Iniziai a giocare con l'anello che portavo al dito e respirare nervosamente, mentre Vincent Monaghan mi girava attorno, come un leone che riflette su quale parte della preda mangerà per prima.
Ero terrorizzata all'idea di restare sola con quell'uomo, ma Dasmond era oltre la porta a qualche metro di distanza e questo bastava a rendermi più tranquilla.
Qualunque fosse il vero motivo pe cui lui e Hoacks erano nemici, dal momento che ormai io e lui eravamo una squadra, questo faceva di Vincent anche un mio nemico. Ed era bene che lo capisse.
<<Volete smetterla di girarmi attorno come foste un avvoltoio?>>
<<Vi sto solo ammirando più da vicino.>> rispose, come se nulla fosse.
<<Ammirate quanto volete.>> risposi, prendendo coraggio chissà da dove <<L'importante è che teniate le mani a posto.>>
Sorrise senza badare troppo a quello che dissi, di certo non gli facevo paura.
<<E credete davvero che se volessi toccarvi, riuscireste ad impedirmelo?>>
Capii che stava solo cercando di spaventarmi e non gli avrei mai dato la soddisfazione di mostrare il terrore che dimorava in me da quando aveva chiuso la porta.
Girò attorno al tavolo e solo in quel momento mi accorsi che era pieno di pietanze succulente e dal momeento che non mangiavo un pasto completo da un pò, il mio stomaco brontolò come un animale ferito alla vista dell'arrosto, della zuppa, delle patate e dei dolci.
<<Vi piacrebbe farmi compagnia, Miss...?>>
Mi chiesi se fosse saggio spifferare quale fosse il mio nome.
<<Charlotte.>> mentii, come già avevo fatto in passato.
<<E' un nome che non vi si addice per niente.>> sentenziò. <<Ma per il momento vi chiamerò così.>>
Non provai nemmeno a domandarmi come sapesse che stavo mentendo e mi sedetti alla sua tavola, cercando di non dare a vedere quanto bramassi una fetta del succulento arrosto che avevo addocchiato.
<<Accomodatevi, Charlotte.>> disse, indicando le sfizioserie in tavola. Ed io non badai ala tono scettico con cui aveva pronunciato il mio nome finto e nemmeno al modo grezzo in cui stava tagliando la carne. Mi precipitai sul cibo e per qualche secondo, il mio corpo non sentì altro che pace.
Mi osservò mangiare per svariati minuti con uno strano sorriso in volto, quasi fosse soddisfatto dello spettacolo che stavo offrendo.
<<Guardarvi mangiare è un piacere, Miss.>> disse, pulendosi la bocca. <<Da quanto non mettevate qualcosa sotto i denti?>>
<<Da troppo.>> risposi senza vergognarmi.
L'ultima volta che avevo mangiato in maniera decente, era stata giorni prima che Dasmond rischiasse la vita in quella maledetta grotta. Per il resto ero riuscita a raccimolare qualche pezzo di pane, bere qualche bicchiere di vino e assaggiare la zuppa di Daphne.
<<Ora che abbiamo entrambi saziato il nostro stomaco, che ne dite di parlare di affari?>>
Si lasciò andare all'indietro sullo sgabello e scoppiò a ridere di gusto.
<<Che cosa ho detto di così divertente?>> domandai. E mi diedi da sola la risposta, prima che potesse farlo lui.
<<Ma certo! Un essere inferiore come me, una donna...Non può fare affari con un uomo, specie se del vostro calibro. Dico bene?>> strinsi i pugni sotto al tavolo. <<Io non sono che uno scarto della società, giusto? In quanto donna - non importa quale sia il mio ceto sociale - sono solo una puttana che non vale più di una delle ragazze di Lucy.>>
Il capitano Monaghan ascoltò il mio comizio con aria tanto interessata quanto divertita e poi, quando smisi di parlare, il suo sguardo si fece improvvisamente serio.
<<La ragazza che vi ha portato nella mia stanza si chiama Nora.>> disse con tono aspro <<Quattro anni fa me la sono scopata per la prima volta. L'ho tenuta qui tutta la notte ed anche la mattina successiva, fino dopo pranzo.>> raccontò senza preoccuparsi di essere troppo volgare e diretto. <<L' ho scopata come un animale e subito dopo le ho insegnato a leggere, scrivere e contare. Le ho promesso che le avrei dato una nuova lezione la volta successiva e sono uscito dalla stanza senza darle un soldo e dal bordello di Lucy senza essere fermato. Sapete perchè?>>
<<Perchè tutti hanno paura di voi e nessuno ha avuto le palle di chiedervi i soldi che le spettavano?>> domandai calma. Chiuse gli occhi e deglutì la risposta adirata che avrebbe voluto darmi, cercando di calmarsi.
<<No, Charlotte. Perchè Nora sapeva che quello che le avevo insegnato valeva più di tutte le sterline e l'oro che potevo darle. E non perchè dal giorno dopo avrebbe potuto leggere un libro in più, ma perhè nessuno avrebbe mai più potuto fregarla.>> mi rispose, passandosi una mano tra i capelli scuri. <<Nessuno le avrebbe mai più dato una sola sterlina in meno e nessuno avrebbe mai più osato chiamarla stupida. Ciò che facciamo, Miss, non identifica chi siamo.>>
Riflettei sulla sua ultima frase e non cercai nemmeno di capire dove volesse arrivare, troppo impegnata a pensare a quanto fosse vero ciò che aveva detto. E per un istante, smisi di sentirmi in colpa per aver mandato al diavolo ogni possibilità di essere una donna rispettabile, per amore di Dasmond Hoacks e dell'avventura che stavo vivendo.
<<Perciò non venite a parlarmi di emancipazione femminile o di parità dei sessi, rischiando di confondermi con la maggiorparte della popolazione maschile che infesta il pianeta.>> mi ammonì in tono grave, sporgendosi in avanti con i gomiti sul tavolo <<E non osate mai più riferirvi a voi stessa come ad una puttana, o quanto è vero Dio, vi tratterò come tale.>>
Per la prima volta, mi resi conto di non avere idea di come rispondere e mi sentii una completa idiota per aver detto quelle cose.
<<I-io...Vi siete messo a ridere prima.>>
Rise di nuovo e scrollò la testa: <<Soltanto perchè lo sguardo minaccioso che avevate messo in scena, cozzava con la macchia di salsa alle ortiche all'angolo della vostra bocca.>>
Arrossii ed abbassai la testa senza dire una parola, pulendo la bocca con il dorso della mano.
Vincent mi allungò il suo tovagliolo: <<Volete essere presa sul serio? Volete essere una donna d'affari? Non avete che da chiedere e vi tratterò come tale.>> non dissi nulla e tenni la testa piegata. Se mi avesse vista Dasmond o peggio, mio padre, avrebbero stentato a riconoscermi.
<<Dunque, Miss Charlotte, qual è l'oggetto dell'affare?>>
Ripensai a ciò che mi aveva detto Dasmond prima di entrare.
Non parlare troppo. Resta sul vago. Non dare troppe informazioni.
<<Temo che quest'informazione sia riservata, Capitano.>>
Con un schiocco di lingua, drizzò la schiena sullo sgabello ed alzò un sopracciglio.
<<Ci serve il vostro aiuto per entrare a El Matador.>> dissi poi, ottenendo la sua completa attenzione.
Riflettè sulla mia richiesta senza dire nulla, fissandomi per qualche istante. <<Posso tracciarvi una mappa e spiegarvi dove si trova l'isola, Miss.>> disse continuando a studiarmi <<Tuttavia credo che il vero guaio, sia andarsene e non arrivarci.>>
<<Sì, Hoacks me lo ha detto.>> risposi, crecando di mostrarmi ferma e decisa. <<E mi ha anche detto che siete uno dei pochi ad essere uscito vivo da quel posto e che senza il ostro aiuto non riusciremo mai a farcela.>>
Gongolò per qualche istante, poi tornò serio e scettico: <<Quante
cazzate!>>
<<Come prego?>>
<<Volete davvero farmi credere che un uomo come Hoacks abbia davvero parlato in quel modo di me?>>
Non risposi neanche questa volta. Quell'uomo sapeva mettermi all'angolo con una facilità inaudita.
<<Sbaglio o volevate essere trattata come un uomo d'affari?>> domandò, alzandosi in piedi. <<Lezione numero uno, Miss: in affari non si mente mai.>> esclamò, gaurdandomi dall'alto della sua statura. <<Sono stato già fin troppo buono tollerando la bugia sul vostro nome. Non tirate troppo la corda.>>
Aveva ragione: fino a quel momento non mi aveva ancora dato prova di essere il mascalzone che credevo e di certo non si era comportato male con me, anzi. Tolto il comportamento rozzo da pirata, era stato gentile ed educato con me, trattandomi come qualsiasi uomo suo pari.
Il minimo che potevo fare era essere sincera. Mi alzai e gli andai incontro, presi un lungo respiro e cominciai a raccontare la verità.
<<Mi chiamo Adrianna Morgan.>> dissi, tendendogli la mano. La strinse nella sua e notai quanto fosse enorme rispetto alla mia. Guardandolo da vicino mi accorsi ancora di più di quanto, accanto a lui, sembrassi un topolino al cospetto di un orso.
<<Capitano Vincent Raul Monaghan.>> la sua stretta era decisa e la sua mano era così calda rispetto alla mia che mi sembrò di scottarmi.
<<Sono sulle tracce di un tesoro, Capitano. Io ed Hoacks stiamo seguendo una serie di indizi che ci porteranno ad una grande quantità d'oro, ma per farlo ci serve il vostro aiuto.>>
<<Perchè il prossimo indizio si trova a El Matador, giusto? E senza di me non sapreste come uscire.>>
Non servì rispondere, aveva già detto tutto lui.
