A.
Domenica, 6 Marzo 1733, Nassau, Bahamas
Il caldo era soffocante già alle nove del mattino e l'assordante sproloquio del signor Williams sul nostro ritardo non faceva che peggiorare le cose.
Avevo passato giorni infernali da quando Docks aveva scoperto di me e aveva tentato di portarmi a Nassau sana e salva, senza che i suoi uomini mi violentassero a turno.
Aveva quasi rischiato di dover ammazzare quel povero cane di Baxton, per essere entrato senza bussare nel suo studio e una volta arrivato a Nassau, aveva dovuto fare i salti mortali, per farmi scendere dalla nave senza essere vista.
I giorni trascorsi con lui erano stati parecchio movimentati e pieni di paura ed insicurezza. Certo mi aveva promesso di farmi arrivare a Nassau senza un graffio, ma la cosa non mi faceva certo digerire meglio il fatto di dover dividere il letto un con pirata come lui.
<<Ti sei vestita da uomo, sei salita sulla mia nave e hai steso uno dei miei uomini.>> aveva detto sorridendo <<Di certo non sei come le altre donne.>> aveva aggiunto poi, come se bastasse per convincermi che dormire insieme fosse una buona idea.
Tuttavia era stato un vero gentiluomo e per tutto il viaggio, a parte qualche scherzo di cattivo gusto, non mi aveva mai importunata.
Non avevamo chiacchierato molto. Avevo capito subito che era un tipo parecchio taciturno e non avevo osato chiedere nulla che avrebbe potuto irritarlo.
In effetti, da come i suoi uomini lo trattavano, sembrava essere un tipo poco cordiale. Quel che davvero contava era che con me era stato fin troppo buono e che finalmente sarei potuta scappare da quello schifo di uomo che avevo sposato.
Ascoltai la ramanzina di quel Williams e sgattaiolai via proprio mentre Docks iniziava a minacciarlo. Non appena iniziai a correre, sentii lo sguardo del capitano addosso e un brivido percorse la mia schiena. Non osai voltarmi per ringraziarlo con lo sguardo per la paura che cambiasse idea. Non ora che ero ad un passo dalla libertà.
Svoltai in un vicolo poco affollato e cercai di addentrarmi nella piccola cittadina prima che gli uomini sulla nave iniziassero a scendere e a girovagare per le vie. La voce assordante di una donna che insultava il figlio fannullone mi fece spaventare e svoltare di nuovo a sinistra in un vicolo più buio. Un gabbiano che stava per diventare il pranzo di un gatto famelico, scappò non appena mi vide ed il gatto miagolò, probabilmente insultandomi per aver fatto volare via il suo banchetto.
Percorsi il vicolo fino a quando non mi resi conto che finiva ad un punto morto e che da lì, sarebbe stato impossibile proseguire oltre quel muro.
Mi voltai per tornare sui miei passi, ma il losco figuro di fronte a me mi bloccó la strada.
<<Tutti i tuoi soldi, ragazzo.>> ordinó, puntandomi contro il pugnale arrugginito <<E senza fiatare.>>
Avevo due possibilità:
La prima era lottare. Ma non sarei mai stata in grado di colpirlo. E poi avrebbe potuto smascherarmi e a quel punto avrei rischiato di essere violentata, prima che uccisa.
La seconda opzione era scappare. Ma di fronte avevo quel verme e alle spalle avevo un muro alto qualche centimetro più di me.
Da piccola avevo la brutta abitudine di scorrazzare per il mercato di Port Royal, dopo la messa. Scavalcavo il muro in fondo alla via della chiesa e correvo alla bottega di Beth a farmi dare un crostino di pane caldo e fumante.
Se riuscivo a farlo con indosso gonna e corsetto, quanto poteva essere difficile con stivali e pantaloni?
Mi diedi la giusta carica per convincermi a voltarmi e scappare più in fretta della luce. Ma prima lasciai cadere un sacchetto con delle. monete, giusto per distrarre quel brutto ceffo e guadagnare qualche metro di vantaggio.
Presi la rincorsa e con mia enorme sorpresa riuscii a scavalcare il muro ed arrivare in un altro vicolo.
<<Non riuscirai a sfuggirmi!>> gridó il rifiuto umano alle mie spalle.
Questo lo vedremo. Pensai.
Diedi una rapida occhiata in giro per capire che opzioni avessi.
Alla mia destra avevo un edificio senza porte e con una finestra aperta al secondo piano, ma non sarei mai riuscita ad arrampicarsi fin lassù.
A sinistra avevo due botteghe, con. porte chiuse, che peró sarei riuscita facilmente ad aprire. Ma non era proprio il caso di farsi arrestare appena arrivate a Nassau.
C'era anche una via di fuga sulla sinistra, un piccolo vicolo all'interno di due edifici. Ma c'era rischio mi conducesse a pericoli ancora più grossi.
Di fronte a me, poi, avevo un edificio grigiastro, con una piccola scala in legno che portava ad una porta bianca, intarsiata e... socchiusa.
Grazie a Dio! Pensai, mentre mi affrettavo a salire gli scalini cigolanti.
Mi ritrovai presto un quella che mi parve una camera da letto.
Da un lato, un grande letto a baldacchino con lenzuola perfettamente piegate. Per terra, accanto al letto, un paio di stivali e sul tavolo poco più un là, accanto ad un cesto di frutta, dei vestiti da uomo perfettamente ripiegati.
Quell'indizio, insieme alla vasca d'acqua calda fumante dall'altro lato della stanza, mi fecero intuire che, di certo, qualcuno sarebbe arrivato di lì a poco per farsi un bagno ed io avrei fatto meglio a sparire. per allora.
Chiusi a chiave la porta da cui ero entrata ed andai verso quella all'angolo opposto.
Non appena la aprii, mi arrivó al naso l'odore di carne e zuppa di patate ed il mio stomaco brontoló per la fame.
Avrei scommesso di essermi intrufolata in casa di qualcuno per errore, ma la musica che arrivava dal piano di sotto, dimostrava che sbagliavo.
Era di certo una locanda. E se avessi fatto attenzione a come mi comportavo e non mi fossi fatta scoprire, forse sarei riuscita a racimolare un tozzo di pane avanzato.
Feci qualche passo verso la. balaustra in legno e mi sporsi un poco per dare un'occhiata.
<<E tu chi sei?>> chiese una voce alle mie spalle. <<Sei una delle ragazze nuove che arriva da Londra? >>
Un momento! Ha detto ragazze?
Ma come fa a...
Soltanto in quel momento feci caso alle lunghe ciocche di capelli che mi coprivano le spalle.
Dovevo avere perso il capello durante la fuga da quel tale. Deglutii nervosamente mentre la ragazza semi-nuda avanzava verso di me, facendomi arrossire.
<<È il tuo primo giorno e hai già trovato un pervertito?>>
<<Per-Pervertito?>> balbettai.
<<Bè, se vuole scoparti vestita da uomo, deve avere parecchi problemi.>> ridacchió <<Spero che almeno ti paghi bene.>>
Pagarmi?
Chiusi gli occhi per l'imbarazzo quando capii a cosa si riferisse. Quella non era una semplice locanda... Era una casa di malcostume, la ragazza di fronte a me, con ogni probabilità era una prostituta ed io, ero stata scambiata per una nuova collega.
Il mio cuore inizió a battere sempre più forte, mentre pensavo al guaio in cui mi eri cacciata ed a cosa sarebbe potuto succedermi se mi avessero scoperta.
Aprii bocca per parlare, quando sentii un braccio avvolgermi il collo. Quando mi voltai, Dasmond era lì.
Era sporco, puzzava di stalla ed aveva il solito sorriso arrogante disegnato in volto. Eppure, non ero mai stata così felice di vederlo.
<<Pronta per un giro di giostra, piccola?>> biascicó mentre addentava un pezzo di pane. Prima di colpire il mio fondo schiena e strizzarlo.
Avevo intuito il suo piano e se non fosse che ero davvero nei guai e lui era l'unico a potermi salvare, lo avrei riempito di schiaffi.
Gli sorrisi nel modo più vero possibile e lasciai che mi trascinasse nella stanza da cui ero venuta.
