dice che, quando i raggi del sole colpiscono un punto preciso, le gemme e l'oro sepolto la sotto, brilli così tanto da illuminare il soffitto e farlo sembrare la volta celeste.>>
<<Ed é così?>>
<<Non lo so, non ci sono mai stato.>> disse, distrattamente, come se non vedesse l'ora che mi levassi dai piedi.
<<Raggiungo gli altri sul ponte.>>
<<Non troverete nessuno.>>
<<Perché mai?>>
<<Perché sono tra le cosce delle ragazze di Daphne?>> rispose, senza mai staccare gli occhi dalle sue cartine.
<<Santo cielo, non hanno ancora finito?>> domandai disgustata <<Quanto mai puó durare un concepimento?>>
<<Con... Concepimento?>> chiese. E finalmente mi guardó negli occhi.
<<Non stanno facendo ció che
penso? >>
Scoppió a ridere come un bambino a cui viene fatto il solletico, si alzó e venne verso di me.
<<Quello che stanno facendo non ha nulla a che fare con un concepimento. Si puó scopare per puro piacere, Addy. Senza per forza dover far figli.>>
Che cosa? Stava scherzando? La sua sfacciataggine mi fece arrossire come sempre.
<<Quanto alla durata, Miss...>> si fece più vicino << C'é chi potrebbe portarvi al culmine del piacere dopo ore e non essere ancora sazio di voi,  credetemi.>>
Le mie gambe tremarono e di colpo la stanza diventó minuscola e mi mancó l'aria. Poggió una mano sulla scrivania alle mie spalle e si avvicinó a tal punto che dovetti sedermi sul piano per evitare il contatto delle nostre labbra.
<<C'é chi potrebbe farvi urlare per ore e non stancarsi mai della vostra voce.>> aggiunse, gli occhi lucidi per il desiderio ed i muscoli contratti.
Mi leccai le labbra, fu un riflesso incondizionato. Sentii qualcosa pulsare giù nel mio basso ventre e pregai che qualsiasi cosa fosse, si fermasse prima di farmi perdere il lume della ragione.
Raccolsi la poca forza di volontà che mi era rimasta e mi allontanai da lui.
<<Quando pensate che finiranno di fare... qualsiasi cosa stiano facendo?>> mi schiarii la voce per l'imbarazzo.
<<Con un pó di fortuna, salperemo tra qualche ora.>>
Non dissi nulla e feci per uscire dalla stanza.
<<Adrianna.>> pronunció il mio nome come fosse un ordine.
<<Ruston vi ha fatto del male?>>
Avrei voluto spifferare tutto e farlo uccidere, ma qualcosa nella mia testa mi convinse a stare zitta.
<<No, Capitano.>> lo chiamai così di proposito, pensando che quel titolo potesse aumentare le distanze tra noi.
<<Buon per lui.>> disse, prima di sedersi di nuovo alla scrivania, senza degnarmi di uno sguardo.

ACE OF SPADES - VM18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora