Una volta raggiunto il ponte di comando, ebbi gli occhi di tutto l’equipaggio puntati addosso e mi sentii inesorabilmente scoperta. Sentivo i loro sussurri, mentre mi scrutavano da lontano. Certi mi guardavano come un insetto da schiacciare, prima che mettessi in pericolo l’intera ciurma. Altri mi scrutavano con circospezione, come se non avessero ancora deciso quale fosse la fine giusta da farmi fare. Ma la stragrande maggioranza di quei viscidi pezzi di merda, mi guardava come un prelibato bocconcino da mettere sotto i denti.
Quando il loro Capitano si mise al centro del ponte, l’intera nave si zittì e di colpo fu solo il rumore del mare a fare da padrone. I gabbiani strillavano sopra di noi, come se già sapessero che massacro stava per compiersi. Le lanterne accese cigolarono mosse dal vento.
<<Signori…>> iniziò il suo monologo, ma qualcosa, o meglio qualcuno deviò l’attenzione dei suoi uomini da lui, per portarla poco più in là, accanto alla porta che portava sottocoperta.
Monaghan si era sistemato, in piedi accanto allo stipite della porta. Una spalla appoggiata al muro e le gambe incrociate, in attesa. Aveva il solito sorrisetto di sfida disegnato in volto e guardava dritto verso Dasmond.
Lui non sembrò raccogliere la sfida e si finse sereno. Ma io sapevo che dentro di sé bruciava dalla rabbia. Ad ogni modo proseguì il suo comizio: <<Signori…Fratelli!>> L’attenzione di tutti tornò su di lui.
<<Vi ho riuniti qui stasera perchè un atto gravissimo ha minato la fiducia che da sempre ripongo in voi. E il responsabile dev’essere punito.>>
Un vociare preoccupato si innalzò tra i suoi uomini.
<<Guck, vieni avanti!>> ordinò. Gli occhi di tutti si fissarono sul vecchietto in canottiera e bandana che sedeva su di una pila di botti verso prua.
<<Io, Capitano?>> puntò il pollice sul suo petto, con sguardo perplesso e mi ricordò la copia di un dipinto che mio padre aveva portato con sé dall'Italia: rappresentava il momento in cui durante l’ultima cena, Gesù anticipava agli apostoli che uno di loro lo avrebbe tradito e tutti indicavano se stessi con aria terrorizzata e scettica.
<<Hai o non hai rubato delle scorte dal nostro magazzino?>> chiese, facendo ricominciare il brusio. E prima che Guck potesse aprire bocca, lo interruppe: <<Sappi che quella che ti sto dando, è l’unica opportunità che avrai per essere onesto con tutti noi. Se dovrò chiederlo di nuovo, assaggerai la polvere da sparo.>>
Guck si guardò gli stivali per qualche istante, poi si guardò intorno cercando qualche sguardo amico tra la folla, ma nessuno osava aprire bocca.
Sconsolato, provò a difendersi come potè: <<Sì, Capitano.>> ammise a testa bassa <<Ho rivenduto del rum e delle razioni di cibo ad un tale di Nassau, per fare qualche soldo in più.>>
<<Qualche…Qualche soldo in più?>> chiese spazientito <<Sei in questa ciurma da anni ormai e non mi sembra di averti mai lasciato a corto di soldi. E neanche ciascuno di loro.>> indicò il resto della ciurma con la testa.
<<A chi hai rivenduto la roba?>>
Guck aprì bocca per parlare ma Ruston lo interruppe: <<Che importa, Capitano? È un traditore.>> disse poi, sputando a terra.
Guck lo guardò come si guarda qualcuno che credevi leale e che di colpo ti volta le spalle.
Non erano questi gli accordi, sembrava dire. Qualcosa dentro di me gridava di non fidarmi delle apparenze.
<<Capitano, io…Avete ragione. Ma mia moglie aspettava una parte della mia quota e…>>
<<E sei per caso morto di fame, carogna?>> domandò Lionel, uno dei due gemelli indiani che puliva le stanze del capitano.
<<No, ma…>>
<<A morte!>> gridò qualcuno dietro di me.
Dasmond attese un istante prima di rispondere: <<Lewis ha ragione: chiunque sottragga beni alla ciurma è un condannato a morte.>>
<<Lo so, Capitano. E sono pronto ad accettare la vostra sentenza.>> piegò la testa per una piccola riverenza <<Posso solo chiedervi, in nome del rispetto che vi ho sempre portato, di concedermi una morte rapida?>>
Vidi Dasmond indugiare, senza rispondere. Non era possibile che stesse davvero prendendo in considerazione l’idea di ucciderlo senza nemmeno menzionare il codice. Me lo aveva promesso.
Lo vidi esitare, la mano ferma sul pomolo della spada.
No, no, no, no. Dovevo fare qualcosa.
Sperando di non attirare l’attenzione su di me, mi mossi lentamente verso Vincent che si sorprese quando lo trascinai quattro scalini più in basso, oltre la porta, lontano da sguardi indiscreti. Ora era due gradini sotto di me e per una volta ero io a sovrastarlo.
<<Che cosa fate?>>
<<Dovete aiutarlo.>> bisbigliai implorante.
<<Io? Siete impazzita?>>
<<Ho il sospetto che non sia sua la colpa di questi furti.>> dissi sotto voce <<Credo che centri qualcosa Jack.>>
<<Ruston?>> domandò, poi ci pensò un pò su <<In effetti, non mi sorprenderebbe se tentasse di fregare anche Hoacks.>>
<<Ho visto come lo ha guardato Guck. Credo che avessero un accordo e che si sia preso lui la colpa della ladreria di Ruston, ma non si aspettava che lui gli voltasse le spalle in quel modo.>>
<<Quella che state facendo è un’accusa molto pesante, Miss Morgan.>>
<<Lo so che è tutto soltanto frutto della mia maledetta coscienza che mi parla.>> dissi <<Ma mi sono fidata di voi più volte in questi ultimi giorni. Di voi e del vostro istinto.>>
<<E suppongo che ora vogliate che io mi fidi del vostro.>>
Lo guardai negli occhi: <<Sono una donna e se fossi io ad intervenire verrei lapidata dall’intero equipaggio. Ma voi no. Voi siete il Capitano Vincent Monaghan, vi ascolteranno.>> dissi, per dargli importanza. Alzai il tono, per farnleva sulla sua vanità.
Qualcuno sul ponte gridò di nuovo: A morte il traditore! Dovevo fare in fretta.
<<Dovete torchiare Ruston e farlo confessare.>>
<<E se non fosse come credete?>> domandò. Riflettei un istante su ciò che si sarebbe scatenato a bordo della Ace se ciò che pensavo non si fosse rivelato vero. E risposi.
<<Allora risponderò delle mie azioni di fronte all’intera ciurma, così com’è scritto sul Codice.>>
Vincent mi guardò dal basso, la cicatrice sul suo volto scintillò alla luce della lanterna.
<<L’articolo trentotto.>> rispose, secco.
<<Chiunque lanci accuse ad un membro della ciurma, che poi si rivelino infondate, sarà puni…>> stavo ancora recitando a memoria il codice, quando Vincent mi interruppe.
<<Un momento, forse…Forse mi avete fatto venire un’idea.>>
Non sapevo quale fosse e nemmeno se ci avrebbe messi in pericolo. C’era troppo poco tempo per i ripensamenti. Fui solo grata di aver dato una mano senza saperlo.
<<Venite con me.>> disse con decisione, salendo le scale. Prima di superarmi si fermò sul mio gradino, così vicino che potevo sentire l’odore del sale che aveva ancora sulla pelle.
Estrasse un pugnale dallo stivale e, così come aveva già fatto Dasmond in passato, me lo porse. <<Prendete questo. Servirà se le cose si metteranno male.>>
Deglutii terrorizzata da quella possibilità. Ma senza fare domande lasciai che mi superasse e lo seguii. Si fermò di nuovo in cima alle scale, appena prima di uscire sul ponte. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse facendo che le sue labbra furono sulle mie in un secondo e le catturarono in una danza che mi fu impossibile non assecondare. Fu un bacio breve, umido e al sapore di tabacco, ma bastò a farmi tremare le gambe. Quando si staccò da me, non ebbi nemmeno la forza di schiaffeggiarlo, sorpresa com’ero da quel gesto. E nemmeno di proferire parola.
<<Perdonatemi, Miss.>> disse con il suo solito tono, mai serio <<Ho sempre sognato di farlo e ho pensato che questo fosse un ottimo momento, data la situazione.>>
<<Qu-Quale situazione?>> domandai, impaurita. Che diavolo pensava di fare?
Non rispose, fece il suo solito sorriso da furfante e prima che potessi fermarlo si lanciò oltre la soglia con la mano sulla spada.
<<Se permettete, Capitano, credo di avere delle informazioni che potrebbero essere utili al processo in atto.>>
Uscii sul ponte appena in tempo per vedere l’espressione infastidita di Dasmond, che alzò gli occhi al cielo prima di parlare: <<Parlate, dunque.>>
Vincent superò Dasmond e si rivolse a Guck: <<Il nome del rivenditore al quale passavate la merce è Cobalt? Lo storpio di Nassau?>>
Non avevo idea di chi fosse questo tizio, ma sembrava saperlo Ruston, che all’improvviso cambiò espressione e si fece preoccupato. Sperai di averci visto giusto, o quella poteva essere la mia ultima notte sulla terra.
Guck fece segno di sì con la testa, lanciando un nuovo sguardo pieno di pietà a Ruston.
<<Posso sapere il motivo della vostra interruzione, Monaghan?>> chiese Dasmond.
<<Vengo subito al dunque, amico mio.>>
Il sopracciglio di Dasmond si alzò, sentendo quel nomignolo.
<<Ho ragione di credere che il caro Guck non sia il vero colpevole di questa storia.>> si pavoneggiò, camminando sul ponte come fosse un dio. Jack si raddrizzò sul posto, preoccupato.
<<E chi sarebbe allora?>>
Vincent si girò verso Ruston, estrasse la spada e lo indicò con essa: <<Quell’inutile sacco di merda laggiù.>>
Jack si innervosì e fece un passo avanti. Era fatta: l’accusa era stata lanciata. Ora si decideva la sua sorte. E anche la mia.
<<Io?>> gridò Ruston, sorpreso da quella calunnia.
Vincent aprì bocca per spiegarsi ma Guck lo interruppe iniziando a piangere: <<Grazie al cielo! Il Capitano Monaghan ha ragione: quel serpente malefico mi ha promesso metà della sua quota, se mai avessimo trovato il tesoro.>>
<<In cambio di cosa? Sentiamo.>> rispose Ruston.
<<Di prendermi la colpa per le tue porcate, brutto figlio di puttana.>>
<<È una cosa molto grossa quella che stai dicendo, Guck. Conosci il codice.>> lo ammonì Dasmond, senza mai togliere lo sguardo da Ruston.
<<Sto dicendo la verità, Capitano. Quel cane mi ha promesso che mi avrebbe difeso lui, se voi aveste scoperto i furti.>>
Hoacks si rivolse a Monaghan: <<Avete qualche prova?>>
<<Sì>> rispose secco <<La mia testimonianza.>>
<<Che cosa?>> gridò Ruston. Nel frattempo, dal cielo aveva iniziato a piovere.
<<L’ho visto con i miei occhi entrare a casa dello storpio con un barilotto di polvere da sparo.>>
<<Sta mentendo, Capitano. Sapete bene che non vi farei mai nulla di simile.>> si difese Ruston <<Sta usando il passato per punirmi, è evidente.>>
<<Monaghan, non dimenticarti che ti trovi sulla mia nave. Quella che stai facendo, per altro ad uno dei miei uomini più fidati, è un’accusa gravissima e punibile con la morte.>>
<<Dico il vero, Hoacks.>>
<<Vincent Monaghan ha ragione!>> urlò Kit alle spalle di Dasmond, facendolo voltare <<Anche io l’ho visto uscire più volte da casa di Cobalt. E una volta l’ho anche visto contare delle monete.>>
Era fatta: se ciò che ricordavo del codice era esatto e Dasmond aveva intenzione di farlo valere, Ruston era un morto che camminava.
Dasmond mi guardò per un istante brevissimo, poi si avvicinò a Ruston: << Ti prego, Jack. Dimmi che Vincent si è inventato tutto e dammi una buona ragione per infilzarlo con la spada, finalmente.>>
A quel punto, l’espressione di Ruston da preoccupata si fece seria e prima che qualcuno potesse fermarlo, estrasse la spada e la puntò contro Dasmond: <<Dovevo pur guadagnare qualche soldo, in un modo o nell’altro.>>
Gli occhi di Dasmond, pieni di delusione, si spalancarono: <<È una confessione?>>
<<Vi punterei mai una spada contro, altrimenti?>> rispose alzando le spalle.
Hoacks sospirò rassegnato ed estrasse a sua volta la spada: <<Perchè, Jack? Se era solo questione di soldi, avresti potuto parlarne con me.>> gridò, sperando di sovrastare il rumore della pioggia che si scagliava su di noi sempre più violentemente.
<<I soldi erano l’ultimo dei problemi.>> disse. Poi puntò il dito verso di me.