Ci pensò sú qualche secondo e poi cominciò a girarmi di nuovo attorno ed io girai con lui per evitare di dargli le spalle. Mi presi qualche secondo per osservare come la luce delle candele sulla tavola illuminava la sua pelle sudata e metteva in luce il suo corpo tonico. Osservai i ciuffi castani e ancora umidi ricadergli sulla fronte ogni volta che abbassava la testa e i suoi occhi verdi scorrermi addosso come fossi una delle pietanze sulla tavola.
<<Il capitano Hoacks vi ha raccontato il motivo del nostro astio?>>
<<No, Signore, non ha voluto.>>
<<Quindi glielo avete chiesto.>>
<<Sì, ma come vi ho detto non ha voluto rispondere.>>
<<E perchè vi interessava?>> domandò poi. Quel botta e risposta cominciava a diventare seccante, ma se ciò che voleva era la verità, l'avrebbe avuta.
<<Perchè speravo che, conoscendo il motivo del vostro litigio, avrei potuto manipolarvi meglio e convincervi più facilmente ad aiutarci.>>
Si immobilizzò e non disse nulla, di certo non si aspettava tanto coraggio. Lo vidi sorridere leggermente e scrollare le spalle. Si piazzò di fronte a me e mi guardò negli occhi.
<<Ha rubato la mia nave, Adrianna.>>
Quella frase restò lì, sospesa tra le nostre teste, finchè non mi decisi a parlare.
<<Intendete la Ace of Spades?>>
<<Scommetto che vi ha raccontato di averla vinta ad una partita a carte, con un asso di picche.>>
In effetti era proprio quello il racconto. Feci segno di sì con la testa.
<<Devo correggermi allora: mi ha rurbato la nave e anche la storia.>>
Si poggiò con il sedere e con i palmi al bordo del tavolo. <<Era la Ace of Flowers una volta, prima che quel figlio di un cane me la portasse via.>>
<<Ci fu uno scontro in mare?>> domandai.
<<Scherzate? Quell'uomo non gioca secondo le regole. Me la portò via con l'inganno e anche con molta astuzia, questo devo concederglielo.>> disse, con lo sguardo rivolto al passato.
<<Il punto è, Miss Morgan, che se davvero volete che vi aiuti, mi aspetto qualcosa in cambio. E del mio profitto, se non sbaglio non si è ancora parlato.>>
<<Non rivorrete la nave, spero. Morirà piuttosto che consegnarvela, rinuncerà al tesoro e non posso permetterlo.>> soltanto una volta conclusa la frase mi accorsi di aver detto troppo.
<<Sbgalio o siete voi la più interessata al tesoro?>>
<<Io...Fu mio padre a dare il via a questa ridicola caccia al tesoro. Se lo prese il mare anni fa e da allora, finire ciò che aveva cominciato è diventato il mio obbiettivo.>> mentii. Era sbagliato, lo sapevo, ma ero anche certa che, sotto quell'aria da duro e quei pettorali scolpiti, Monaghan tenesse un cuore. E rendere un pò più tragica la mia storia, forse lo avrebbe addolcito.
<<Quindi è Hoacks che sta aiutando voi.>>
<<Ci aiutiamo a vicenda. Lui cerca l'oro e io cerco l'avventura. E quel brivido che mi faccia sentire vicina a mio padre.>>
<<Dunque chi sono io per tenere seprata una fanciulla dal fantasma di suo padre?>>
Mi misi sull'attenti e spalancai gli occhi. Era un sì?
<<Significa che ci aiuterete?>>
<<No, Adrianna. Significa che aiuterò voi e voi sola.>>
<<Quanto al vostro profitto?>>
<<Chiederò il mio compenso al momento opportuno.>>
<<Non vi darà mai quella nave.>>
<<Non preoccupatevi, Adrianna. Tutti hanno un prezzo, basta capire quale.>> rispose. Poi scattò, si posizionò dietro di me e mise le sue mani enormi sulle mie spalle ossute. <<Dite ad Hoacks che salperemo da Nassau alle quattro precise del pomeriggio. E' bene che il sole sia già calato quando arriveremo a El Matador.>> detto ciò, con una piccola spinta, mi condusse verso la porta. <<E ora tornate da Hoacks, prima che entri a riprendervi con la spada sguainata.>>
Prima di aprire la porta mi voltai: <<Grazie, Capitano. Qualunque sarà la vostra richiesta.>> accennai un lieve riverenza piegando la testa e feci per uscire, ma la sua mano bloccò la mia nella sua.
<<Adrianna.>>
<<Sì?>>
<<Io ed Hoacks siamo nemici, io sono un pirata e lui ha la rotta per un tesoro. Avete corso un rischio enorme dicendomi la verità e ve ne sono grato. Cosa vi dice che non vi tradirò?>>
<<Perchè siete un uomo di affari, Capitano. E la regola numero uno è che in affari non si mente mai.>> risposi. Lo osservai incurvare l'angolo della bocca e sorridere, prima di aprire la porta e tornare da Hoacks, con una nuova, anche se piccola, vittoria.

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ACE OF SPADES - VM18
Chick-LitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...