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Nonostante avessi atteso ed agognato a lungo il momento in cui a quella serpe di Ruston sarebbe stata mozzata la testa, decisi di non restare a guardare mentre veniva fatto a pezzi ed accontentarmi invece di ciò che avevo ottenuto che, nel complesso, era già molto: Ero viva, contro ogni pronostico; Dasmond era vivo ed anche Vincent. Gli uomini della Ace non si erano ancora ammutinati contro il loro capitano e con ogni probabilità il corpo esanime di Ruston era stato gettato in pasto ai pesci e non avrei mai più dovuto vedere quella sua faccia da schiaffi.
Rimanevano solo un paio di questioni in sospeso: Dasmond, prima di tutto. Aveva appena scoperto di essere stato tradito dalla persona di cui si fidava di più al mondo e la delusione era così forte che non aveva nemmeno voluto ucciderlo e lo aveva lasciato nelle mani del suo peggior nemico. Per di più, avrebbe potuto ritenermi responsabile di ciò che era successo stasera e del malcontento che si era creato sulla sua nave e c'erano buone possibilità che si chiudesse a riccio come faceva ogni volta che capitava qualcosa di grosso.
La paura che quello che avevamo - qualunque nome avesse - venisse intaccato dall'accaduto, mi fece tremare le gambe, specie ora che mi rendevo conto della portata dei miei sentimenti per lui.
E poi c'era Monaghan: si era fidato della mia sensazione ed ero piuttosto sicura che avesse mentito riguardo all'aver visto Ruston uscire dalla casa di quel Cobalt. Senza contare che mi aveva appena baciata e non importava che l'avesse fatto per un vero interesse nei miei confronti o solo perchè pensava che quelli fossero i suoi ultimi minuti sulla terra. Dasmond Hoacks avrebbe usato la sua schiena come tiro al bersaglio se lo avesse scoperto.
Senza rendermene conto, mi ero fermata a metà corridoio e mi stavo sfiorando le labbra al pensiero di quel bacio. Ma un tonfo proveniente dalla stanza di Dasmond mi risvegliò dai miei pensieri e così mi decisi ed entrai senza bussare. Lo ritrovai seduto alla sua scrivania, piegato in avanti con la testa nascosta tra i gomiti. Non ero sicura che mi avesse sentito entrare con tutto il baccano che stavano facendo i suoi uomini al piano di sopra, ma cercai comunque di camminare in punta di piedi.
Me ne stetti in silenzio per svariati minuti e lo ascoltai respirare, senza dire nulla. C'era solo il rumore del mare e le urla della ciurma sul ponte. Immaginai i suoi marinai mentre si lanciavano la testa di Ruston e rabbrividii.
Quando ormai ero certa che saremmo rimasti così, in silenzio per tutta la notte, parlò: <<Perchè non sei di sopra a goderti lo spettacolo?>>
<<Perchè quel verme non lo merita.>> risposi, secca. Mi avvicinai alla scrivania: <<E voi? Perchè non state conficcando la testa di quel Giuda tra le dita della sirena del bompresso?>>
Feci appena in tempo a finire la frase che Dasmond si mosse con la velocità di un fulmine e mi fu addosso, puntandomi il suo pugnale alla gola. Le sue pupille coprivano l'azzurro dei suoi occhi e la furia che li velava mi spaventò a morte, mentre sentivo la lama fredda entrare nella carne, appena sotto al mento.
Non mi avrebbe mai fatto del male, vero?
<<Quel Giuda, è la ragione per cui oggi mi trovo su questa nave, su questa terra.>> osservò la ferita che ero certa avesse aperto sul mio collo e staccò il pugnale dalla pelle provocandomi una piccola fitta di dolore. Il suo sguardo volo sul lembo di pelle che aveva segnato ed il suo sguardo si ammorbidì anche se di poco. <<Mi ha aiutato a riprendermi ciò che era mio, per anni mi è stato leale e mi ha salvato la vita più volte di quante mi sia meritato. Perciò no, Adrianna...Non andrò lassù a guardare quell'inutile pescegatto di Monaghan mentre ottiene quello che vuole da anni, gli taglia la testa e la lancia ai miei uomini perchè gli cavino gli occhi e ci giochino a biglie.>>
Inorridii a quel pensiero e soltanto in quel momento mi resi conto di quanto fosse stata indelicata e fuori luogo la mia domanda. Era vero: Jack Ruston era un viscido pezzo di merda, ma in un modo contorto e che non avrei mai capito, era anche amico di Dasmond. Ed aspettarsi che la sua morte, nonostante fosse giusta, gli avrebbe fatto piacere era da veri egoisti.