Yirai un sospiro di sollievo quando lo sentii chiudere la porta a chiave, ma dovetti ricredermi quando vidi il. suo sguardo serio ed arrabbiato.
<<Hai due minuti per dirmi cosa diavolo ci fa qui.>> ordinó.
Rimasi zitta, le gambe tremanti e pronte alla fuga.
<<Allora?>> incalzó <<Sei scappata da un marito violento per fare la puttana in un bordello?>>
Come osava parlarmi così?
<<Non era certo nei miei piani finire qui dentro. Non credete? >>
<<Dunque, come ci siete finita?>>
<<Io… Sono stata inseguita da un ladro.>>
Dasmond mi osservó qualche secondo e poi scoppió a ridere. Si portó i lunghi capelli all'indietro mentre la sua risata invadeva la stanza.
<<Che avete da ridere?>>
In quelle ore passate insieme nella sua cabina, non lo avevo mai visto divertito.
<<Quasi due giorni su una nave di pirati e scendi senza un graffio. Qualche minuto a terra e…>>
<<Lo so>> lo interruppe <<Lo ho pensato anche io. Davvero divertente.>>
Piegó la testa, gli occhi che mi squadravano sotto le sopracciglia spesse.
<<Divertente é il fatto che continui a finirmi tra i piedi.>> rispose. Poi, senza badare a me, si sedette sul letto a baldacchino e si tolse gli stivali gettandoli sul pavimento con un tonfo.
Osservai la vasca ancora piena di acqua tiepida e realizzai.
<<È la vostra stanza?>>
Si guardó intorno: <<Oggi sì.>>
Si tolse la camicia lurida, rivelando un corpo atletico, abbronzato e con pochi peli.
Muscoli tonici e coperti da sporco e sudore, guizzavano sotto la pelle ad ogni suo piccolo movimento.
Rivolsi il mio sguardo altrove, arrossendo, il cuore che batteva all'impazzata.
Non avevo mai visto un uomo nudo, tanto meno senza camicia. E di certo non migliorava le cose il fatto che la prima volta fosse con un pirata.
Nonostante non stessi guardando, potei udire i passi di Dasmond venire verso di me, pesanti e lenti.
Lo sentii accanto a me, ma non ebbi il coraggio di voltarmi.
<<Andiamo Charlotte, guarda pure.>> mi incitó. Poi si avvicinó di più, sentii la sua bocca accanto all'orecchio ed un'ondata di calore mi attraversó… tra le gambe. <<Tuo marito non lo verrà a sapere.>> sussurró infine.
Schiusi le labbra involontariamente e fui grata che la musica assordante al piano di sotto avesse coperto il piccolo gemito che mi era sfuggito.
Ma che mi stava succedendo?
Si scostó da me all'improvviso, come se avesse capito che avevo bisogno di aria e volesse accontentarmi.
Ma non fui certa se l'ossigeno, lontano da lui, tornasse o venisse meno.
Usai l'orgoglio come arma e mi costrinsi a guardarlo mentre camminava verso la vasca. Quando lo vidi metter mano al laccio che stringeva i pantaloni, il cuore mi schizzó in gola.
Si fermó poco prima e mi osservó.
<<Volete lavarvi prima voi?>> domandó, serio.
'Cosa?' pensai 'Dice sul serio?'
<<I-io… >>
<<Da quando non vi fate un bagno?>>
<<Da cinque giorni.>> guardai in basso. Era così strano parlare in questo modo ad un uomo. Di certo mio padre avrebbe trovato tutto molto indecoroso.
<<Suppongo che vi lasceró la vasca allora.>>
<<Davvero?>>
<<Bé, io non mi lavo da settimane. Qualche ora in più non farà differenza.>> rispose annoiato. Si infiló la camicia, ma lasció gli stivali sul pavimento.
<<Quando avrai finito diró a Ruston di portarti al porto.>>
'Ruston. Che strano nome.' pensai. Solleticava ricordi del mio passato. Ma perché?
<<Lavati alla svelta e cerca di stare lontana dai guai, se ti é possibile. Io vado di sotto a cercare Daphne. Ti porterà dei vestiti puliti.>>
Non mi lasció il tempo di obiettare, aprì la porta e a piedi nudi si avvió al piano di sotto.

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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...