<<È lei il vero problema!>>
Di colpo, un centinaio d’occhi si fissarono su di me ed io mi sentii un topolino sotto la pioggia, di fronte ad un branco di leoni inferociti. Vincent e Dasmond si misero sull’attenti.
<<Avevate promesso un tesoro, Capitano.>> la sua voce tremava, ma sotto la pioggia non riuscii a capire se quelle sul suo volto fossero lacrime oppure no.
<<Grandi forzieri pieni di oro spagnolo, avevate detto.>> si portò indietro i capelli fradici <<Eppure da quando la puttana è salita a bordo, non abbiamo visto nemmeno l’ombra di uno scellino.>>
Dasmond mi guardò con la coda dell’occhio, pronto a difendermi in qualsiasi momento.
<<Continuate a chiederci di seguirci su e giù per i Caraibi e noi lo facciamo. Io lo faccio.>> disse, puntandosi l’indice contro <<Eppure mi lasciate all’oscuro di tutto. Attraccate nei posti più impensabili e scendete a terra con lei e con lei solo. E quando tornate vi rintanate in quel vostro studio di merda e chissà Dio cosa tramate, senza dare alcuna spiegazione.>>
<<Non ti devo proprio nessuna spiegazione, figlio di una vipera. Io sono al comando, tu esegui gli ordini.>>
<<Eppure questa regola per lei non sembra valere, Capitano.>>
<<Lascia perdere la puttana, Ruston.>> gridò Monaghan, per spostare il discorso su altro <<Hai tradito me, mi ti sei ammutinato contro e nonostante tutto, Hoacks si è fidato di te e ha lasciato che tramassi anche alle sue spalle e ora che ti hanno scoperto, osi puntargli la spada contro? Quale pirata che si rispetti farebbe mai una cosa simile?>>
Jack non rispose. Un tuono squarciò il silenzio e la pioggia spense un’altra lanterna. Poi, dalla nave iniziò a sollevarsi un brusio, un coro di persone che quasi sottovoce bisbiglivano: A morte! A morte! A morte! Forse fu solo perchè ero zuppa di pioggia o per il vento che soffiava, ma un brivido mi scosse da dentro.
<<Jack Ruston! In nome del potere che mi è stato conferito da questo equipaggio e del codice della fratellanza sul quale ho giurato, ti condanno a morte per furto e tradimento.>>
Dalla nave si levò un grido di assenso ed il cielo, rispose con un tuono.
<<Se pensate che vi lascerò alzare la lama su di me senza difendermi, significa che non mi conoscete per niente.>>
Fu Vincent a rispondergli questa volta: <<Permetti una precisazione Hoacks?>>
Dasmond non rispose.
<<Secondo l’articolo quarantasei del Codice, ogni pirata che presta giuramento ad un capitano, ne viene esonerato solo alla morte del Capitano stesso.>> recitò solennemente.
O per volere del Capitano che lo sconfigge, terminai io nella mente, cercando di capire dove volesse arrivare.
<<Ti sei ammutinato e sei passato sotto i suoi colori, ma io, come vedi, sono ancora qui, vivo e vegeto.>> disse con un sorriso di sfida <<Perciò, se il Capitano Hoacks non ha obiezioni…>>
Puntò la spada contro il suo ex primo ufficiale: <<Jack Ruston, per i poteri che mi sono stati conferiti dalla mia ciurma e dal Codice della Fratellanza sul quale ho giurato…Io, Vincent Monaghan, ti condanno a morte per il tradimento e per il furto della mia nave.>>
Un nuovo grido si levò in aria, mentre Ruston rivolgeva la punta della sua spada verso Monaghan. Monaghan aveva ottenuto quello che voleva da anni: poter finalmente avere la chance di uccidere Ruston.
La ciurma era elettrizzata e bramava una rissa che sfociasse nel sangue.
Gli occhi di Dasmond si chiusero fino a diventare delle fessure sottili, pieni di sconforto. Se non fosse stato per la pioggia che mi lasciava il dubbio, avrei giurato che stesse piangendo per il fallimento.
Lanciò la sua spada a terra e si passò il palmo della mano sul viso umido: <<È tuo. Fanne ciò che vuoi. Non vale nemmeno il tempo che perderei per ucciderlo.>> detto questo, se ne andò, mi passò accanto senza degnarmi di uno sguardo e si rintanò sotto coperta, avvilito per il tradimento subito.
Mentre la folla iniziava ad esultare per lo scontro imminente, decisi di seguirlo, prima di poter vedere il sangue di Ruston macchiare il ponte.

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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...