<<Mi dispiace.>> dissi sinceramente, mentre fissavo il sangue sulla mano che avevo portato al collo. Avevo ragione, Dasmond mi aveva ferita davvero ma la cosa - forse perchè sapevo di averla meritata - non mi toccava per niente. Lo guardai strappare un pezzo di tessuto dal suo letto e porgermelo dopo averlo imbevuto di acqua dalla ciotola della sua toeletta.
<<Tieni, mettilo sul taglio. È superficiale, guarirà presto.>>
Presi il pezzo di stoffa e tamponai la ferita con un gemito. Vedere che si preoccupava ancora per me, mi fece rilassare un poco.
<<Non avevo intenzione di farti del male. Sono solo arrabbiato e...>>
<<E pensi che la colpa sia mia, vero? Per questo hai perso il controllo in quel modo.>> proferii, cercando di trattenere le lacrime <<Pensi che niente di tutto questo sarebbe successo se non mi avessi incontrata e fatta salire su questa nave. E pensi anche che la morte di Ruston mi provochi gioia.>>
<<Non è forse così?>>
<<Sì, Dasmond. Sono felice che quell'essere strisciante, che non aspettava altro di potermi scopare e poi sgozzare, sia morto.>> un pesante silenzio invase la stanza <<Tuttavia sono anche consapevole di quanto contasse per te e di quanto tu ti senta incredibilmente triste per averlo perso.>>
<<Triste? Quell'uomo era mio fratello.>> disse in un sussurro, come se il dolore gli avesse strappato via la voce. <<Ed ora sono rimasto senza di lui e probabilmente anche senza una ciurma. E tutto per...>>  si interruppe e notai i suoi occhi riempirsi di lacrime. Era così strano vederlo vulnerabile.
<<Per?>> incalzai, con il terrore di sentirlo finire quella frase. Non la terminò e continuò a guardare in basso.
<<Dasmond, non mi stai davvero accusando del malcontento su questa nave, vero?>>
Finalmente posò lo sguardo su di me, ma di nuovo senza rispondere. Si voltò verso la finestra per guardare la pioggia cadere in mare ed io ne approfittai per avvicinarmi di qualche passo e prendere il suo viso tra le mani per fare che mi guardasse: <<Dasmond, ti prego, dimmi che non lo pensi.>> supplicai.
Ed il suo silenzio mi ferì più di quanto non avesse fatto il suo pugnale.
Si allontanò da me e camminò verso la porta, la aprì ed urlò il nome di Lion più forte che poté. Qualche istante dopo, il DentiGialli che avevo trovato alla taverna di Kingston la sera che mi intrufolai sulla nave di Hoacks, apparve sull'uscio: <<Capitano?>>
<<Lion, come sai ho appena perso il mio quartiermastro.>>
L'omaccione si impettì, forse credendo che stesse arrivando una promozione.
<<Fino a quando non avrò nominato qualcun altro sarai tu il mio secondo. Posso fidarmi di te?>>
Lion fece una riverenza e poi si rimise sull'attenti:<<Certamente, Signore.>>
<<Parleremo dei tuoi compiti più tardi. Per il momento ho bisogno che tu faccia qualcosa per me.>>
<<Sono ai vostri ordini, Capitano.>>
Che leccapiedi!
<<Scorta questa puttana alla taverna più vicina.>> disse, ferendomi a morte. Mi aveva sempre chiamato in quel modo di fronte alla sua ciurma, per non dare modo a nessuno di capire cosa ci fosse tra noi. Ma alla luce di quanto era appena successo, non potevo non chiedermi se ora facesse sul serio.
<<Fai in modo che né lei, né nessun altro mi disturbi. Voglio stare da solo.>>
Tutto qui? A quel punto mi sarei immaginata un "Assicurati che nessuno la tocchi" o che mi desse almeno qualche moneta per un pasto caldo, come faceva di solito. E invece se ne uscì solamente con quella frase, dopo avermi praticamente vomitato in faccia che mi riteneva responsabile di ogni sventura capitatagli.
Lion Scott mi afferrò il braccio ma sfuggii alla sua stretta: <<Posso camminare da sola.>> ringhiai. Mi sistemai i vestiti ed uscii dalla stanza senza degnare entrambi di uno sguardo.

ACE OF SPADES - VM18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora